venerdì 29 marzo 2019

E' meglio che io vada


Gioconda Belli



Non la lascia continuare. Mi dispiace, Ernesto, mi dispiace, dice lei con gli occhi chiusi e lui la stringe a sé e la bacia.
 
Emma si lascia baciare. Sente di voler bere la sua saliva, lo bacia con avidità e quel bacio la percorre dalla testa ai piedi: è un bacio che le tocca i polmoni, lo stomaco, il ventre, il sesso, le gambe, ogni singolo dito dei piedi, un bacio che veleggia nel sangue e le confonde la testa le fa fischiare le orecchie e trasforma la sua lingua in un dizionario di parole mute che lei pronuncia ogni volta che prende aria per respirare, senza capire bene che cosa dicano ma sapendo che stanno dicendo qualcosa, che il bacio ha una lingua tutta sua e che lui e lei si stanno dicendo tutto ciò che non potranno mai esprimere a parole.

Trascorre molto tempo, o forse poco. Emma sente il sesso duro di lui che preme contro il suo vestito. All'improvviso, come se qualcuno accendesse la luce, solleva le palpebre. E allora vede davanti a sé il viso di Ernesto con gli occhi chiusi. Si scosta, e appoggiandogli le mani aperte sul petto, lo allontana dolcemente ma con fermezza.
 
"È meglio che vada, Ernesto, è meglio che vada," dice passandosi le mani tra i capelli con il suo gesto. Poi prende la borsa, la giacca, e mentre la sagoma di lui resta immobile contro la porta che dà sul patio, esce velocemente, lasciandosi alle spalle il rumore dei suoi tacchi frettolosi e quindi il rombo sordo del motore.

Gioconda Belli,
L'intenso calore della luna -


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