...A lovely little jewish princess - 3
Ester era una compagna di classe di mia sorella (...).
E lei, sebbene molto più giovane, aveva l'aria esotica e forestiera delle donne di quel lungo tavolo. (...)
I suoi gesti, i suoi atteggiamenti, il suo modo sempre sorprendente di reagire, più antiquato rispetto al suo linguaggio, ne contraddicevano in ogni momento le parole. Era molto bella. Di profilo sembrava una creatura snella, delicata, racchiusa tutta negli sguardi. Il suo corpo sembrava elastico e svettante come quello di un modella sulla passerella. Ma non appena si voltava verso di te, nel suo viso si rispecchiava Sefer-na-Bahir, il Libro dello Splendore: viso tondo, con occhi verdi e labbra morbide e sensuali, ma così intensamente sensuali che sconfinavano nel mistico, liberandosi della sessualità.
Ester diventava allora la sua omonima della Bibbia, colei verso la quale il grande re assiro aveva proteso lo scettro d'oro, donandole così la vita.
Ecco io scrittore che ha avuto poche donne: pronto sempre a mitizzare...
In realtà, con Ester ho avuto un legame di qualche mese, durante i quali non abbiamo parlato d'amore e non abbiamo fatto l'amore, anche se ci siamo andati a volte vicini.
Passeggiavamo però tutti i giorni per ore e ore, siamo stati nei circoli letterari in cui la sua presenza era ipnotica, dove i suoi capelli lunghiessimi si arruffavano attirando tutti gli sguardi ("ehi, fortunato, chi è chi é questa bambola?”), siamo stati anche in squallide piscine, nelle cui acque era impossibile entrare. Quando la accompagnavo verso casa, la sera tardi (ovviamente sotto stelle a sei punte), ci fermavamo lungo il cammino, illuminati in maniera spettrale da un lampione o dai finestrini di un qualche filobus che passava lento, e ci baciavamo appassionatamente.
Non avevo mai avuto tra le braccia un corpo così bello, una ragazza così semplice e, come che sia, così misteriosa. Non successe nulla di particolare in tutto quel periodo.
[...]
Non c'è stato nulla che si orientasse verso il fantastico:
[...]
I giorni cominciarono a divenire più freddi, e la sera in cui Ester mi disse che si sarebbe trasferita assieme alla famiglia in Israele, avevo cominciato a tremare intirizzito già prima di sentire le sue parole. Poi mi sono raggelato.
C'eravamo proposti tacitamente di non innamorarci l'uno dell'altro, ma è probabile che, senza rendermene conto, io o qualcosa di me avesse trasgredito i limiti imposti. Eravamo in un parco misero e deserto, poggiati su un tavolo da scacchi in cemento.
L'ho accompagnata a casa come sempre, ci siamo baciati come sempre, non ci siamo detti addio, e nemmeno arivederci, poi non ci siamo visti mai più.
Mircea Cartarescu
Perchè amiamo le donne ( racconti) - [
Con le orecchie mogie mogie]
1. cosa vuol dire avere una donna
2. Quando sono uscito avevo la mente piena di Ester
3. Non abbiamo parlato d'amore e non abbiamo fatto l'amore
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