Ci sono vittime predestinate a cui va tutto male. Se possono essere lasciate, lo saranno, se si affaccia il rischio di perdere il lavoro, accadrà di sicuro, se si profila la possibilità d’inciampare in una pietra, un marciapiede, un pezzo di legno caduto sulla strada, senza meno si realizzerà.
Sono persone tristi, rassegnate, che non sembrano far caso più di tanto alla catena infinita di molestie da cui sono colpite. Tuttavia, come nei libri o al cinema, qualcosa di buono deve pur succedere: a volte neanche se ne accorgono, altre, abbozzano un sorriso timido, come a scusarsi per essere uscite dal solito cliché.
A questo punto, hanno davanti due strade: considerare l’accaduto come un semplice incidente, una svista del destino, che si è dimenticato di vessarli; oppure prendere la palla al balzo, alzare il capo, pensare che se qualcosa di buono è capitato, potrebbe replicarsi un’altra volta, e un’altra, e un’altra ancora, fino a influire su tutte le abitudini, a produrre una visione alternativa, a credere che Dio esista anche per loro, e possa mettere in atto quello che i credenti usano chiamare Provvidenza.
È bello vedere una persona cogliere d’istinto l’occasione, permettere agli eventi di sconvolgere il passato: valeva la pena venire lasciati, perdere il lavoro, mettere il piede in fallo cento volte, se un giorno ci succede, all’improvviso, di cambiare sguardo.
Fabrizio Centofanti [short stories]
La poesia e lo spirito -> short stories
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