Franco Arminio in rete
Ricordo lo stupore del primo abbraccio,
ricordo le trecce e un giubbino giallo
che dava una bellissima forma ai fianchi,
ricordo la lotta tra le mie parole e il tuo silenzio.
Io avevo vent’anni e qualche mese,
Io avevo vent’anni e qualche mese,
ero dentro la tela dei miei nervi,
sputavo l’aria, non la respiravo.
Ricordo lo stupore del primo abbraccio,
ricordo le trecce e un giubbino giallo
che dava una bellissima forma ai fianchi,
ricordo la lotta tra le mie parole e il tuo silenzio.
Il paese era spaccato, c’erano ancora i muli
e c’erano le macchine, cadeva il vecchio
e il nuovo ci nasceva tra i denti.
D’inverno l’amore era nel freddo,
il container, la casa dei miei nonni,
perfino il garage dove chiudevo la macchina.
Manfredi e Livio non c’erano ancora,
la casa era ancora l’osteria.
Ora siamo in un altro tempo:
dal corpo al paese, alla comunità.
Ora posso dire che sono andato avanti
camminando dietro di te che stavi ferma.
Franco Arminio
ero dentro la tela dei miei nervi,
sputavo l’aria, non la respiravo.
Ricordo lo stupore del primo abbraccio,
ricordo le trecce e un giubbino giallo
che dava una bellissima forma ai fianchi,
ricordo la lotta tra le mie parole e il tuo silenzio.
Il paese era spaccato, c’erano ancora i muli
e c’erano le macchine, cadeva il vecchio
e il nuovo ci nasceva tra i denti.
D’inverno l’amore era nel freddo,
il container, la casa dei miei nonni,
perfino il garage dove chiudevo la macchina.
Manfredi e Livio non c’erano ancora,
la casa era ancora l’osteria.
Ora siamo in un altro tempo:
dal corpo al paese, alla comunità.
Ora posso dire che sono andato avanti
camminando dietro di te che stavi ferma.
Franco Arminio
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