V’è per l’anima un incarceramento quando, immobilizzata dal terrore, sente venire qualche orrenda larva che si ferma a guardarla e la saluta con le lunghe dita e le accarezza i capelli ghiacciati e bacia, fantomatica, le labbra su cui si curvò amore - ed è ingiusto che a un tema così bello si avvicini un pensiero così vile. L’anima ha i suoi momenti d’evasione, quando spezza ogni porta, esce come una bomba, e danza sopra il tempo come un’ape in delirio che a lungo imprigionata lontano dalla rosa trova la libertà, più nulla sente fuorché il meriggio e il paradiso. E c’è un tempo in cui l’anima è ripresa e come un malfattore, ricondotta con le catene ai piedi alati e chiavistelli alla sua melodia, e l’orrore di nuovo la saluta - un tempo che la lingua non può dire. Emily Dickinson
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