Richard Ford - Infiniti peccati
quando inizia il disincanto
“Tu credi che potresti essere mia moglie?” Howard le lanciò un’occhiata strana.
“Non credo.” Procedeva molto lentamente, badando al traffico. “La realtà è che io sono già sposata. E anche tu sei già sposato. E siamo sposati con altre persone.”
“Così scopiamo e basta, senza tante complicazioni. Uno sfogo.” Non stava attento, parlava tanto per parlare. Annoiato.
“Come uno di quei giochi per bambini che si fanno per ammazzare il tempo. Sai?” Guardò la targa dell’Explorer che li precedeva. Maine. Un Tesoro Naturale. Cosa c’era, nel Maine?
“Dunque, tu non hai rimorsi?”
“Io...” S’interruppe. Qualunque cosa stesse per dire poteva compromettere la sua prima occhiata al Grand Canyon, per la semplice ragione che lui avrebbe risposto sicuramente con una cretinata. Ed erano ormai così poche le cose che accadevano per la prima volta, che Frances non voleva rovinare proprio questa con un mucchio di chiacchiere idiote. Perché non c’era Meredith, adesso, lì con lei, la sua compagna di stanza uccisa da un tumore al cervello, al posto di questo stronzo? Meredith si sarebbe divertita.
“Le comunicazioni sono temporaneamente sospese, okay?” Gli rivolse un sorriso ostile.
“Voglio vedere il Grand Canyon, lo sai. No mas preguntas este mañana.”
“Ricevuto. Come vuoi” disse Howard, allungando la mano verso il punto dove si era tolto la scarpa per stuzzicarsi la grossa unghia del piede sollevata come se stesse pensando di strapparla.
Stare con quest’uomo avrebbe potuto nuocerle, persino. Forse rappresentava una minaccia, mentre era lì a guardarsi l’unghia del piede. A che cosa poteva pensare? A qualcosa di sinistro.
[...]
“A te piacciono le cose complicate o semplici?” disse Howard, sempre stuzzicandosi l’unghia del piede. “Semplici” disse lei. “Uhm. Lo immaginavo” disse oziosamente lui. “Anche a me.” “Me ne sono accorta.” “Sì” disse lui, raddrizzandosi per guardare il traffico. “Esatto.”
Abisso
Richard Ford
Infiniti peccati [racconti]
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