mercoledì 10 febbraio 2016

Sono una donna

Poesia femmina
Joumana Haddad
Sono una donna Nessuno può immaginare quel che dico quando me ne sto in silenzio chi vedo quando chiudo gli occhi come vengo sospinta quando vengo sospinta cosa cerco quando lascio libere le mie mani. Nessuno, nessuno sa quando ho fame quando parto quando cammino e quando mi perdo, e nessuno sa che per me andare è ritornare che ritornare è indietreggiare, che la mia debolezza è una maschera e la mia forza è una maschera, e che quel che seguirà è una tempesta. Credono di sapere e io glielo lascio credere e avvengo. Hanno costruito per me una gabbia affinché la mia libertà fosse una loro concessione e ringraziassi e obbedissi Ma io sono libera prima e dopo di loro, con loro e senza di loro sono libera nella vittoria e nella sconfitta. La mia prigione è la mia volontà! La chiave della prigione è la loro lingua ma la loro lingua si avvinghia intorno al mio desiderio e il mio desiderio non lo potranno mai domare. Sono una donna. Credono che la mia libertà sia loro proprietà ed io glielo lascio credere e avvengo. Joumana Haddad (Traduzione di Valentina Colombo)
Il suo testo più conosciuto in Italia è Il ritorno di Lilith e lei spesso definisce se stessa una Lilith, la donna che venne prima di Eva, Lilith, la ribelle che non accettò di giacere con Adamo standogli sotto, colei che nessuno può prendere e che invece prende. Che significa, oggi, essere Lilith? E che significa esserlo in un paese così particolare come il Libano, certamente il più ’europeo’ dei paesi mediorientali, ma gomito a gomito con l’integralismo religioso?

«Significa, prima di tutto, ‘fare una scelta’. E non sto parlando da un punto di vista femminista, ma più generalmente umano, che riguarda sia gli uomini che le donne. Fare la scelta di assumersi la responsabilità della propria individualità nei confronti dell’industria delle greggi, industria che si chiama ormai “mondo moderno”. Fare la scelta di seguire la propria strada, anche se questa strada non convince gli altri, o li disturba. Fare la scelta di fuggire l’omogeneità, anche se il prezzo da pagare è la solitudine. Fare la scelta di esprimere le nostre differenze, e di esserne fieri. Fare la scelta di dire ‘no’, anzi, di ruggire ‘no’, ma anche ‘sì’, quando ci va di dire sì. Fare la scelta di abbandonare i paradisi artificiali per andare a vivere in inferni veri. In sintesi, essere Lilith significa rifiutare i limiti che ci sono imposti da altri, sfidare il terrorismo invisibile praticato dal mainstream, ed osare trasgredire le censure ed i tabù di ogni tipo: religiosi, politici, sociali, culturali.»

tratto da:
La verità del corpo - Intervista a Joumana Haddad link esterno - di Lello Voce


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2 commenti:

  1. Bravissima. Bravissima e bravissima. Dal punto di vista personale e come poetessa/scrittrice

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