IL RITORNO
Non riesco ad abituarmi
a non vederti più, a non sentirti:
è forse la condanna per chi resta?
Se avessi potuto raccogliere
nel cavo della mano la tua voce,
avrei almeno un'eco del respiro.
La tua aurora ancora scrive: è il fiato
d'una parola che rimane, il segno
della tua presenza indecifrabile.
Oggi due moto per le vie di Roma
(la stessa marca, stessa cilindrata):
ho chiamato, ma hanno accelerato.
Se ripercorro quella litoranea
o sollevo la sabbia di Lavinio,
tra le dita riaffiora il tuo profilo.
La filigrana del viso
torna a emergere dal vuoto,
come a un'estrema lente di follia...
ELIO FILIPPO ACCROCCA
2 settembre 1975