sabato 28 febbraio 2015

Eros


Allora per capire questo bisogna in primo luogo interrogarsi: perché a fronte dell’eros scatta l’interdetto? Chi è Eros? Eros è potenza, energia, forza.

Nella Teogonia di Esiodo, in fondo alla prima divinità, che appare?

Il testo dice:
Dunque, per primo fu Chaos, e poi Gaia dall’ampio petto, sede sicura per sempre di tutti gli immortali che possiedono le vette dell’Olimpo nevoso, e Tartaro nebbioso nei recessi della terra dalle ampie strade,

Poi Eros, il più bello fra gli dei immortali, che rompe le membra, e di tutti gli dei e di tutti gli uomini doma nel petto il cuore ed il saggio consiglio.

Eros è una potenza che rompe le membra, che sfibra, che è un turbine tempestoso; quando Eros prende, si è trascinati in questo vortice. Prende il petto, il cuore, la mente.

E per capire ancora meglio che cos’è Eros, è interessante, per un attimo, vedere le figure mitologiche, le molte nascite, perché Eros ha molte narrazioni relative alla sua nascita.

È figlio del vento e della notte: la Notte depose il suo uovo d’argento nell’immenso grembo dell’oscurità, dall’uovo balzò fuori il figlio del Vento chiamato Eros, dio dell’amore.

Eros figlio del vento, turbinante, trascinante.

Poi ci sono diversi nomi per Eros:
Protógonos, cioè colui che è nato per primo; cioè nell’apertura del mondo è Eros che erompe;
Phanétes, colui che porta la luce, nell’apertura dell’uovo d’argento, Eros porta la luce, libera le cose; nell’apertura il cielo e la terra si accoppiano e generano. Vi ho detto che Esiodo usa la parola Lysimelés, che rompe le membra, scioglie le membra.

Questo medesimo verbo riappare in un lirico greco, uno dei primi lirici, Lysimelei, che un traduttore italiano rende così: il desiderio strema.

E poi: .
il desiderio strema: ha l’occhio più struggente
del sonno e della morte,
lei non a caso dolce.
Astimelusa nulla mi risponde,
ma con la sua corona
pare una stella che tramuti loco
nella chiarìa del cielo,
pare un germoglio d’oro,
una morbida piuma...
 Il verso è di Alcmane.

Quindi l’amore è struggente più del sonno e della morte.

E poi un’altra figura classica: l’amore come follia, come mania.

C’è un verso di Anacreonte:
amo e non amo
sono pazzo e non sono pazzo,
e l’amore fa fare follie.

Qui tutte queste figure mostrano come Eros sia un qualcosa di potente, perturbante, che porta al di là della ragione, spinge alla pazzia.

Ecco perché nel momento stesso in cui è gioioso, fa paura.

Può essere una ragione di stravolgimento, di distruzione. Si può essere distrutti da questa stessa potenza che è generativa.

Ma c’è un altro elemento, un altro tema, qualora eros noi lo leggiamo come libido.

La parola latina libido viene da libet, lubet, che vuol dire: piace, aggrada, l’agire liberamente; quindi l’eros è libertà, non accetta barriere, non accetta confini: libido/libet; potremmo dire: così è se vi piace, il piacere non accetta limiti, non accetta confini.

E quindi, in quanto libertà incondizionata, eros è anche capriccio. Cioè questa potenza che crea legami, li scioglie con la stessa forza con cui li crea. Eros stringe un legame ma non si impegna al legame che stringe, perché se si impegnasse al legame che stringe, si limiterebbe; e quindi questa potenza pervasiva e perturbante è una potenza capricciosa.

I greci lo dipinsero come Kêr, ossia il dispetto.

Una divinità fallica, collegata ad Ermes e ad Ares, che suscita il desiderio nelle donne, attrae. C’è l’elemento fusivo e l’elemento penetrativo, quindi c’è una potenza d’amare ma c’è anche un amore della forza. Questo è molto importante.

C’è una potenza dell’amore ma c’è un amore della forza.

Non a caso Ares e Afrodite sono due figure mitiche che stanno insieme.

Ecco, questa indagine preliminare su Eros ci mostra come ciò che dà piacere, e il massimo del piacere, proprio perché tende a debordare illimitatamente, è dissipativo e come tale pericoloso; e l’uomo, il soggetto, può cadere schiavo, prigioniero di questo piacere, in balìa della sua potenza.

Ecco perché Eros è pericoloso, è un dio pericoloso.

Questo ragionamento non svaluta la sessualità, non c’è un elemento svalutativo della sessualità in questo. C’è un elemento di paura della sessualità, perché l’uomo ridotto in schiavitù dal proprio desiderio non si governa più e quindi la passione attenta all’individuo e soprattutto attenta ai legami sociali, perché unisce arbitrariamente e slega ciò che è legittimo. E quindi è un attentato fortissimo, e qui si pone un problema di società nei confronti dei legami familiari. Legami familiari che hanno caratteristica di fedeltà, ma nelle società arcaiche avevano caratteristica soprattutto di proprietà.

Allora consideriamo il primo aspetto: eros pericoloso perché può mettere l’uomo a repentaglio, lo mette in pericolo. Allora è chiaro che è necessario governare questo sentimento, è necessario praticare quella che i greci chiamavano: la enkráteia, cioè il governo di sé.

[Salvatore Natoli]


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