La fragilità é un modo di essere emozionale ed esistenziale che vive del cammino misterioso che porta verso l'interno, e che non si riconosce se non andando al di là dei comportamenti e scendendo negli abissi della nostra interiorità, e dell'interiorità altrui. Ancora oggi si tende ingiustamente a guardare alla fragilità come a una forma di vita inutile e antisociale, e anzi malata, che ha bisogno di cure, e che non merita nel migliore dei casi se non compassione; e non si sanno intravedere in essa le tracce incandescenti della sensibilità e della gentilezza, della timidezza e della tenerezza, della creatrice malinconia leopardiana.
Certo, come la sofferenza passa, ma non passa mai l'avere sofferto, cosi anche la fragilità é un'esperienza umana che, quando nasce, non mai si spegne in vita, e che imprime alle cose che vengono fatte, alle parole che vengono dette, il sigillo della delicatezza e dell'accoglienza, della comprensione e dell'ascolto, dell'intuizione dell'in-dicibile che si nasconde nel dicibile. Si, ci sono momenti in cui la presenza, o almeno la percezione, che ciascuno di noi ha della propria fragilità si accentua, osi inaridisce; ma in ogni caso dovremmo educarci a riconoscerla in noi ma soprattutto a riconoscerla negli altri da noi: un impegno etico, questo, al quale noi tutti siamo chiamati in vita. Non solo negli incontri che la vita ci propone ogni giorno, ma anche, e soprattutto, negli incontri che si hanno con pazienti divorati dalla fragilità e dall'insicurezza, dalla debolezza e dall'inquietudine agostiniana del cuore, é davvero necessario ascoltare e interpretare il senso misterioso di un dialogare nel silenzio; e questo al fine di intuire cosa sentano, e come si sentano, quali attese e quali speranze inquiete abbiano, e quali ombre scendano sugli orizzonti della loro vita.
Eugenio Borgna La fragilità che è in noi
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Certo, come la sofferenza passa, ma non passa mai l'avere sofferto, cosi anche la fragilità é un'esperienza umana che, quando nasce, non mai si spegne in vita, e che imprime alle cose che vengono fatte, alle parole che vengono dette, il sigillo della delicatezza e dell'accoglienza, della comprensione e dell'ascolto, dell'intuizione dell'in-dicibile che si nasconde nel dicibile. Si, ci sono momenti in cui la presenza, o almeno la percezione, che ciascuno di noi ha della propria fragilità si accentua, osi inaridisce; ma in ogni caso dovremmo educarci a riconoscerla in noi ma soprattutto a riconoscerla negli altri da noi: un impegno etico, questo, al quale noi tutti siamo chiamati in vita. Non solo negli incontri che la vita ci propone ogni giorno, ma anche, e soprattutto, negli incontri che si hanno con pazienti divorati dalla fragilità e dall'insicurezza, dalla debolezza e dall'inquietudine agostiniana del cuore, é davvero necessario ascoltare e interpretare il senso misterioso di un dialogare nel silenzio; e questo al fine di intuire cosa sentano, e come si sentano, quali attese e quali speranze inquiete abbiano, e quali ombre scendano sugli orizzonti della loro vita.
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