Sulla morte di Juan Ruiz
Francesco Dalessandro
Francesco Dalessandro
Quartine di morte e vita
Juan Ruiz non è più. Si è tolto la vita lunedì scorso [ 8 gennaio 2018] alle quattro del pomeriggio. Alle 15.27 aveva spedito un ultimo messaggio whatsapp alla giovane donna con la quale negli ultimi anni aveva intrattenuto una tormentata relazione sentimentale.
Lunedì scorso – per una tragica coincidenza –, mentre lui moriva, si poteva leggere qui la serie di dieci Quartine di morte e vita, la sua ultima poesia (nella quale “ho tratteggiato il mio lamento senza ‘lagnarmi’, come mi è stato fatto notare”, aveva scritto inviandola).
Tutta l’opera di Ruiz consiste, del resto, nella trentina di poesie d’amore pubblicate qui nel corso dell’ultimo anno, a partire dal 5 marzo. Aveva iniziato a scrivere solo da qualche anno, per amore della donna che è stata anche causa della sua morte. Diceva che, prima di conoscerla, aveva avuto un’esistenza incerta, contrastata, scontenta, sempre ai margini del “gran spettacolo”.
Quella che segue è l’ultima poesia che pubblicheremo, salvo trovarne di nuove fra le sue carte. Ne conosciamo altre tre, ma il lessico impiegato le rende impubblicabili.
Luce nuova
Chiudi gli occhi, non guardare
la fredda superficie delle cose
dove solo si rivela un mondo
di misere apparenze, un mondo
di voglie banali che non sa
né conosce cos’è il desiderio.
Dimentica che ti hanno insegnato
a vedere, chiudi gli occhi
e guarda in te, donna che va
nel sole, riflessa nella luce.
Nel buio dello sguardo troverai
quel che hai dimenticato.
Indaga, cerca in te, nel buio
fervido dell’anima, una luce
nuova…
Cercami! Sono io,
io, non mi vedi? quel punto radiante
amore nel cerchio della tua vita,
io, ora costretto a possederti
solo con le parole con la nuda
fantasia ma senza il tormento
di scivolare arreso nella morte.
Francesco Dalessandro
Poesia Senza pari
«È tutto finito. Non una parola di più»,le aveva scritto. Il messaggio chiudeva la relazione e la sua vita. Avrebbe compiuto presto settant’anni.
“In un modo o nell’altro, si muore. A me tocca per un no secco e affilato come una lama, colpo ben assestato, che non mi lascia scampo. Amore è morte, si sa”.Così l’ultimo messaggio, a chi scrive.
Lunedì scorso – per una tragica coincidenza –, mentre lui moriva, si poteva leggere qui la serie di dieci Quartine di morte e vita, la sua ultima poesia (nella quale “ho tratteggiato il mio lamento senza ‘lagnarmi’, come mi è stato fatto notare”, aveva scritto inviandola).
Tutta l’opera di Ruiz consiste, del resto, nella trentina di poesie d’amore pubblicate qui nel corso dell’ultimo anno, a partire dal 5 marzo. Aveva iniziato a scrivere solo da qualche anno, per amore della donna che è stata anche causa della sua morte. Diceva che, prima di conoscerla, aveva avuto un’esistenza incerta, contrastata, scontenta, sempre ai margini del “gran spettacolo”.
Quella che segue è l’ultima poesia che pubblicheremo, salvo trovarne di nuove fra le sue carte. Ne conosciamo altre tre, ma il lessico impiegato le rende impubblicabili.
Luce nuova
Chiudi gli occhi, non guardare
la fredda superficie delle cose
dove solo si rivela un mondo
di misere apparenze, un mondo
di voglie banali che non sa
né conosce cos’è il desiderio.
Dimentica che ti hanno insegnato
a vedere, chiudi gli occhi
e guarda in te, donna che va
nel sole, riflessa nella luce.
Nel buio dello sguardo troverai
quel che hai dimenticato.
Indaga, cerca in te, nel buio
fervido dell’anima, una luce
nuova…
Cercami! Sono io,
io, non mi vedi? quel punto radiante
amore nel cerchio della tua vita,
io, ora costretto a possederti
solo con le parole con la nuda
fantasia ma senza il tormento
di scivolare arreso nella morte.
Francesco Dalessandro
Poesia Senza pari
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