oggi non si comunica molto, non ci si ascolta molto, stregati dal fascino inquietante della televisione e dei social network, che creano relazioni inautentiche: incapaci di riempire il vuoto e la solitudine che dilagano nella vita di oggi.
Eugenio Borgna
Nei social si crea uno spazio fittizio nel disperato tentativo di costruire relazioni ideali e perfette quanto inconsistenti che durano il tempo della connessione.
In tale spazio è facile proiettare ciò che vorremmo essere o ciò che abbiamo paura di essere nella vita reale.
E' facile illudersi di riempire il vuoto e la solitudine che ci accompagna nell'esistenza quotidiana.
L'uso dei social se non viene gestito con intelligenza e buon senso diventa una droga potente di cui non possiamo fare a meno che brucia il nostro tempo, il tempo di coltivare relazioni autentiche che richiedono impegno e fatica, il tempo della lettura.
Succede così che ci alziamo al mattino e sentiamo l'irresistibile bisogno di entrare nei social, ancor prima di salutare i nostri figli i nostri partner o i nostri amici.
Sembra tutto così facile e appagante, poter sfogare gli istinti piu' bassi al riparo dell'anonimato, esibire la parte migliore di se, manifestare "emozioni" dell'anima e del cuore, condite da citazioni altissime o da frasi banali e melense.
Così facile condividere la bellezza dell'ascolto dell'altro, del rispetto, del sorriso... di tutta la gamma dei buoni sentimenti. "postare" una bella poesia d'amore, fare il copia incolla di frasi ad effetto sull'amore, sull'anima sull'amicizia dalle tante raccolte piu' o meno autentiche che si trovano in rete. Esibire il nostro dolore, o la nostra intelligenza o la nostra bellezza, in una gara senza fine.
Così come altrettanto facile è insultare e offendere.
Tutto rimane nello spazio fittizio ed effimero dei social e non ha conseguenze, ne impegno ne responsabilità. Chiusa la connessione torniamo ai nostri comportamenti concreti, ben diversi e piu' problematici.
E intanto il tempo inesorabilmente passa, non leggiamo più, non guardiamo più le persone che ci passano accanto, presi come siamo a digitare parole, sentimenti, emozioni, immagini sul monitor dello smartphone; non sappiamo piu' esprimere e comunicare un'emozione o un sentimento alle persone concrete che incontriamo nella nostra vita.
Così, alla fine della giornata del tempo della connessione non resta che una vaga traccia "come della rena restano, nella rughe della pelle, dei granellini sparsi" (Antonia Pozzi).
E una sottile linea di angoscia, di vuoto e di solitudine ci invade. Non ci resta allora che attendere con ansia l'alba del giorno dopo, per connetterci di nuovo e ricominciare.
Eppure i social se usati con intelligenza e parsimonia possono diventare un luogo di comunicazione e di scambio di conoscenze, esperienze ed emozioni. E le relazioni essere coltivate e proseguire fuori dai social.
Juan Pedroso
In tale spazio è facile proiettare ciò che vorremmo essere o ciò che abbiamo paura di essere nella vita reale.
E' facile illudersi di riempire il vuoto e la solitudine che ci accompagna nell'esistenza quotidiana.
L'uso dei social se non viene gestito con intelligenza e buon senso diventa una droga potente di cui non possiamo fare a meno che brucia il nostro tempo, il tempo di coltivare relazioni autentiche che richiedono impegno e fatica, il tempo della lettura.
Succede così che ci alziamo al mattino e sentiamo l'irresistibile bisogno di entrare nei social, ancor prima di salutare i nostri figli i nostri partner o i nostri amici.
Sembra tutto così facile e appagante, poter sfogare gli istinti piu' bassi al riparo dell'anonimato, esibire la parte migliore di se, manifestare "emozioni" dell'anima e del cuore, condite da citazioni altissime o da frasi banali e melense.
Così facile condividere la bellezza dell'ascolto dell'altro, del rispetto, del sorriso... di tutta la gamma dei buoni sentimenti. "postare" una bella poesia d'amore, fare il copia incolla di frasi ad effetto sull'amore, sull'anima sull'amicizia dalle tante raccolte piu' o meno autentiche che si trovano in rete. Esibire il nostro dolore, o la nostra intelligenza o la nostra bellezza, in una gara senza fine.
Così come altrettanto facile è insultare e offendere.
Tutto rimane nello spazio fittizio ed effimero dei social e non ha conseguenze, ne impegno ne responsabilità. Chiusa la connessione torniamo ai nostri comportamenti concreti, ben diversi e piu' problematici.
E intanto il tempo inesorabilmente passa, non leggiamo più, non guardiamo più le persone che ci passano accanto, presi come siamo a digitare parole, sentimenti, emozioni, immagini sul monitor dello smartphone; non sappiamo piu' esprimere e comunicare un'emozione o un sentimento alle persone concrete che incontriamo nella nostra vita.
Così, alla fine della giornata del tempo della connessione non resta che una vaga traccia "come della rena restano, nella rughe della pelle, dei granellini sparsi" (Antonia Pozzi).
E una sottile linea di angoscia, di vuoto e di solitudine ci invade. Non ci resta allora che attendere con ansia l'alba del giorno dopo, per connetterci di nuovo e ricominciare.
Eppure i social se usati con intelligenza e parsimonia possono diventare un luogo di comunicazione e di scambio di conoscenze, esperienze ed emozioni. E le relazioni essere coltivate e proseguire fuori dai social.
Juan Pedroso