Marco Missiroli
E dopo aver baciato Margherita e sua suocera, si affrettò per le scale: la fame per Sofia diventava un’inquietudine che il focolare gli impediva di vivere, come se una metà di se stesso osteggiasse l’altra metà di se stesso. Voleva capire fino a che punto poteva spingersi.
Cos’era quest’ossessione? Il culo. Poi? La voce, ascoltargliela nella lussuria. Poi? La pillola anticoncezionale, le aveva visto il blister nella trousse: l’idea di liberarsi dentro di lei lo sconcertava. Poi? Disporre di un corpo nuovo, un corpo capace. Capire se questa volta ne sarebbe stato in grado. Si era dissolto il terrore di essere scoperto, come se fosse diventato un suo diritto. Poteva concedersi un vaso comunicante, la compiutezza con una moglie e la compiutezza con un’amante.
Che parola sbagliata, amante. Che parola sbagliata, tradimento. Rispetto a cosa avrebbe tradito? Cosa toglieva consumarsi con un’altra ragazza, accaparrandosi una gioia momentanea e dando, possibilmente, una gioia momentanea. Alzarsi, rivestirsi, senza instaurare rituali romantici o affettuosi, preservando la liturgia che con sua moglie aveva consolidato negli anni e non avrebbe mai messo in discussione.
Cura del patto, costruzione del rapporto, devozione: un lessico che in letteratura era sintomo di ingenuità ma che lo inchiodava alla prova dei fatti. Aveva il sospetto che fosse il senso di colpa, anche per lui, a mantenerlo sul confine. Quante volte si era immaginato di rientrare a casa, tre o quattro ore dopo essersi dato a un’altra donna, dopo aver stordito i corpuscoli di Krause del proprio glande, risvegliati dalla novità e ancora lividi per il coito inedito, intanto che apriva la serratura del focolare domestico, mentre baciava Margherita e guadagnava minuti per riabituarsi all’idea del proprio matrimonio.
Fedeltà - Marco Missiroli
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