domenica 28 febbraio 2016

le donne come me



Maram al-Masri
Le donne come me

Le donne come me
non sanno parlare;
la parola rimane loro di traverso in gola
come una lisca
che preferiscono inghiottire.
Le donne come me
sanno soltanto piangere
a lacrime restie
che improvvisamente
rompono e sgorgano
come una vena tagliata.
Le donne come me
sopportano gli schiaffi,
senza osare renderli.
Tremano di rabbia
e la reprimono.
Come leoni in gabbia,
le donne come me
sognano
di libertà…

Maram al-Masri




Maram al-Masri vive esule a Parigi dal 1982, non ‘ben vista’ dal regime di Assad. Ha pubblicato nel 1984 a Damasco il primo libro dal titolo “Ti minaccio con una colomba bianca”, seguito da “Ciliegia rossa su piastrelle bianche”, pubblicato a Tunisi, cui seguono vari volumi: “Ti guardo”, pubblicato a Beirut nel 2000, tradotto in vari paesi e pubblicato in italiano da Multimedia Edizioni che ha tradotto nel 2011 con il titolo “Anime scalze” anche il quarto volume “Les âmes aux pieds nus”, pubblicato in Francia. L’ultimo libro è “Arriva nuda la libertà” tradotto dall’arabo. In particolare sugli ultimi due ultimi libri, ispirati, rispettivamente, da storie vere di violenza sulle donne e dalla rivolta in Siria contro la dittatura di Assad, sarà incentrato l’incontro. L’autrice nella autoprefazione ad “Anime scalze” si è detta “incredibilmente sorpresa” quando in Francia un’allieva, sentendo le parole della poesia “Una donna come me” di Maram, “è riuscita a parlare della violenza subita”. Così nella presentazione del secondo libro la poetessa indica numeri che parlano da soli e che sono oggi in tragico aumento: “Fino a questo giorno di marzo 2014 ci sono stati più di 250.000 vittime e 8 milioni di profughi. Difficile menzionare tutti i nomi benché avrei voglia di scrivere i loro nomi su ogni pagina. Ci sono i civili, e non dimentico i soldati dell’esercito regolare anch’essi intrappolati in questa violenza. Soprattutto non dimenticare nessuno”. Una poesia quella di Maram al-Mrasi che non dimentica e che è in qualche modo utile se serve a farci riflettere su atrocità cui sembriamo da tempo esserci, indifferentemente, abituati fino a quando non ci toccano da vicino.

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