...Il "troppo" di questo nostro presente genera una condizione di (neanche tanto sottile) decadenza. L'idea cioè di un (de)cadere continuo, come di qualcuno che inciampa, va a terra, si rialza, casca di nuovo, e così via, senza trovare mai un appiglio, un'idea, una forma di vivere che gli consenta di non ripetere il triste rituale del (quasi compiaciuto) abbattimento al suolo. Sì, sarebbe necessario, a un certo punto, saper restare in piedi o - nell'impossibilità di farlo - non rialzarsi più. La caduta continua alla lunga stanca, e impedisce di trovare quell'equilibrio minimo che consente di vivere con una certa coerenza.
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Clelia Mazzini - lettere dalla zona interdetta