Roberto Bolaño
Suppongo che uno scriva per via della propria sensibilità, tutto qui.
Per me, scrivere è l’esatto opposto di aspettare. Invece dell’attesa, c’è la scrittura. Be’, probabilmente sbaglio, può darsi che scrivere sia una forma di attesa, di procrastinazione.
È vero, le trame sono una cosa strana. Credo, sia pure con qualche eccezione, che a un certo punto una storia ti scelga e non ti lasci più in pace. Per fortuna, non è una cosa così importante: la forma, la struttura, continuano ad appartenerti, e senza forma e struttura non c’è libro, o almeno nella maggior parte dei casi è così che va. Diciamo che la storia e la trama arrivano accidentalmente, che rientrano nel campo del caso, cioè del caos, del disordine, o in quel territorio in continuo tumulto che qualcuno definisce apocalittico. La forma, viceversa, è una scelta che si compie usando l’intelligenza, l’astuzia e il silenzio, le armi usate da Ulisse nella sua battaglia contro la morte. La forma cerca l’artifizio, la storia cerca il precipizio. O per usare una metafora della campagna cilena (pessima, come vedrai): non è che non mi piacciano i precipizi, ma preferisco vederli da un ponte.
Perchè uno scrive
- perchè uno scrive - VIII (Roberto Bolaño)
- perchè uno scrive - VII (Orhan Pamuk)
- perchè uno scrive - 6 (Antonio Tabucchi)
- perchè uno scrive V (Clarice Linspector)
- Perchè uno scrive IV (Antonio Tabucchi)
- Perchè uno scrive III (Antonio Tabucchi)
- Perchè uno scrive II (Antonio Tabucchi)
- Perchè uno scrive I (Antonio Tabucchi)
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