venerdì 11 marzo 2016

Elegia di viaggio

Wislawa Szymborska
Elegia di viaggio
 
Tutto è mio, niente mi appartiene,
nessuna proprietà per la memoria, e mio finché guardo.
 
Dee appena ricordate, già incerte
delle proprie teste.
 
Della città di Samokov solo la pioggia,
nient´altro che la pioggia.
 
Parigi dal Louvre fino all´unghia
si vela d´una cateratta.
 
Del boulevard Saint-Martin restano scalini
e vanno in dissolvenza.
 
Nient´altro che un ponte e mezzo
della Leningrado dei ponti.
 
Povera Uppsala,
con un briciolo della grande cattedrale.
 
Sciagurato ballerino di Sofia, corpo senza volto.
 
Ora il suo viso senza occhi,
ora i suoi occhi senza pupille,
ora le pupille di un gatto.
 
L´aquila del Caucaso volteggia
sulla ricostruzione d´una forra,
l´oro falso del sole
e le pietre finte.
 
Tutto è mio, niente mi appartiene,
nessuna proprietà per la memoria,
e mio finché guardo.
 
Innumerevoli, inafferrabili,
ma distinti fino alla fibra,
al granello di sabbia, alla goccia d´acqua
– paesaggi.
 
Neppure un filo d´erba
conserverò visibile.
 
Benvenuto e addio
in un solo sguardo. Per l´eccesso e per la mancanza
un solo movimento del collo

Wislawa Szymborska

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