sabato 2 marzo 2019

Quando quaranta inverni avranno aggredito la tua fronte (sonetto 2)


I sonetti di Shakespeare

II.


Quando quaranta inverni avranno aggredito la tua fronte
e scavato fonde trincee nel campo della tua bellezza,
la superba veste della tua gioventù or tanto ammirata,
sarà considerata un cencio di nessun valore:
se allora ti venisse chiesto dove giace il tuo fascino
e dove si è perso l’amore dei tuoi ruggenti giorni,
ammettere che è in fondo ai tuoi occhi incavati
sarebbe penosa vergogna ed inutile vanto.
Qual maggior lode avrebbe l’uso della tua bellezza
se tu potessi rispondere: “Questa mia bella creatura
pareggia il mio conto e giustifica la mia vecchiaia”
dimostrando che è tua la sua bellezza ereditata!
Questo sarebbe rinnovarti quando sarai vecchio
e veder caldo il tuo sangue quando il tuo sarà freddo.

[...]

When forty winters shall beseige thy brow,
And dig deep trenches in thy beauty’s field,
Thy youth’s proud livery, so gazed on now,
Will be a tatter’d weed, of small worth held:
Then being ask’d where all thy beauty lies,
Where all the treasure of thy lusty days,
To say, within thine own deep-sunken eyes,
Were an all-eating shame and thriftless praise.
How much more praise deserved thy beauty’s use,
If thou couldst answer ‘This fair child of mine
Shall sum my count and make my old excuse,’
Proving his beauty by succession thine!
This were to be new made when thou art old,
And see thy blood warm when thou feel’st it cold.

William Shakespeare


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