mercoledì 5 ottobre 2016

le poesie di Mariangela Gualtieri

Mariangela Gualtieri - Poesie




Capita nella vita che ci si imbatta in qualcuno o in qualcosa che si riconosce immediatamente come familiare. A me è capitato con la poesia di Mariangela Gualtieri. Per i meno curiosi, dirò che Mariangela Gualtieri nasce in terra romagnola e, dopo una laurea in architettura, decide di dedicarsi alla parola recitata, fondando con Cesare Ronconi nel 1983 il Teatro della Valdoca, e alla parola in versi.
 
Per i più curiosi, l’invito è quello di andare a cercare in rete le sue poesie e i contributi video, di andarla a sentire (io ancora non ho avuto tale fortuna) o di regalarsi una delle sue raccolte: Antenata (Crocetti 1992), Fuoco Centrale e altre poesie per il teatro (Einaudi 2003), Senza polvere senza peso (Einaudi 2006), Paesaggio con fratello rotto (Sossella 2007), Bestia di gioia (Einaudi 2010).
 
Io mi sono innamorata dei suoi versi d’amore. L’ho incontrata per caso, durante uno dei miei ciechi giri randomici in rete. La nostra prima volta è stata:
 
"Sento il tuo disordine
e lo comparo al mio. C’è
somiglianza. C’è lo stesso slabbro
di ferite identiche. C’è tutta la voglia
di un passo largo in una terra
sgombra che non troviamo.
Sento il tuo respiro schiacciato
lo sento somigliante
ti sento piano morire
come me che non controllo
l’accensione del sangue.
 
Anch’io cerco una libertà che mi
sbandieri, una falcata
perfetta, uno stacco d’uccello
dal suo ramo, quando si butta
improvviso e poi plana "
 
Mi piace il suo essere cristallina, la grazia con cui accosta natura e umanità, il rispetto che esalta per ogni palpito di carne e cuore. I suoi versi testimoniano un ascolto costante delle parti più nascoste e dimenticate di noi stessi e una generosità inusuale verso l’altro da noi. Il destino ci porta spesso a inerpicarci su sentieri calcati da nostri simili, e allora mi viene in mente che proprio mentre incontravo la Gualtieri ero in compagnia dell’Ombra e la grazia di Simone Weil:
“Il poeta produce il bello con l’attenzione fissata su qualcosa di reale. Lo stesso avviene con l’atto d’amore. [...] I valori autentici e puri del vero, del bello e del bene nell’attività di un essere umano si producono mediante un solo e identico atto; una certa applicazione della totalità di attenzione su di un dato oggetto”.
Ecco, è l’attenzione a colpirmi, nei suoi versi. La sensazione che si ha leggendola è che riesca a mantenere un equilibrio niente affatto precario tra lo sguardo dentro e lo sguardo fuori, che sia ammaliata dalle infinite combinazioni possibili del suo essere e di tutto ciò che la circonda, siano essi i frutti della terra o il “mio vero”, “il semplice del grano e del pane” o “mio corpo destino”.
 
I suoi versi d’amore mi hanno fatta innamorare e, chiedo perdono per la superflua nota autobiografica, hanno accompagnato il mio amore. Difficilmente il mio cuore si lascia travolgere da parole d’amore, forse perché spesso anchilosate e vuote, forse a causa di un insano vizio ideologico; ma di fronte a Bestia di gioia, e in particolare alla sezione “Mio vero”, ho lasciato la presa, promosso la resa.
 
La Gualtieri dice l’amore senza volerlo riempire, semplicemente tratteggiando quella che è la mappa sottostante: “un comune cuore”, “uno che pare due”,
“questo essere corpi scelti
per l’incastro dei compagni
d’amore”.
 
Ho l’impressione che ognuno di noi cerchi, a suo modo, di disegnare quella mappa. Qualcuno riesce a raccontare il suo amore; altri riescono nell’impresa di raccontare l’Amore.
 
L'amore in versi di mariangela Gualtier link esterno i - di Rachele Palmieri

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