venerdì 23 ottobre 2015

Così la guerra non è mai finita, nel nome del dio.



ARES E LA RETSINA Quand’ero un poeta greco non potevo sapere che un equipaggio di giovani marinai avrebbe fatto la fine del topo dentro un sommergibile atomico né che Kitty Dubin avrebbe deciso di non guardare più il telegiornale con tutti quei bambini che attraversavano di corsa la strada bruciando, nel Vietnam. La guerra sembrava bella, brindavamo alla guerra col vino. Ci sono volute molte vite per capire che il vino è proprio un bagno di sangue. Dimentichiamo chi fummo, sorseggiando un bicchiere. Bevi solo acqua, mi disse Steiner. Tanto dolce è la perdizione che alla fine l’alcol è l’unica vera religione. Avremmo potuto essere angeli ma il profumo della resina mischiato all’uva fermentata ci ha indotto a tralignare. Non è stata una mela ma un grappolo d’uva. Quella ragazza di cui non dico il nome non posso scordare con che sguardo mi disse: prosit. Io chiusi gli occhi. Perdonatemi, non sarei un uomo se avessi risposto no grazie. Così la guerra non è mai finita, nel nome del dio. Sauro Albisani


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