“Eppure la risposta era semplice: era cambiata lei stessa; ma Claudine sentiva una strana ripugnanza ad ammettere quella possibilità […]
Mentre ella ora non capiva l’agevolezza con cui si sentiva straniera a un passato che una volta le era stato vicino quanto il suo corpo stesso, e ora le sembrava inconcepibile che qualcosa fosse stato diverso da adesso. […]
Oppure basta ricordare: ieri ho fatto questo o quest’altro: qualsiasi istante è sempre come un abisso e sull’orlo rimane un essere malato, che non si conosce e che a poco a poco impallidisce alla vista; solo che non ci si pensa.
E di colpo come in una illuminazione improvvisa ella vide tutta la sua vita dominata da quell’incomprensibile, continuo tradimento che si commette ad ogni istante strappandosi via da se stessi senza sapere perché”
Robert Musil, Il compimento dell’amore (1911), in Tre donne, Einaudi