A questo proposito è utile recuperare l’uso del verbo phileîn, del quale si possono distinguere in greco due sensi: l’amare di chi cerca il contatto e l’adesione e l’amare di chi cerca l’affiancamento e la frequentazione. Nel primo senso, un senso piuttosto fisico, il verbo phileîn significa ‘amare’, ‘abbracciare’, ‘baciare’. Nel secondo caso, invece, si ha un un senso più frequentativo, di consuetudine e gusto, in cui l’azione espressa da phileîn corrisponde all’italiano ‘esser caro’ seguito da un infinito, significa cioè ‘amar fare’, ‘avere il desiderio o l’abitudine di dedicarsi a’. È soprattutto questo senso frequentativo quello che rimane nelle parole composte con phil-, come ad esempio in “bibliofilia”, la passione (continua) di raccogliere o collezionare libri.
Nell'uso del verbo phileîn, si possono distinguere in greco due sensi:
l’amare di chi cerca il contatto e l’adesione e l’amare di chi cerca l’affiancamento e la frequentazione.
Nel primo senso, un senso piuttosto fisico, il verbo phileîn significa ‘amare’, ‘abbracciare’, ‘baciare’.
Nel secondo caso, invece, si ha un un senso più frequentativo, di consuetudine e gusto, in cui l’azione espressa da phileîn corrisponde all’italiano ‘esser caro’ seguito da un infinito, significa cioè ‘amar fare’, ‘avere il desiderio o l’abitudine di dedicarsi a’
éros è fusione [...] una pulsione dirompente e irrefrenabile, in collisione con il proprio oggetto, tendente ad Uno.
philía è affiancamento [...] deve rispettare la differenza per poter essere, l’éros tende invece a superarla e talvolta ad annullarla.
[ Filosofiablog ]
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Del resto, l’amore tende all’unificazione, mentre l’amicizia è e rimane duale, conserva in sé la distinzione. L’amicizia, al contrario dell’amore, non vuole avere, ma lascia essere. La sua topica non è quella amorosa dell’estrema prossimità e della sovrapposizione, della fusione e dell’immedesimazione, ma quella amicale della misurata distanza, dell’approssimazione discreta e, quindi, della rispettosa differenza. Se un gesto le è proprio, non è quello del possedere, del trarre a sé e del trattenere, bensì quello del donare, dell’offrire e del dare. […] L’amicizia descrive un modo di essere che, quindi, non aspira ad acquisire, anche fosse possibile, l’altro termine della relazione, appropriandosene e finendo per fare un tutt’uno con esso, bensì si mantiene, con rispetto, nello spazio dischiuso dalla relazione e dalla relazione stessa trae la ragione ultima del suo essere.
[A. Tagliapietra, Il dono del filosofo. Sul gesto originario della filosofia, Einaudi, Torino, 2009]
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noi iniziamo amando il corpo, ma, diventando intimi con l’altro, assistiamo al trasformarsi dell’Eros in Philia, cioè la passione dell’anima. Tramite l’amore si diventa amici, ovvero la carne si fa relazione stabile e intensiva quando l’altro non è più solo il termine del desiderio, ma è qualcosa che mi sta a cuore e che custodisco – perché se Eros non diventa Philia degenera in vizio.
Asimmetrica, al contrario, è la relazione d'intimità, perché inevitabilmente implicata con la passione o l'appassionamento. Come tale è più esposta a singolari cambiamenti e imprevedibilità.
Nella relazione di intimità si pretende di più ed è giusto. Ma l'eccesso di pretesa può richiedere più del dovuto e fa si che l'uno o l'altro si ritrovino involontariamente dalla parte del torto. Perché la relazione duri bisogna ripatteggiarla.
La relazione di intimità, almeno nel suo inizio, è governata dal desiderio di per sé asimmetrico. Il desiderio, infatti, vuole l'altro e tende a tenere in poco conto quel che l'altro vuole. E nella relazione di desiderio c'è chi vuole di più e chi vuole di meno: e chi vuole di meno è esposto alla perdita in maggior grado di chi desidera di più.
.....Allora l’amore deve voltarsi alla phília, che vuol dire la capacità di prendersi l’impegno con l’altro, entrare nel suo mistero. E allora da questo punto di vista: omne animal post coitum triste, ‘ogni animale dopo il coito si intristisce’; sì, perché ha il presagio della ripetizione, inimitabile o uguale.
Si ritorna a fare l’amore con intensità maggiore di prima se c’è l’amore della phília........
......Ora non è di per sé grave, dal mio punto di vista, che gli amori si dissolvano, quello che per me è importante è che negli amori ci sia questa possibilità di curvare l’eros verso la phília e quindi di evitare questa proiezione della filosofia del disamore che è la ricerca cinica del piacere....
...Allora, l’eccesso di eros, la pratica di eros che ha come finalità il piacere, rende nel tempo sempre più incapaci di phília. Rompe i legami che ci sono, e non crea legami duraturi; ma non duraturi nel tempo illimitato, perché tutto si consuma, duraturi nel senso di un impegno con l’altro, che nel nostro linguaggio non dobbiamo neanche dire un impegno eterno; cosa c’è di eterno nella tarda modernità?. Dico semplicemente impegno, a tempo indeterminato...
Tra uomini e donne sono possibili relazioni lunghe o abbastanza durevoli se il desiderio e la passione culminano nell'amicizia. L'amicizia, a differenza delle passioni di per sé vagabonde, stabilizza l'amore: riconosce, infatti, l'altro nella sua "alterità"
e autonomia, lo sceglie lasciandolo essere nella sua libertà. Per questo non lo usa, né l'inganna, ma lo rispetta.
[Salvatore Natoli]