Oche selvatiche
Non devi essere buono.
Non devi camminare sulle ginocchia
per cento miglia nel deserto, pentendoti.
Devi solo lasciare che il tenero animale del tuo corpo
ami ciò che ama.
Raccontami della disperazione, la tua, ed io ti racconterò la mia.
Nel frattempo il mondo va avanti.
Nel frattempo il sole e i limpidi sassolini di pioggia
si stanno muovendo attraverso il paesaggio,
sulle praterie e gli alberi alti,
le montagne e i fiumi.
Nel frattempo le oche selvatiche, in alto nell’aria limpida e blu,
stanno di nuovo facendo rotta verso casa.
Chiunque tu sia, non importa quanto solo,
il mondo si offre alla tua immaginazione,
ti chiama come le oche selvatiche, forte e appassionatamente –
più e più volte annunciando il tuo posto
nella famiglia delle cose.
Mary Oliver (1935)
Wild geese
You do not have to be good.
You do not have to walk on your knees
for a hundred miles through the desert, repenting.
You only have to let the soft animal of your body
love what it loves.
Tell me about despair, yours, and I will tell you mine.
Meanwhile the world goes on.
Meanwhile the sun and the clear pebbles of the rain
are moving across the landscapes,
over the prairies and the deep trees,
the mountains and the rivers.
Meanwhile the wild geese, high in the clean blue air,
are heading home again.
Whoever you are, no matter how lonely,
the world offers itself to your imagination,
calls to you like the wild geese, harsh and exciting–
over and over announcing your place
in the family of things.
.
Mary Oliver (1935)
Ad un certo punto della nostra vita, o più volte invero, ci fermiamo a chiederci se siamo lì dove pensavamo di essere, se stiamo raggiungendo i risultati che avevamo creduto buoni per noi.
Dimentichiamo tuttavia che a volte quegli obiettivi li abbiamo desiderati tanto tempo fa, quando ancora non avevamo sperimentato cose, passioni, scoperto talenti, e soprattutto scoperto e sperimentato noi stessi.
Ci troviamo a continuare a rincorrere un sogno senza chiederci se quel sogno, oggi, lo vogliamo davvero.
Se siamo diventati altro, e quel divenire urge di essere inseguito.
Non più ciò che credevamo di volere allora, ma ciò che stiamo scoprendo di essere adesso.
Può spaventare, e tanto, specie per chi ha investito tempo e risorse e studi ed emozioni per una strada che non è più la nostra.
Può spaventare trovarsi diversi da ciò che si è sempre rincorso, ma che senso ha continuare a correre se ora ci piace invece rallentare, guardarci intorno, annusare i fiori, godere una vita riempiendola giorno per giorno di musica nuova.
Come se andassimo in giro vestite da Barbie Principessa o da supereroi perché da bambini volevamo assomigliare a loro.
Riscopriamo ciò che ci piace, senza dirci cosa dovrebbe piacerci invece.
Farsi aiutare nella scoperta aiuta.
A non girarsi indietro e correre via lontano, a non tradirsi e a non sprecarsi.
Poi ho trovato questa poesia, e queste due righe lo dicono meglio.
You only have to let the soft animal of your body
love what it loves.
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