Javier Marias
se il racconto fosse stato suo, lo avrebbe sbandierato ai quattro venti sin dall'inizio e sarebbe stata una narrazione a metà strada tra il macabro e il giocoso, il buffo e il tenebroso, la morte orrenda e la morte ridicola, ciò che quando accade non è volgare né fine né gioioso né triste può essere una qualunque di queste cose se viene raccontato, il mondo dipende dai suoi relatori e anche da quelli che ascoltano il racconto e a volte lo condizionano, io stesso non avrei osato raccontare il mio a Ruibérriz in un modo diverso da quello che ho usato mentre si svolgevano le prime due corse di scarsa importanza, cioè, in tono tenebroso e giocoso, interrompendoci senza problemi per osservare la dirittura d'arrivo con i nostri binocoli, passando dalle gradinate al paddock e dal paddock al bar e da lì alle scommesse e di nuovo alle gradinate,
nulla viene raccontato due volte nella stessa forma né con le stesse parole, neppure il relatore è unico tutte le volte, benché sia lo stesso.
Gliel'ho raccontato distrattamente e anche esagerando un po' in modo che lo apprezzasse, gliel'ho raccontato rapidamente, a Ruibérriz non potevo certo raccontargli un incantamento. Così ha inizio il male
Javier Marias
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