domenica 12 luglio 2015

La tecnologia non aveva ancora tentato di rendere asettici i nostri sentimenti, «a portata di clic».



Se ci tenevi a qualcuno, non te la cavavi mandandogli un messaggino con un gesto distratto, come accade ora, mentre continui a farti i fatti tuoi, limitandoti a controllare di tanto in tanto il display del cellulare, casomai ti fossi perso la suoneria.

Quante emozioni, quanta energia dedicavi a quella persona! Non erano parole scritte di fretta su una tastiera con correzione automatica, inviate d’impulso pensando «o la va o la spacca e se non risponde chissenefrega». Ci mettevi la tua voce, la tua faccia, i tuoi sentimenti più autentici. Le telefonavi a casa, facendo prima un lungo respiro per prendere coraggio.

L’aspettavi per strada guardandoti intorno ansiosamente, scommettendo con te stesso da quale direzione sarebbe sbucata. E quando infine vi incontravate, eravate voi due e nessun altro, occhi negli occhi. Vi parlavate e potevate toccarvi, odorarvi, conoscervi per ciò che eravate realmente.

La tecnologia non aveva ancora tentato di rendere asettici i nostri sentimenti, «a portata di clic».

  Ferzan Ozpetek -- Sei la mia vita



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