“È veramente strano, no?” disse Beth, girando il lungo dito di un bianco quasi puro intorno alla superficie del suo Kir Royale, guardando non me ma l’orlo del bicchiere dove il liquido rosato quasi superava i suoi vitrei limiti. “Per un po’ siamo stati così vicini.” Alzò gli occhi a me e sorrise quasi fanciullescamente. “Io e te, volevo dire. Adesso, mi sento come se stessi raccontando tutto questo a un vecchio amico. O a mio fratello.”
Era giusto. Io avevo tirato avanti. Se mi voltavo indietro a guardare ciò che avevamo fatto, niente, tranne ciò che avevamo fatto a letto, mi dava una particolare soddisfazione, e niente mi faceva pensare che fosse valsa la pena di fare quell’esperienza. Ma era fatta, ormai: e non potevo disfarla.
Io non credo che al passato si possa rimediare, lo si può soltanto superare. “Certe volte l’unica cosa che cerchiamo in queste cose è l’amicizia” dissi. Anche se a questo, lo ammetto, non credevo veramente.
Richard Ford
Infiniti peccati (l'incontro)
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