giovedì 29 ottobre 2015

silenzio




Ho camminato sola in mezzo alla neve.
Il silenzio era perfetto. Il tonfo attutito della neve cadeva dagli alberi e la mia mente si svuotava da mille pensieri. Come una girandola inseguiamo progetti frenetici, l'azione il più delle volte diventa re-azione e il parlare è solo più prevaricazione dell'altro.

Siamo immersi in un fiume di chiacchiere senza più riuscire a parlare davvero.
Nel mondo contemporaneo sembra ormai dominare soltanto il puro brusìo verbale, ovvero “una parola ormai uccisa”, svuotata della propria essenza perché si è totalmente separata dal silenzio. Una parola, quindi, che ha smarrito senso e dignità, una parola ormai in grave pericolo dal momento che il suo abuso, la sua distruzione è qualcosa che va a minare le fondamenta stesse del linguaggio e della stessa socialità.

La parola rischia di sopravvivere solo come “dimensione acustica”. Una parola che nell'illusione di dialogare erige solo più barriere.

Il silenzio ci fa il grande dono di una virtù sconosciuta: quella dell'ascolto, una virtù che sta diventando quasi trasgressiva. Senza ascolto, però, diventiamo tanti “narcisi” che amano ascoltare il suono della propria voce. Una parola non ascoltata si fa solo più urlo, grido, schiamazzo con un unico scopo: attirare su di sé l'attenzione.

E' capace di silenzio soltanto chi sa parlare. Allo stesso modo è in grado di parlare sensatamente solo chi sa far silenzio. E' la parola che scaturisce dal silenzio che cementa rapporti, relazioni, che alimenta colloqui ed incontri. Guai se nel dialogo non prende parte anche il silenzio come momento di pausa per riflettere su ciò che si sta dicendo. Emilia de Rienzo


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