Alexander McCall Smith
La signorina Makutsi è l’efficiente e occhialuta assistente della signora Precious Ramotswe, fondatrice della Ladies’ Detective Agency n. 1, donna rassicurante ed affidabile e inguaribilmente soprappeso. Dopo una giornata intensa di lavoro decidono di prendersi una pausa durante la quale emergono le loro idee contrastanti sulle scarpe. “La signora Ramotswe guardò la vetrina, c’erano dei saldi in corso con grossi ribassi, almeno a quanto proclamavano le scritte
(…) ma non erano le scarpe in saldo che avevano bloccato la signorina Makutsi, erano gli articoli a prezzo pieno, ben disposti su uno scaffale, ed etichettati come modelli esclusivi, indossati a Londra e a New York. “Vede quelle scarpe laggiù? – disse la signorina Makutsi indicando la vetrina- Vede quel paio azzurro?” Lo sguardo della. signora Ramotswe seguì la direzione del dito della signorina Makutsi. Li, separate dagli altri modelli esclusivi, ma pur sempre nella categoria delle esclusive, c’era un paio di eleganti scarpe azzurre, con sottili tacchi alti, e molto appuntite, come il muso di un aereo supersonico. Da dove erano loro era difficile vedere l’interno, ma mettendosi in punta di piedi e allungando il collo la signorina Makutsi fu in grado di riferirne il colore. “Fodera rossa – disse, emozionata- sono foderate di rosso, signora Ramotswe.” La signora Ramotswe fissò le scarpe.
(…) Guardò la signorina Makutsi, che le fissava in uno stato di semirapimento. Sapeva che la signorina Makutsi nutriva un particolare interesse per le scarpe, ed era stata testimone del grande piacere che aveva tratto dalle sue nuove scarpe verdi con la fodera azzurro cielo. Aveva avuto dei dubbi anche sulla comodità di quelle particolari scarpe, ma in confronto al paio in vetrina, quelle verdi le sembravano il massimo della praticità. Fece un gran sospiro.
(…) “Sono molto carine” disse cauta la signora Ramotswe. ”Sono di un bellissimo colore, questo è sicuro, e…” “E la punta!” la interruppe la signorina Makutsi “vede come sono a punta? Guardi”. E si lasciò scappare un fischio di ammirazione. “Ma nessuno è fatto così” obiettò l’altra. “Non conosco nessuno che abbia i piedi a punta. Se lei avesse i piedi così a punta, avrebbe un dito soltanto.” Si bloccò, non sapendo bene come la signorina Makutsi avrebbe preso questi commenti; era difficile dirlo. “Forse sono scarpe per donne con un dito solo. Scarpe ortopediche.” Rise del proprio commento, ma la signorina Makutsi non la imitò.
(…) “Naturalmente, è bene tener presente che, se abbiamo piedi di forma tradizionale, ci conviene restare fedeli alle scarpe di forma tradizionale”. Nonostante il frastuono che le circondava, per un attimo ci fu un silenzio agghiacciante. La signorina Makutsi lanciò un’ occhiata ai piedi della signora Ramotswe. Vide le scarpe piatte e larghe, con le loro solide fibbie, molto simili alle scarpe che la signora Potokwane indossava all’orfanotrofio (anche se forse non così malridotte). Poi si guardò i piedi. No, non c’era possibilità di confronto, e in quel momento decise che doveva avere le scarpe azzurre. Doveva averle, stop.
Entrarono, la signorina Makutsi davanti, e la signora Ramotswe che la seguiva passivamente. Durante la conseguente transazione, la signora Ramotswe tacque. Osservò la signorina Makutsi indicare la vetrina. Osservò la commessa prendere una scatola da uno scaffale e tirar fuori un paio di quelle scarpe azzurre. Non disse nulla mentre la signorina Makutsi, seduta su uno sgabello, strizzava il piede in una delle scarpe, incoraggiata dalla commessa che spingeva e strattonava il suo piede con grande energia. E restò in silenzio mentre la signorina Makutsi prendeva il borsellino e pagava un anticipo perché le tenessero da parte le scarpe; la vide posare sul bancone quei preziosi biglietti della Banca del Botswana che si era faticosamente guadagnata
(…) Uscendo dal negozio, la signora Ramotswe si fece perdonare dicendo alla signorina Makutsi che in realtà anche lei trovava magnifiche le scarpe azzurre. Non aveva senso continuare a criticare un acquisto una volta avvenuto
(…) in seguito fece notare alla signorina Makutsi che non indossava le nuove scarpe azzurre. Le lasciava riposare un po’?
(…) La signorina Makutsi sorrise. Era imbarazzata, ma nell’intimità del camion
(…) sentì che poteva esprimersi liberamente sull’argomento scarpe. “Mi stanno un po’ piccole – confessò – Credo che avesse ragione lei. Ma ero veramente felice quando le ho messe, e non me lo dimenticherò mai. Sono talmente belle.” La signora Ramotswe rise. “Be’, l’importante è questo, giusto? Conoscere la felicità, e poi ricordarla.”
Scarpe azzurre e felicità,
Alexander McCall Smith
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