martedì 26 gennaio 2016

DELL'OMBRA






letture dell'adolescenza


DELL'OMBRA Un giorno di primavera vidi l'ombra di un'albatrella addormentata sulla brughiera come una timida agnella. Era lontano il suo cuore e stava sospeso nel cielo; nel mezzo del raggiante sole bruno, dentro un bruno velo. Ella si godeva il vento; solitaria si rimuoveva per far quell'albero contento di fiammelle, qua e là, ardeva. Non aveva fretta o pena; altro che di sentir mattino, poi il suo meriggio, poi la sera con il suo fioco camino. Fra tante ombre che vanno continuamente, all'ombra eterna, e copron la terra d'inganno adoravo quest'ombra ferma. Cosí, talvolta, tra noi scende questa mite apparenza, che giace, e sembra che si annoi nell'erba e nella pazienza. Carlo Bettocchi ricordo del gennaio 1984

il critico Titta Rosa, negli anni '50, scrisse del Nostro che "L'ermetismo pur vivendo a Firenze tra il '28 e il '38, lo sfiorò appena, senza turbare la sua schietta e umana vena che s'incanta a un richiamo immediato della natura come a voci segrete che gli giungono da un'assorta contemplazione interiore." Poi, Mario Luzi - il piú noto rappresentante dell'ermetismo d'impronta cristiana - gli dedicò dei versi proprio polemicamente incentrati sulla religione:

"Abiura io? chi può dirlo
 qual è il giusto compimento
di una fede - e poi che fede era?
era solo il mio allegro
quotidiano innamoramento - quale
allora illegittimo suggello
perderla sostengo, negarsi il privilegio
d'averla, non lei forse,
la sua sufficienza, la sua teologale ultra superbia (...)".
 
Va precisato che Betocchi stava ormai alla fine del suo percorso vitale: "Anni di dubbi, di sofferenza e di solitudine, egli arrivò a temere di averla persa, la fede, quella sua gioiosa e spavalda comunione teologale con tutte le creature" (Leandro Piantini). Dunque i versi dell'amico Luzi tentarono, mi sembrerebbe, di giustificare i dubbi religiosi che verosimilmente colsero il Nostro sugli ultimi gradini prima dell'arrivo, il sospirato arrivo celeste. Luzi appunto dice chiaramente che se di perdita di fede si trattava, era solo che Betocchi stava perdendo la sua fiducia nella Chiesa fatta dagli uomini, ben dotata di "teologale ultra superbia".
 
D'altronde, il rapporto di Betocchi con la fede non è sempre troppo distante dalle ansie ermetiche, ossia dalla contorta e spesso irrisolta maniera novecentesca di problematizzare la relazione fra la carnale presenza umana e le entità metafisiche (o che dir si voglia: supreme, astrali), come dimostrerà il paragone fra l'ombra di una albatrella (che è una pianta e non un uccello) antropomorficamente semidormiente in campagna e le ingannevoli ombre umane. La poesia s'intitola Dell'ombra e ben chiarisce la meditazione di fondo dell'autore: gli uomini vivono esistenze umbratili, cariche d'ansia e di false irrequietudini; l'albatrella, invece, porta il messaggio di un'ombra pacificata con Dio e con lo scorrere dei giorni che Dio ha fatto e fa ad uso dell'uomo

Sergio Sozi link esterno

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