venerdì 10 agosto 2018

è l'incontro con l'altro che rende felici





Quando io dico "sentimento della propria illimitata espansione", intendo riferirmi non ad un incontro di un ostacolo nell'alterità, bensì ad una vera e propria partnership. Perché, se per espansione si intende l'espansione del sé che divora tutto ciò che è circostante, allora, in quel caso, noi non troveremmo la felicità, rischieremmo di trovare il deserto causato dalla nostra voracità. Negli esiti della voracità non può esserci felicità. Si ha, come nel caso della lupa dantesca, "più fame che pria". Ecco perché lo sviluppo incondizionato del desiderio lascia sempre affamati. l'espansione della felicità va intesa tenendo presente che ciò verso cui mi muovo mi viene, nel contempo, incontro. Questa è la reale dimensione della fusione; Ecco perché la felicità si sviluppa fondamentalmente (si pensi alla figura dell'abbraccio) nella accoglienza dell'altro, non nel divorare l'altro, e quindi nel crescere insieme. Se non sussistesse questa dimensione di crescita condivisa, allora, da questo punto di vista, si arriverebbe costantemente alla delusione. Per cui bisogna intendere l'espandersi della felicità in questa forma di comandamento: non mangiare ciò che ti circonda, ma entra in sintonia con ciò che vi è presente. Da questo punto di vista esiste una dimensione perfettamente circolare in questo moto di espansione, che non può portare, invece, all'autodistruzione. E' come se nella felicità esistesse una vera e propria ecologia, ecco, perché il delirio di onnipotenza della voracità emotiva è una delle ragioni per cui l'uomo si sente massimamente infelice e insoddisfatto. Nella relazione d'amore questo aspetto è, per esempio, qualcosa di emblematico. Nell'amore è l'incontro con l'altro che rende felici, non l'uso dell'altro, perché l'uso dell'altro è seguito, il più delle volte dal gettare via l'altro il che, alla fine, lascia inevitabilmente e sempre in una condizione di miseria reciproca. Si può sviluppare su questo aspetto un tema importante, capace di mostrare quanto fondamentale nella ricerca della felicità sia il donare. Soltanto chi è realmente ricco dona. In questa ottica la ricchezza consiste nella volontà di dono, non in quello che si ha. Normalmente il "ricco" (ovvero colui che è materialmente ricco) che tenda ad acquisire, resta povero. Il povero che è capace di donare diviene ricco. Nell'amore ci si dà per intero e allora si è felici.
Salvatore Natoli


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