Quello che in questo momento sento nei confronti della pratica buddhista è la gratitudine che si prova per i doni estremi. Non mi chiede di essere esemplare, non mi chiede di essere eroica, non mi chiede di tendere a niente di ideale, non cancella, non acuisce, sta. Con me.
Imparare a stare. Imparare a essere vasti e navigare ogni mare e scoprire tra onda e onda un porto. Provvisorio, rischioso, eppure proprio per questo affidabile, perché reale.
Il silenzio è cosa viva
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