sabato 19 gennaio 2019

L’unica vita che puoi salvare ( il Viaggio di mary Oliver )



L’unica vita che puoi salvare




“Il viaggio” (in originale “The Journey”) è una poesia di trasformazione, e come tutte quelle scritte da Oliver, è uno specchio dove puoi vedere riflessa la tua stessa storia. “Il viaggio” cattura il momento nel quale hai il coraggio di prendere il tuo cuore in mano e camminare attraverso un muro invisibile dentro ad una nuova vita. Non conosciamo la storia personale che ha portato Mary Oliver alla verità di questa poesia, ma quello che le importa, ha affermato in una delle sue rare interviste, è che la poesia inviti i lettori a trovare se stessi e le loro proprie esperienze. “Il viaggio”, come molte altre delle sue poesie, evoca l’archetipo di una esperienza umana fondamentale, e in quella immagine collettiva ognuno di noi può percepire la propria storia individuale.

“The Journey” è apparsa per la prima volta nella raccolta Dream Works del 1986. In una recensione scritta per The Nation, Alicia Ostriker sottolineava che Oliver è «visionaria quanto Emerson(2)». Un altro critico, David Barber, in Poetry Magazine ha scritto che «nessun poeta ha più diritto di Mary Oliver al titolo Estasi… Sotto certi aspetti è ora più una mistica che una poetessa».

Ho letto questa poesia la prima volta quando sono atterrato a San Francisco da Londra. Quella lettura mi fece rizzare i capelli, confermando che tutto ciò che era appena accaduto nella mia vita era giusto. Pochi mesi prima mi ero svegliato un mattino con la consapevolezza che dovevo lasciare l’Inghilterra, mio paese natale, e andare a vivere in America. Invece di una decisione era piuttosto il riconoscimento di qualcosa per cui era venuta l’ora. Tutto doveva cambiare, e l’ora era adesso. Vendetti la mia casa e la mia biblioteca; la donna con la quale ero stato per dodici anni ed io infine ci separammo; lessi i diari di 25 anni e poi li bruciai. Salii su un aereo diretto in California e sono stato qui, nella mia nuova vita, da allora.

Il trasloco in America aveva impiegato tempo a realizzarsi; avevo allora 53 anni, ma d’altra parte ci volle pochissimo perché avvenisse. “Uno di questi giorni” prima o poi arriva; succede al di fuori del tempo ordinario. Cade in picchiata attraverso vie laterali, da una prospettiva imprevista, e come la rondine è foriero di cose nuove, nuovi livelli di pensiero. Me ne stavo a letto nella mia casa di Bath, Inghilterra, quando ho capito che qualcosa che era rimasto in gestazione per anni improvvisamente era uscito alla chiara luce del giorno. Quando finalmente uscì dalla mia bocca, mi resi conto che costituiva il viaggio della mia vita – non gli eventi, gli alti e bassi quotidiani, ma il flusso sotterraneo, il disegno del percorso.

Forse tutto questo sembra un po’ drammatico, un gesto esagerato per il tipo di vita che conduce la maggior parte di noi, eppure allora non sembrava per nulla drammatico: era l’unica cosa da fare. La poesia potrebbe sembrare anch’essa drammatica e farti pensare che sia stata di sicuro scritta per qualcun altro, non per te, non per il tuo tran tran. Dopo tutto non sei in procinto di lasciare ogni cosa alle spalle e inoltrarti in qualche territorio misterioso.

Non esserne così sicuro. Credo che la poesia di Mary Oliver possa parlare a tutti, in qualsiasi punto del loro viaggio si trovino. Cambiamenti profondi e significativi possono avvenire attraverso il più piccolo gesto, apparentemente insignificante. Se sei nel posto giusto e leggi questa poesia al momento giusto, potrebbe essere la spinta della quale hai bisogno per cadere a capofitto nella nuova vita che ti stava aspettando da tempo. Forse è solo necessario guardare in su anziché in giù, ma in quella variazione di orientamento l’intero mondo può cambiare. «Giro la mia omelette nella padella per amore di Dio», disse Fra Lorenzo(3). Quel tipo di omelette avrà un gusto come nessun altra che abbiamo mai cucinato
Un giorno infine hai capito
cosa dovevi fare, e hai iniziato, …
Tutto dipende da quel primo passo; non basta sapere, bisogna iniziare. La poesia di Mary Oliver inizia con questo richiamo preciso; il tempo delle discussioni e considerazioni è finito. Quel mattino ho capito che dovevo fare l’unica cosa che potevo fare. In tale lucido momento la mente si acquieta con una dolce certezza; è ora di iniziare a camminare, tenendo fede alla verità che forse conoscevi da sempre ma non eri pronto, fino a quel momento, a chiamare col suo vero nome.

Nel mio caso, c’è voluto tanto tempo per essere pronto. Il guscio della mia vita doveva essere ammorbidito e rotto prima che quel momento di verità apparisse; avevo bisogno di essere reso umile, cucinato nelle lacrime della sconfitta, perché permettessi alla vita più profonda di emergere. Fu il fallimento della mia relazione amorosa che diede il fuoco necessario. Ci volevamo ancora bene, ma le nostre vite si muovevano in direzioni opposte e non avevamo nessuna possibilità di fermare l’allontanamento. Un giorno, qualche mese prima della separazione, ci avvinghiammo l’uno all’altra come scimmie piangendo disperati e pensando che fosse pura pazzia. In quel periodo, mi ero trovato a Washington D.C. e uscendo dall’hotel avevo incontrato un senzatetto che zoppicava con un fagotto sulle spalle. Ero scoppiato a piangere in strada, improvvisamente sopraffatto dal dolore della sua solitudine, della mia, di quella di tutti. Come siamo fragili: quel mattino in D.C. l’ho sentito in ogni fibra.

Il dolore della separazione, del lutto e della disperazione non è essenziale per il cambiamento; è possibile iniziare una nuova vita in modi più garbati. Ma per la maggior parte di noi, e certamente per me, dolore e separazione hanno di solito preparato la strada. Il momento preciso può sembrare senza sforzo, ma è stato preceduto da una vita di sofferenza. Una nuova vita richiede una morte di qualche tipo, altrimenti non c’è nulla di nuovo ma solo il mescolamento delle stesse carte. Dobbiamo morire nei confronti di un modo di stare al mondo che si è logorato. Facciamo un’esperienza diversa di noi stessi, non siamo più chi pensavamo di essere. Non dico che sia per nulla facile e neppure che ci sia garanzia di successo. Se imbocchi una strada nuova non puoi sapere dove ti porterà.

Tuttavia, quando sei pronto, inizi. Questa consapevolezza così precisa, quieta ma decisa, ti può sospingere fuori dalle tue percezioni abituali e dentro un mondo sconosciuto prima che tu abbia la possibilità di pensarci due volte. È un lampo da un’altra realtà che è parte intrinseca dell’esperienza umana. I poeti di tutti i tempi ne hanno colto un barlume. Rilke, in una delle sue prime poesie, racconta di un uomo che si alza improvvisamente nel mezzo del pasto
E cammina verso l’esterno, e continua a camminare,
A causa di una chiesa che si trova da qualche parte a est.
Ottocento anni prima il mistico persiano Rumi disse:
Inizia a camminare, inizia a camminare verso Shams,
Le tue gambe si faranno pesanti e stanche.
Poi viene il momento di sentire che le ali sono spuntate e ti stanno sollevando
La chiesa a est e Shams sono metafore per indicare il vero centro della tua vita. Puoi rispondere alla sua chiamata o puoi girare le spalle; le forze che ti tengono legato dove sei possono intimorirti, ma la scelta spetta sempre a te.
anche se le voci intorno
continuavano a urlare
i loro cattivi consigli –
anche se l’intera casa
si era messa a tremare
e hai sentito il vecchio strattone
alle caviglie.
“Sistema la mia vita!”
gridavano le voci.
Ma non ti sei fermato.
Un viaggio come questo va contro la corrente principale, richiede che tu esca dai ranghi e rompa con la buona società. Ci sono persone che ne sentiranno le ripercussioni e non saranno contente. Ogni variazione autentica di solito richiede una rottura con il passato, non perché il passato sia cattivo, ma perché è molto difficile che una verità profonda si faccia strada tra le abitudini e il conformismo accumulati.

Potrebbe succedere che, un giorno, senza ragione apparente, semplicemente capisci che non puoi continuare a seguire le regole che hai accettato per anni, le regole non scritte di una relazione, l’abuso di potere al lavoro, il copione che hai scritto per la tua vita. Potrebbe iniziare un risveglio spirituale che ti spinge ad andare in un monastero, fare un viaggio intorno al mondo, annunciare il tuo amore per qualcuno, o imparare la pittura: solo tu saprai come la poesia riflette il disegno esclusivo del tuo proprio viaggio.

In qualsiasi circostanza ti trovi, le persone inizieranno a darti dei consigli non appena disturbi lo status quo, e quei consigli è facile che siano cattivi. Cattivi perché sono indirizzati, non a capire e sostenere il richiamo che hai sentito, ma a conservare il mondo come loro lo conoscono. Ogni intrusione della realtà dentro alla vita familiare è destinata a sembrare un terremoto. Chiunque si sia innamorato lo sa. Eppure nel mezzo delle grida e degli edifici che si sgretolano tu saprai con una calma inconsueta che tutto sta succedendo come deve, che in qualsiasi modo vada a finire, non importa quanto soffrirai, tutto andrà bene. Nell’occhio del ciclone c’è la pace che va oltre la comprensione.
anche se la loro malinconia
era terribile.
Quanti di noi continuano a camminare, quanti di noi restano fedeli a quello che – lo sappiamo – le nostre vite ci richiedono urlando, quando coloro che ci sono vicini ci implorano di fermarci e di occuparci di loro? Una bella fetta della vita può passare in ansia e preoccupazione nei confronti degli altri, specialmente se si è donne. Le donne sono sia geneticamente che culturalmente disposte a prendersi cura degli altri, anche quando significa trascurare i propri bisogni. Eppure andare avanti, come fa la persona della poesia, significa rendersi infine conto che non puoi prendere sulle spalle il compito di qualcun altro. Questa vita è una valle dove si fanno le anime, disse Keats, e ognuno di noi deve farsi carico della propria vita. Non è una dimostrazione di egoismo, ma l’atto più compassionevole che puoi fare nei confronti di un altro: essere fedele alla verità della tua propria vita e viverla nel modo più appassionato e totale possibile.

Lasciando il passato alle spalle, cammini attraverso la tua paura dell’ignoto. Andare avanti a dispetto delle suppliche di chi vuole che torni indietro significa sapere che sei libero dalle grinfie del rimorso. Quando sei libero dalla stretta del rimorso e della paura, fiorisce l’amore, l’amore della libertà. Puoi dire cosa devi dire, e fare cosa devi fare, non perché sei arrabbiato o irresponsabile, ma perché se non aderisci alla verità morirai. Dopo tutto,
Era già tardi abbastanza, e la notte selvaggia,
e la strada ostruita
da rami e sassi caduti.
Già tardi abbastanza: per quanto tempo continuerai a dormire? Questo richiamo è appassionato, urgente, chiaro; una volta che l’hai sentito, non puoi far altro che capire quanto sia tardi. Può darsi che tu abbia aspettato tutta la vita per questo singolo momento, non ci sono ripensamenti. Ti svegli in una notte selvaggia. Perché Mary Oliver insiste a dire che è selvaggia? Forse perché la verità è selvaggia come la natura, è pericolosa, sconvolge le cose, fa cadere rami che erano marciti sugli alberi, scalza sassi che non erano più fermi al suolo. Separa il grano dal loglio nelle nostre vite. La natura non fa compromessi, le sue condizioni non sono mai negoziabili, piuttosto di non essere fedele a se stessa si lascia morire. Fra Lorenzo era selvaggio a modo suo, girando la sua omelette per Dio. Julia Butterfly, la giovane donna che ha vissuto su un albero per due anni per evitare che i boscaioli californiani lo abbattessero, era selvaggia a modo suo. Si tratta sempre di una corsa selvaggia, chiunque tu sia, restare fedele a quanto senti nel fondo del cuore e contrastare il potere del conformismo. Come l’immagine del fuoco che trasforma, la natura selvaggia è ovunque nella poesia di Mary Oliver.

Non c’è da stupirsi, allora, che un viaggio di questo genere possa sembrare carico di pericoli, almeno dalla prospettiva del buon senso. Pericolo e oscurità sono nella natura di qualsiasi pellegrinaggio, qualunque sia la destinazione. Forse è per questo motivo che nell’antica poesia araba il viaggio è considerato uno dei quattro argomenti importanti degni di essere trattati (insieme all’amore, la canzone e il sangue). Questi erano considerati i desideri di base del cuore degli uomini, quindi il viaggio venne elevato alla dignità di esperienza necessaria ad ogni essere umano per vivere una vita completa. I Romani la pensavano allo stesso modo; Plutarco ci dice che prima della partenza di una nave con tempo burrascoso il capitano dichiarava: “Prendere il mare è necessario, vivere non lo è”.

Allora quando la natura selvaggia scorre nelle tue vene, non ti resta altro che abbandonare il buon senso e viaggiare verso la fonte, la fonte di qualche fiume sacro, magari la cima di una montagna, ma sempre la fonte che si trova nel profondo del cuore. La porta di questo viaggio si apre verso l’interno allo stesso modo che verso l’esterno, e il terreno interiore è spesso più accidentato di molta natura selvaggia. Che sia all’interno o all’esterno, il viaggio avrà bestie selvatiche contro le quale dovrai combattere, eppure fin dall’inizio sarai in qualche modo sostenuto dalla tua consapevolezza, dalla convinzione che l’esperienza è giusta. Lo sentirai nelle ossa, lo sentirai nelle vene prima ancora che si trasformi in parole.

Naturalmente il buon senso ti chiamerà pazzo per aver anche solo pensato una tale avventura, ancor di più se da iniziare nel mezzo della notte, ma il vero viaggio della tua vita richiede una certa dose di pazzia. Dopo tutto, dal punto di vista della tua vecchia vita potresti gettare via tutto in cambio di niente; non sai neppure dove sei diretto. Eppure il tuo primo passo può solo essere compiuto nell’oscurità: non sai dove ti potrebbe portare; non puoi pianificare una tale sorta di viaggio perché l’intera impresa dipende dall’irragionevolezza delle fede. La fede è irragionevole perché non si basa su alcuna prova tangibile; va persino oltre la convinzione. La persona di fede non si aspetta che le cose risultino come ha deciso, non si aspetta che qualche potere in alto la sostenga quando cade; la sua fede va oltre la convinzione e persino oltre la speranza; è una fede che viene dalla gnosi, la conoscenza che non ha bisogno di informazione.

La fede e la gnosi sono la stessa cosa; la gnosi e la verità sono la stessa cosa, e la verità è come le stelle: adamantina. Diffonde una luce diversa. È la verità a brillare attraverso la foschia di confusione, incertezza, paura, e ti permette di rivelarti a te stesso, di rivelare una voce nuova che era già dentro di te.
Ma poco a poco,
mentre lasciavi indietro le loro voci,
le stelle hanno iniziato a bruciare
attraverso il velo di nuvole,
e una nuova voce
che piano piano
riconoscevi come la tua
Comunque, la comprensione di essa avviene nel contesto della tua stessa vita. La poesia di Mary Oliver racconta la nascita di un nuovo sé, non condizionato dal passato. Un sé che s’infiltra tra le crepe della mente ordinaria quando la sentinella sta guardando da un’altra parte. Se c’è una parola che possa descrivere la sua voce, è autentica. Porterà il tuo gusto senza il sapore di nessun altro. È vera, anche se minuscola, sfrontatamente minuscola. Puoi anche dire che questa nuova identità è nata da se stessa, un’immacolata concezione dello spirito dentro di te, che si trova su una frequenza e ad un livello del tutto diversi dalla vita che hai vissuto fino ad ora.

Non devi per forza venir colpito dal fulmine per afferrare il significato di questa poesia. La realtà è di solito profondamente semplice, anche se sconvolgente allo stesso tempo. Solo tu puoi sapere i dettagli. Forse stai attraversando a piedi il parco vicino a casa, come hai già fatto centinaia di volte, quando ti ritrovi a guardare in alto e vedi, come mai prima, la luce cogliere l’oro delle foglie autunnali. In quel momento sei preso alla sprovvista; senza nessuna ragione diventi consapevole di te stesso, e da un momento all’altro la tua vita ti appare inspiegabilmente diversa. Proprio là, in quel parco che conosci bene, sei entrato in un altro territorio, nuovo ma allo stesso tempo familiare, e hai la sensazione più incredibile: sei totalmente, interamente libero da tutto ciò che eri, anche se nulla sembra cambiato all’apparenza.

Questo nuovo sé non si allontana dal mondo, ma vi si inoltra. La sua voce, ci dice Mary Oliver,
ti teneva compagnia
mentre ti inoltravi sempre più
nel mondo,
Il nuovo sé vuole immergersi nella vita con la dedizione e l’impegno che possono derivare solo da un raro abbandono. Non l’impegno a salvare il mondo, non necessariamente la determinazione a combattere per una causa, ma la prontezza a schierarsi con la tua più profonda consapevolezza e farlo sapere al mondo, qualsiasi cosa possa significare. Osando fare questo non abbandoni la comunità umana, al contrario, affermi la tua appartenenza ad essa e l’identificazione con gli sforzi e le gioie di tutti.

In Giappone le immagini chiamate Icone del Bue della tradizione buddista rappresentano lo stesso insegnamento. Il mandriano parte, sparisce completamente durante il viaggio e finisce per ritornare nel mondo con il suo bue, ed è apparentemente la stessa persona. Tutto è immutato, eppure tutto è differente. Seguendo quella piccola voce dentro di sé, dice il poeta, tu sei d’aiuto agli altri e al mondo nella maniera più intensa possibile. Non puoi sapere dove ti porterà quella voce, ma scegliendo di “salvare l’unica vita che potevi salvare” stai affermando una delle verità più profonde e penetranti: nessuno potrà mai fare il viaggio al posto tuo. Solo tu puoi rispondere richiamo.



Da Ten poems to Change your Life di Roger Housden, Harmony Books, New York, 2001.
Traduzione di Silvia Pio.
da Margutte

Il viaggio

Un giorno infine hai capito
cosa dovevi fare, e hai iniziato,
anche se le voci intorno
continuavano a urlare
i loro cattivi consigli –
anche se l’intera casa
si era messa a tremare
e hai sentito il vecchio strattone
alle caviglie.
“Sistema la mia vita!”
gridavano le voci.
Ma non ti sei fermato.
Sapevi cosa dovevi fare,
anche se il vento frugava
con le sue dita rigide
fino nelle fondamenta,
anche se la loro malinconia
era terribile.
Era già tardi
abbastanza, e la notte selvaggia,
e la strada ostruita
da rami e sassi caduti.
Ma poco a poco,
mentre lasciavi indietro le loro voci,
le stelle hanno iniziato a bruciare
attraverso il velo di nuvole,
e una nuova voce
che piano piano
riconoscevi come la tua
ti teneva compagnia
mentre ti inoltravi sempre più
nel mondo,
determinato a fare
l’unica cosa che potevi fare,
determinato a salvare
l’unica vita che potevi salvare

Mary Oliver
Le poesie di mary Oliver


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