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— Dani_ora 🎧📚⏳ (@_Ironica_1) 23 luglio 2017
“Ni una más” è mai più.
Che mai più una donna sia toccata dalla violenza, a parole e a fatti. Non perché è donna, e quindi debole. Non perché l’uomo in quanto uomo è violento. Non si tratta di una lotta tra i sessi, ma di andare oltre le parole “vittima”, “abuso” e “superiorità”. Si tratta di capire che se qualcuno picchia, insulta, ammazza, siamo tutti responsabili.
Ni una más
Slogan coniato da Susana Chávez nella provincia di Juárez in Messico come richiamo alle onde di rapimenti e violenze contro le donne con il tacito accordo di polizia e istituzioni, “Ni una más” diventa attraverso il ritmo di Mia Parissi un urlo potente che parla del femicidio in Italia. E non solo. Parla delle ossa che si spezzano nella società.
Parla di occhi verdi che trapassano il cuore, della bellezza dello spirito umano che ci anima, e ci eleva, tutti.
Parla di alberi, di rami, di radici che continuiamo a calpestare, senza renderci conto della loro solidità.
Che mai più una donna sia toccata dalla violenza, a parole e a fatti. Non perché è donna, e quindi debole. Non perché l’uomo in quanto uomo è violento. Non si tratta di una lotta tra i sessi, ma di andare oltre le parole “vittima”, “abuso” e “superiorità”. Si tratta di capire che se qualcuno picchia, insulta, ammazza, siamo tutti responsabili.
Ni una más
Slogan coniato da Susana Chávez nella provincia di Juárez in Messico come richiamo alle onde di rapimenti e violenze contro le donne con il tacito accordo di polizia e istituzioni, “Ni una más” diventa attraverso il ritmo di Mia Parissi un urlo potente che parla del femicidio in Italia. E non solo. Parla delle ossa che si spezzano nella società.
Parla di occhi verdi che trapassano il cuore, della bellezza dello spirito umano che ci anima, e ci eleva, tutti.
Parla di alberi, di rami, di radici che continuiamo a calpestare, senza renderci conto della loro solidità.
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