Alla conoscenza delle proprie fragilità non si giunge se non sulla scia dei sentieri che portano alla nostra interiorità, e che costa fatica seguire, perchè ci confrontiamo con le nostre emozioni e
con le nostre sensibilità, con le nostre angosce e con le nostre speranze recise, dalle quali è piú comodo fuggire: ignorandole, o rifiutandole, e vivendo come se non fossero in noi.
Ora, l'attitudine all'introspezione, all'analisi di quello che avviene nel fluire ininterrotto della vita interiore, consente alla donna di riconoscere piú facilmente le ferite dell'anima, le fragilità, che sono in lei; accettandole con coraggio e con fermezza, e mai ignorandole, o rifiutandole.
Ma non è facile dare parole a queste ferite, alle emozioni dolorose che a esse si accompagnano, e in questo, anche in questo, la donna sa meglio esprimere quello che prova con il linguaggio delle parole, e con il linguaggio del corpo vivente, che è il linguaggio della voce e del volto, degli sguardi e delle lacrime, del sorriso e del silenzio. Contestualmente la donna non si vergogna nel manifestare le ferite dell'anima che sono in lei, nel chiedere aiuto, quando le tempeste emozionali lo consentano, e anche nell'accettare eventualmente di essere curata. Le fragilità riconosciute, le fragilità accolte nella loro significazione umana, pesano infinitamente meno che non quelle ignorate, o rifiutate, che si trasformano in pietre dalle quali non sempre è possibile liberarsi.
Le emozioni, ancora, sono nella donna piú facilmente straziate da contesti ambientali freddi e indifferenti che destano dolorose risonanze interiori, e lasciano cicatrici talora insanabili; e questo sapersi analizzare interiormente consente alla donna di riconoscere non solo le proprie fragilità ma anche quelle degli altri, e di coglierne le radici motivazionali. Ci sono poi, lo diceva Norberto Bobbio, emozioni emblematicamente femminili, e in esse vorrei comprendere non solo la mitezza ma, anche, la gentilezza e la tenerezza, la timidezza e la letizia, che cambiano il modo di creare e di vivere le relazioni umane; immergendole in atmosfere di accoglienza, e di non conflittualità.
Eugenio Borgna La fragilità che è in noi
Ora, l'attitudine all'introspezione, all'analisi di quello che avviene nel fluire ininterrotto della vita interiore, consente alla donna di riconoscere piú facilmente le ferite dell'anima, le fragilità, che sono in lei; accettandole con coraggio e con fermezza, e mai ignorandole, o rifiutandole.
Ma non è facile dare parole a queste ferite, alle emozioni dolorose che a esse si accompagnano, e in questo, anche in questo, la donna sa meglio esprimere quello che prova con il linguaggio delle parole, e con il linguaggio del corpo vivente, che è il linguaggio della voce e del volto, degli sguardi e delle lacrime, del sorriso e del silenzio. Contestualmente la donna non si vergogna nel manifestare le ferite dell'anima che sono in lei, nel chiedere aiuto, quando le tempeste emozionali lo consentano, e anche nell'accettare eventualmente di essere curata. Le fragilità riconosciute, le fragilità accolte nella loro significazione umana, pesano infinitamente meno che non quelle ignorate, o rifiutate, che si trasformano in pietre dalle quali non sempre è possibile liberarsi.
Le emozioni, ancora, sono nella donna piú facilmente straziate da contesti ambientali freddi e indifferenti che destano dolorose risonanze interiori, e lasciano cicatrici talora insanabili; e questo sapersi analizzare interiormente consente alla donna di riconoscere non solo le proprie fragilità ma anche quelle degli altri, e di coglierne le radici motivazionali. Ci sono poi, lo diceva Norberto Bobbio, emozioni emblematicamente femminili, e in esse vorrei comprendere non solo la mitezza ma, anche, la gentilezza e la tenerezza, la timidezza e la letizia, che cambiano il modo di creare e di vivere le relazioni umane; immergendole in atmosfere di accoglienza, e di non conflittualità.
Eugenio Borgna La fragilità che è in noi