mercoledì 13 marzo 2019

le due Elene (la distanza - 5)


Raffaela fazio

LA DISTANZA: SPAZIO, TEMPO, INTERIORITÀ


5. - Abitare chi siamo non coincide con il raccontare chi siamo, perché la vita, a differenza della narrazione, non è né coerente, né lineare, ma si sviluppa per intrecci, sovrapposizioni, capovolgimenti.
 
Eppure, l’interiorità non rinuncia all’orientamento. L’orientamento è il senso che cerchiamo di volta in volta. Se non ci fosse questa ricerca di senso, non ci sarebbe neppure movimento, sviluppo, non ci sarebbe vita. Quello che accade, nello spazio e nel tempo, viene riportato nell’interiorità, affinché “avvenga” realmente.
 
La ricerca di un senso deve fare i conti con l’ombra, che ci portiamo dietro come un alter ego, in un gioco di opposti riconciliati o inconciliabili.
 
A livello mitologico, le due facce contrastanti della stessa persona sono a mio parere evocate nel racconto delle due Elene. In una versione di questo mito, Paride non rapisce a Sparta la vera Elena, ma un’immagine fatta di nuvole e d’aria che Era ha messo al suo posto. È questo simulacro che il figlio di Priamo conduce a Troia. All’insaputa di tutti, la vera Elena vive nascosta in Egitto, finché la nave di Menelao, di ritorno da Troia, approda in quel paese spinta dai venti. Il re ha con sé la falsa Elena, credendo che sia la sua sposa. Quando le due Elene si incontrano sulla spiaggia, quella fatta d’aria scompare e la vera, dopo lunghi anni di attesa, riprende il suo posto accanto a Menelao, tornando in patria. Le due Elene sono in fondo parti della stessa persona, separate da una distanza che si accorcia proprio nel momento in cui uno dei due aspetti viene integrato (non svanisce).

(La seguente poesia è una rilettura del mito: nella prima parte, il punto di vista è quello dell’Elena in carne ed ossa, nella seconda, è quello dell’Elena di nuvole ed aria).
Le due Elene

I.

L’altra
ti viene incontro
è ormai vicina:
uguali
il tono i lineamenti
il tempo dentro ai gesti
la fierezza
ma gli occhi
rondoni
già lontani
e il corpo
forma d’aria
turbamento.
Sei tu
colei che aspetta
immutata
fedele al vecchio patto.
Lei è il tuo doppio
perfetto irreale
la non-scelta
la solo immaginata
dentro a un sogno
che tu stavi sognando
prima di altri
là dove
amore è guerra
e tutto ciò che sfugge
si rinnova.
Lo vedi, la spiaggia
si dilegua.
Il fato ti ritrova
e il ricordo
che torna alla tua terra
è questa nave
lenta.
Prende te sola
ma porta
– dell’altra –
l’addio illusorio
che fende il nero il mare
sempre uguale
col suo
rostro d’avorio.

2.


L’altra
ti viene incontro
è ormai vicina:
uguali
il viso il portamento
ma il peso
che dà radice al corpo
è nel suo passo.
A terra si proietta
soltanto
la sua forma.
Tu che ti aspetti
stupore nello sguardo
che t’incrocia
non vedi che rimpianto
in quella donna.
Eppure
la storia che lei canta
è tutta intera. Non sa
dello spezzarsi della vista
– del tempo discontinuo
che ha il pensiero
il desiderio – non sa
della violenza
che ti sposta
né del rischio
dello sbaglio.
Tradimento.
La vita lei
l’ha attesa
tu l’hai colta
nell’estasi e nel vuoto.
Il prezzo che hai pagato
è di essere un abbaglio.
Ora è venuto
il tempo della resa.
Ti spogli
le rendi la bellezza
l’incerta sicurezza
che l’esistenza è una.
Mentre le affiora
sotto gli occhi
un’altra ruga
tu scompari
nell’aria
come in uno specchio
un fremito
un brivido già in fuga.


Raffaela fazio


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