martedì 1 gennaio 2019

12 dicembre (18 giorni senza di te)

Anne Sexton
vado in trance
canticchiando amami tu, uh, uh, uh
e balliamo tutti insieme appassionatamente.

12 dicembre (18 giorni senza di te)
 
E che ne è di me?
In body e calzamaglie ogni giorno
lavoro alla scuola statale
dove tengono i ritardati
rinchiusi secondo misure ospedaliere.
Passo sempre davanti al portiere
idrocefalo sullo sgabello,
un bambino di cinque anni che tutto il giorno
sta seduto e non parla,
la sua testa un palloncino
da cinquemila lire, tre volte
la stazza regolare. E’ la natura,
e la natura commette misfatti.
 
Vado nello stanzone
di cemento dove cinquanta bambini
vengono segregati per fare
quel che stranamente chiamano gioco.
Non ci sono giocattoli in giro,
non li danno ai miei invalidi
perché il possesso potrebbe
rompersi o esser d’intralcio.
Non possiamo uscire. Non ci sono
tute da neve, neppure scarpe a volte.
Allora quello che posso fare
è portar loro qualcosa da usare.
 
La stanza puzza di pipì.
Solo la bambina a due teste
è antisettica, nella sua culla.
Prendo l’organetto Bontempi,
il tamburo, il triangolo,
il tamburello e le chiavi
per porte serrate,
per voci ingoiate,
cieche e acuminate.
Ora facciamo: “Se sei felice tu lo sai
batti le mani, se sei felice tu lo sai
batti i piedi”, per cortesia!
Ho voce da cori muti e ninnananne
per ogni malattia.
 
Canto La volpe uscì
in una gelida notte
e Bobby, il mio mongoloide
prediletto, fa la parte della volpe.
Tiro fuori le sciarpe di seta
per un gruppo di folletti.
Susan vuole la sciarpa blu
e nessuno è ordinato.
Oscillo fra due sciarpe rosse,
vado in trance
canticchiando amami tu, uh, uh, uh
e balliamo tutti insieme appassionatamente.
 
(trad. Rosaria Lo Russo,)
Anne Sexton

«la poesia dev’essere l’ascia che spacca il mare ghiacciato dentro di noi.»

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