C'è un film molto bello, Blade Runner, dove compaiono dei "replicanti", esseri artificiali assolutamente identici agli esseri umani, che vivono in mezzo a loro e che non sanno di essere dei replicanti. Il loro problema è proprio questo. Nel momento in cui si affaccia nella mente di una di queste replicanti, che nel caso specifico era una donna, il dubbio di essere tale, di non essere un vero essere umano, ma un automa (quindi qualcuno che ha una memoria che gli è stata inserita nel cervello come in una macchina e che non è la memoria vera), allora sopravviene una crisi e questa donna, guardando delle vecchie fotografie ingiallite su un pianoforte, si domanda se sono ricordi veri o sono falsi. Il dubbio che quei ricordi siano falsi la getta in una angoscia terribile, perché è una persona che non può avere nostalgia del passato.
L'assenza della nostalgia, l'assenza della memoria è, come si dice comunemente (mi sembra un'espressione ancora valida), una perdita dell'identità. Se non avessimo la nostra memoria non sapremmo chi siamo.
L'identità personale è fondata sulla memoria, sulla propria autobiografia. Io so che sono lo stesso di quando avevo tre anni e questa è un'assoluta certezza, direbbe David Hume, anche se non è in nessun modo dimostrabile: è un'assoluta certezza che deriva dalla memoria e dall'uso che faccio della memoria. Quella della memoria collettiva è soltanto un'analogia. Come la mia identità è data dalla memoria personale, allo stesso modo, entro certi limiti, posso dire che l'identità di un gruppo è data dalla sua memoria, tant'è vero che ogni gruppo, ogni partito o qualunque collettività umana, anche un club di persone che si riuniscono per giocare a carte, costruisce dei simboli che sono quelli che richiamano le finalità o gli scopi per i quali queste persone in qualche modo si trovano.
paolo Rossi memoria e identità
L'assenza della nostalgia, l'assenza della memoria è, come si dice comunemente (mi sembra un'espressione ancora valida), una perdita dell'identità. Se non avessimo la nostra memoria non sapremmo chi siamo.
L'identità personale è fondata sulla memoria, sulla propria autobiografia. Io so che sono lo stesso di quando avevo tre anni e questa è un'assoluta certezza, direbbe David Hume, anche se non è in nessun modo dimostrabile: è un'assoluta certezza che deriva dalla memoria e dall'uso che faccio della memoria. Quella della memoria collettiva è soltanto un'analogia. Come la mia identità è data dalla memoria personale, allo stesso modo, entro certi limiti, posso dire che l'identità di un gruppo è data dalla sua memoria, tant'è vero che ogni gruppo, ogni partito o qualunque collettività umana, anche un club di persone che si riuniscono per giocare a carte, costruisce dei simboli che sono quelli che richiamano le finalità o gli scopi per i quali queste persone in qualche modo si trovano.
paolo Rossi memoria e identità
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