sabato 28 febbraio 2015

Parole, notte estesa


Parole, notte estesa

Da qualche parte al di là di questa notte estesa
e dello spazio che ci separa, ti penso.
La stanza si allontana lenta dalla luna.

E’ piacevole. O dovrei cancellarlo e dire
che è triste? In uno dei tempi intono
un impossibile canto di desiderio che tu non senti.

La lala la. Vedi? Chiudo gli occhi e immagino
i cupi colli che dovrei attraversare
per raggiungerti. Perché sono innamorata di te

e questo è ciò che si prova, almeno a parole.

Carol Ann Duffy (Glasgow, 1955), da Lo splendore del tempio (Crocetti, 2012) 

(Traduzione di Floriana Marinzuli e Bernardino Nera)

***
Words, wide night

Somewhere on the other side of this wide night
and the distance between us, I am thinking of you.
The room is turning slowly away from the moon. 
This is pleasurable. Or shall I cross that out and say
it is sad? In one of the tenses I singing
an impossible song of desire that you cannot hear.
La lala la. See I close my eyes and imagine
the dark hills I would have to cross 
to reach you. For I am in love with you and this
is what it is like or what it is like in words. 

chi si ricorderà della rosa di macchia?



L'amore è simile alla rosa di macchia

L'amore è simile alla rosa di macchia,
l'amicizia assomiglia all'agrifoglio:
l'agrifoglio è scuro quando la rosa fiorisce,
ma chi è più costante nella fioritura?
La rosa di macchia è odorosa in primavera,
i suoi fiori estivi profumano l'aria;
ma aspetta che torni l'inverno:
chi si ricorderà della rosa di macchia?
Disprezza allora l'inutile corona di rose
e ricopriti della lucentezza dell'agrifoglio
che – quando dicembre rattrista la tua fronte –
ancora sa mantener verde la tua ghirlanda

[Emily Brontë]

Frammenti di C.

Frammenti di C.

C. era sciatto nel vestire, camminava come uno sciancato ed era perennamente distratto. All'inizio dava sempre una cattiva impressione. Uno di quelli che subito vengono classificati come stronzi. Era capace di indossare la stessa camicia per tre giorni, e qualche volta gli puzzavano i piedi. Parlava in modo volgare, alzava la voce e non salutava mai.

Al lavoro era bravo, un talento sprecato, dicevano. Di certo non curava la sua immagine, non coltivava le relazioni giuste nè si preoccupava di comportarsi in quel modo affettato e ossequioso tipico di chi è determinato a far carriera.
Nel 2009 successoro tante cose, C. passava ore con la testa per aria, a volte usciva dall'ufficio e scompariva per ore
Doveva esserci una donna nella sua vita che lo prendeva, lo inquietava e lo struggeva. O forse più di una.
Si capisce dalle lettere trovate per caso. Non si sa se queste lettere furono mai spedite, se veramente fossero delle lettere oppure solo esercizi di fantasia.>br> Ne trascriviamo qualcuna, forse ci aiuterà a capire meglio chi fosse quest'uomo.

Juan Pedroso

***

[lettera nr 1,  del 12 aprile 2009]

Cara *

come siamo sciocchi noi umani ! la nostra presunzione ci rende ciechi e ingiusti e cattivi.

Ti ho sempre giudicata male,
ho sempre pensato che dietro al tuo cinismo,
si celasse una donna arida e senza cuore
tutta concentrata a soddisfare i suoi bisogni e i suoi interessi

mi trattavi con durezza e volte mi umiliavi
e decidevi sempre tutto
e se non filavo dritto mi mettevi subito in riga

ricordo ancora l'incanto dei primi giorni
ricordo il primo bacio, ricordo i brividi che sentivo
quando mi sfioravi con le tue mani

ricordo le passeggiate
ricordo il senso di vuoto e di tristezza che mi prendeva
durante i fine settimana
il desiderio di fuggire via con te e abbandonare tutto

ricordo le tue lacrime in auto, ricordi ?
eri tanto innamorata e avevi paura
ti sentivi vulnerabile e non potevi accettarlo.

poi niente piu' lacrime, hai ripreso il controllo
stabilito regole... oh dio sembravi un sergente
amore mio

volevi essere desiderata, volevi essere cercata
e volevi tanti regali

che rabbia mi facevi ! a volte ti odiavo e covavo
sentimenti di vendetta
volevo fartela pagare,
ma non potevo fare a meno di te,
ti penso sempre, ti penso sempre, ti dicevo
e ti pensavo rimuginando, ma non riuscivo a fare a meno di te
cosi' per rabbia e stupidamente ti tradivo, oh dio mio!
quante volte ti ho tradita amore mio!
e piu' ti amavo piu' ti tradivo,
come un bambino ti tradivo

Eppure tu mi hai insegnato tutto amore mio,
che rabbia mi facevi !
sembravi gelida
preoccupata solo di tenere tutto sotto controllo

e invece mi hai insegnato a godere di una carezza
a trattenere il respiro solo per il tuo sguardo
e impazzire e tremare appena mi toccavi
eri lenta e pignola
come quando sceglievi i vini e li pregustavi prima
e li degustavi dopo
eppure conoscevi ogni segreto del mio piacere
sapevi quando, sapevi dove, sapevi come...
oh dio mio eri cosi' esplosiva !
mi hai insegnato a conoscere il mio corpo
mi hai insegnato a fare l'amore
e sapevi lasciarti andare al momento giusto
e nei posti piu' impensati

tu mi hai insegnato che non e'
la ricerca delle cose estreme che ti puo'
dare quella sensazione di estasi
che si prova in quegli attimi infiniti
che sembrano fermare il tempo,
tu mi hai insegnato che la ricerca morbosa
del piacere attraverso l'uso spregiudicato e sfrenato
delle pratiche piu 'estreme
annoia
e bisogna sempre aumentare la dose come una droga,
in una stanca e perversa rincorsa senza fine..

solo dentro una cornice di regole definite
si puo' esaltare la fantasia e l'immaginazione
in modo profondo

io ti desidero ma non voglio divorarti ne' consumarti
io voglio godere di te, entrare nel tuo mistero
ma accoglierti e lasciare che tu mi accolga

perche' l'amore e' un reciproco darsi e non un reciproco possedersi
perche' nel reciproco possesso c'e' un consumo che lascia piu' fame di prima

C.
[lettera nr 1,  del 12 aprile 2009]


La lettera si rivolge a una donna che C. sembra avere molto cuore. La ama ma parla di tradimento. E ripercorre la loro storia.

[Juan Pedroso]

Più felice sono quando più lontana

Più felice sono quando più lontana

Più felice sono quando più lontana
porto la mia anima dalla sua dimora d'argilla,
in una notte di vento quando la luna brilla
e l'occhio vaga attraverso mondi di luce

Quando mi annullo e niente mi è accanto
né terra, né mare, né cieli tersi
e sono tutta spirito, ampiamente errando
attraverso infinite immensità.

[Emily Brontë]

Il silenzio si fece sempre più insopportabile



IL silenzio si fece sempre più insopportabile, come se al suo interno, in un interregno di silenzio, si stessero formando lentamente parole straziate e idee strazianti

[Roberto Bolaño]
Con pazienza e fiducia mi metto in ascolto. Non è facile sai! a volte ho l'impressione che tu mi stia prendendo in giro. Non c'è niente che io possa ascoltare perchè non c'è niente che mi debba dire.
Tu sei altrove e forse non c'è posto per me. A volte mi chiedo se tu davvero ascolti me, se insomma mi fai caso, oppure sei distratta e non sei ancora tornata.
Così il tuo silenzio a volte mi fa paura.
Cerco di trovare la distanza giusta, nè troppo vicina ma vicina abbastanza perchè tu sappia che sono qui.
Piano piano questo interregno si espande e non so cosa succederà, ma non importa, non c'è niente che io possa fare.
Niente che io debba fare.
Io sono qui e ti sento, sfumata e vagamente ti sento in questa confusione.
Marcello C.

L'assenza


L’ASSENZA

multiforme  l’assenza  dona
incertezze, si scava  vuoti
di  senso, moltiplica  falsi
legami, corre, dio, come corre
la  gente  verso  la  galaverna
che  brucia  col  gelo  la  terra
eppure  è  qui  il  nostro  posto
- ieri  un  amico  mi  ha  detto -
il  mondo  ha  tanto  bisogno
dei  resistenti  dell’anima

 (inedito) 
ILDE ARCELLI 
 tratta da  fili d'aquilone




Quando ti ho conosciuto

Quando ti ho conosciuto!

Quando ti ho conosciuto, io ti ammiravo mi davi una sensazione di forza e di protezione. Eri colto e mostravi gran rispetto verso le donne e la nostra sensibilità.

Sicuramente di donne doveva averne tante, si vedeva che ci sapeva fare. Poi col tempo mi sono ricreduta. Le cose non sono mai come appaiono.

Io ti desideravo, morivo dalla voglia di essere stretta tra le tue braccia. Tu mi distraevi dalle mie inquietudini e dentro di me montava una gran voglia di essere presa, sentivo le tue braccia possenti e il desiderio di te mi faceva tremare.

Io allora venivo da una relazione breve ma intensa.

Un vortice di passione mi aveva travolto. In breve tempo esplorai tutti i modi con cui si può cercare il piacere letto. Lui era preso, e anch'io lo ero, anzi per molto tempo ho pensato che lo amassi, che fosse il mio secondo grande amore.

Io avevo di dimostrato di essere brava, lui mi prendeva in tutti i modi e per la prima volta mi penetrò dietro. Poi era finita.

A quel tempo avevo conosciuto un altro uomo. Con lui mi confidavo, piano piano eravamo finiti nelle confidenze sessuali. E' facile su internet.

Ma tu, con mio grande stupore venisti a saperlo, ricordo una mail dura, ricordi? mi mettesti in guardia e per un tempo non ci sentimmo più.
Allora credetti che la storia era finita per sempre tra noi.

Gabriella R.


Quello che cerco è la quiete dopo la tempesta

la quiete dopo la tempesta

Ci sono momenti in cui mi sento in gabbia.
Qualcosa si agita dentro di me e mi opprime e mi fa mancare l'aria.
Sono scocciata e insofferente. Questo senso di oppressione diventa insostenibile, mi soffoca e allora mi prende la smania, il fuoco che brucia tra le mie gambe e mi squassa.

Ho voglia di essere presa e riempita selvaggiamente, spinta contro il muro o per terra e sbattuta con forza.
La tua mazza squarcerà le mie natiche e  mi squasserà l'anima.
Voglio stordirmi e non pensare a niente.
Voglio essere altrove, assentarmi da me stessa.
Devo sentirmi investita da un uragano che spazza via i pensieri.

Quello che cerco è la quiete dopo la tempesta.

Juanita Miranda

Alla finestra

Alla finestra

Mentre ti aspetto alla finestra
di un treno mai preso
la mano scivola

si insinua nelle pieghe
degli abiti
nelle pieghe del corpo.

C'è un posto
lontano segreto
pieno di tesori......

Oh senti come nasce la vita
senti come nasce la gioia....
un fremito appena
è come un cucciolo sperduto che ti cerca.

La senti quella bocca
affamata?
La sua lingua?
Oh com'è vorace
oh come si divora
senza mai saziarsi....

Ah come ti cerca impaziente
come ti vuole
vieni dalla lingua segreta
vieni dalla bocca insaziabile..
fammi bere e mangiare
annegami di te.....

Dora Libretti

quando ti ho conosciuta

Querida,

Quando ti ho conosciuta, ebbi subito una sensazione gradevole. Mite, raffinata, elegante nei modi. Spregiudicata, mostravi il tuo lato erotico. Avvertivo tutta la sensualità e il desiderio che accompagnava la tua presenza. Parlavi di poesie e me ne mandavi.
Mai volgare, eppure il tuo sguardo era scandaloso. Era lo sguardo di chi è capace di osare e non soggiace alla morale comune e alle regole di buona condotta.

 Io allora ero posseduto dal demone della passione verso una donna bella e tuttavia volgare.

Marcello C.

Assenza



Assenza

Assenza
Più acuta presenza.
Vago pensier di te
Vaghi ricordi
Turbano l’ora calma
E il dolce sole.
Dolente il petto
Ti porta,
Come una pietra
Leggera.

[Attilio Bertolucci]





Dall'eros alla philia


A questo proposito è utile recuperare l’uso del verbo phileîn, del quale si possono distinguere in greco due sensi: l’amare di chi cerca il contatto e l’adesione e l’amare di chi cerca l’affiancamento e la frequentazione. Nel primo senso, un senso piuttosto fisico, il verbo phileîn significa ‘amare’, ‘abbracciare’, ‘baciare’. Nel secondo caso, invece, si ha un un senso più frequentativo, di consuetudine e gusto, in cui l’azione espressa da phileîn corrisponde all’italiano ‘esser caro’ seguito da un infinito, significa cioè ‘amar fare’, ‘avere il desiderio o l’abitudine di dedicarsi a’. È soprattutto questo senso frequentativo quello che rimane nelle parole composte con phil-, come ad esempio in “bibliofilia”, la passione (continua) di raccogliere o collezionare libri.

Nell'uso del verbo phileîn,  si possono distinguere in greco due sensi:
l’amare di chi cerca il contatto e l’adesione e l’amare di chi cerca l’affiancamento e la frequentazione.
Nel primo senso, un senso piuttosto fisico, il verbo phileîn significa ‘amare’, ‘abbracciare’, ‘baciare’.
Nel secondo caso, invece, si ha un un senso più frequentativo, di consuetudine e gusto, in cui l’azione espressa da phileîn corrisponde all’italiano ‘esser caro’ seguito da un infinito, significa cioè ‘amar fare’, ‘avere il desiderio o l’abitudine di dedicarsi a’

éros è fusione [...]  una pulsione dirompente e irrefrenabile, in collisione con il proprio oggetto, tendente ad Uno.

philía è affiancamento  [...]  deve rispettare la differenza per poter essere, l’éros tende invece a superarla e talvolta ad annullarla.

[ Filosofiablog ]

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Del resto, l’amore tende all’unificazione, mentre l’amicizia è e rimane duale, conserva in sé la distinzione. L’amicizia, al contrario dell’amore, non vuole avere, ma lascia essere. La sua topica non è quella amorosa dell’estrema prossimità e della sovrapposizione, della fusione e dell’immedesimazione, ma quella amicale della misurata distanza, dell’approssimazione discreta e, quindi, della rispettosa differenza. Se un gesto le è proprio, non è quello del possedere, del trarre a sé e del trattenere, bensì quello del donare, dell’offrire e del dare. […] L’amicizia descrive un modo di essere che, quindi, non aspira ad acquisire, anche fosse possibile, l’altro termine della relazione, appropriandosene e finendo per fare un tutt’uno con esso, bensì si mantiene, con rispetto, nello spazio dischiuso dalla relazione e dalla relazione stessa trae la ragione ultima del suo essere.

[A. Tagliapietra, Il dono del filosofo. Sul gesto originario della filosofia, Einaudi, Torino, 2009]


***

noi iniziamo amando il corpo, ma, diventando intimi con l’altro, assistiamo al trasformarsi dell’Eros in Philia, cioè la passione dell’anima. Tramite l’amore si diventa amici, ovvero la carne si fa relazione stabile e intensiva quando l’altro non è più solo il termine del desiderio, ma è qualcosa che mi sta a cuore e che custodisco – perché se Eros non diventa Philia degenera in vizio.

Asimmetrica, al contrario, è la relazione d'intimità, perché inevitabilmente implicata con la passione o l'appassionamento. Come tale è più esposta a singolari cambiamenti e imprevedibilità.
Nella relazione di intimità si pretende di più ed è giusto. Ma l'eccesso di pretesa può richiedere più del dovuto e fa si che l'uno o l'altro si ritrovino involontariamente dalla parte del torto. Perché la relazione duri bisogna ripatteggiarla.

La relazione di intimità, almeno nel suo inizio, è governata dal desiderio di per sé asimmetrico. Il desiderio, infatti, vuole l'altro e tende a tenere in poco conto quel che l'altro vuole. E nella relazione di desiderio c'è chi vuole di più e chi vuole di meno: e chi vuole di meno è esposto alla perdita in maggior grado di chi desidera di più.

.....Allora l’amore deve voltarsi alla phília, che vuol dire la capacità di prendersi l’impegno con l’altro, entrare nel suo mistero. E allora da questo punto di vista: omne animal post coitum triste, ‘ogni animale dopo il coito si intristisce’; sì, perché ha il presagio della ripetizione, inimitabile o uguale.
Si ritorna a fare l’amore con intensità maggiore di prima se c’è l’amore della phília........

......Ora non è di per sé grave, dal mio punto di vista, che gli amori si dissolvano, quello che per me è importante è che negli amori ci sia questa possibilità di curvare l’eros verso la phília e quindi di evitare questa proiezione della filosofia del disamore che è la ricerca cinica del piacere....

...Allora, l’eccesso di eros, la pratica di eros che ha come finalità il piacere, rende nel tempo sempre più incapaci di phília. Rompe i legami che ci sono, e non crea legami duraturi; ma non duraturi nel tempo illimitato, perché tutto si consuma, duraturi nel senso di un impegno con l’altro, che nel nostro linguaggio non dobbiamo neanche dire un impegno eterno; cosa c’è di eterno nella tarda modernità?. Dico semplicemente impegno, a tempo indeterminato...

Tra uomini e donne sono possibili relazioni lunghe o abbastanza durevoli se il desiderio e la passione culminano nell'amicizia. L'amicizia, a differenza delle passioni di per sé vagabonde, stabilizza l'amore: riconosce, infatti, l'altro nella sua "alterità"
e autonomia, lo sceglie lasciandolo essere nella sua libertà. Per questo non lo usa, né l'inganna, ma lo rispetta.

[Salvatore Natoli]

sulle ali del desiderio, noi ci sentiamo infiniti

Noi siamo una quantità di potenza, siamo una quantità di potenza finita. Tutto ciò che esiste, esiste perché ha potenza ad esistere.

La nozione freudiana di libido come base energetica, da questo punto di vista è verissima.

Tutto ciò che esiste, esiste perché ha potenza ad esistere.

Ora, sotto la spinta del desiderio, sulle ali del desiderio, quando noi desideriamo un oggetto che ci attrae, ecco, sulle ali del desiderio, noi ci sentiamo infiniti.

C’è un testo che io vi leggo e che dà questa indicazione; ed è tratto dalla Bibbia, in questo molto confluente con quello che abbiamo detto della tradizione greca. È tratto dal Siracide, 23:

una passione ardente come fuoco acceso
non si calmerà finché non sarà consumata;
un uomo impudico nel suo corpo
non smetterà finché non lo divori il fuoco;
per l'uomo impuro ogni pane è appetitoso,
non si stancherà finché non muoia.

Allora l’elemento del desiderio dà una dimensione di onnipotenza. Però noi siamo una quantità finita, non siamo una potenza infinita. Allora l’unico modo per cui questa potenza può essere realizzativa e non dissipativa, è che sia dominata: questa è l’enkráteia.

Ecco perché per i greci il problema della sessualità, di quello che essi chiamavano in generale ‘gli aphrodísia’, cioè tutti quei piaceri associati in fondo al sesso, erano qualcosa che era oggetto della temperanza ed erano assimilati in generale al buon governo del corpo, cioè alla dietetica. Qui non c’era una intenzione repressiva nei confronti della sessualità; come c’è una dietetica nel cibo, ci deve essere una dietetica nei piaceri per evitare appunto che si diventi schiavi, si cada in balìa di essi e si precipiti in quelle che gli antichi chiamavamo ‘le mollities’; cioè ci si rammollisce, ci si indebolisce perché non si riesce a resistere al proprio desiderio, e quindi questa viziosità diventa endemica.

Allora nulla più della sessualità produce questa dimensione di indebolimento, la dimensione endemica.

Però è chiaro che per valorizzare la nostra potenza, per amministrarla e renderla funzionale a tutto il nostro essere bisogna evitare che si veicoli in un lato solo.

Allora è proprio dalla stessa potenza del sesso che nasce l’istanza del suo controllo, è proprio dalla sua capacità radicale di turbamento che nasce l’essenza del controllo. Quindi il controllo non è repressivo ma diciamo, soprattutto nel pensiero greco, è amministrativo.

Non è che il sesso sia male; poi ci sarà una cultura in cui diventerà anche male, però nella cultura greca non è male, non è da negare in quanto male, ma in quanto è troppo forte e quindi non permette all’uomo di diventare signore di sé.

E questo perché il sesso? Perché il sesso è il massimo del piacere.

Nel Filebo, quando Platone parla del bene e si accinge a ragionare del piacere, partiamo dalla dea, da Afrodite, perché simbolo di ogni piacere, e questo è una dimensione ricorrente.

Questa simbolica, poetica, questa riflessione filosofica, in fondo incontra quello che ognuno di noi sperimenta. C’è questa dimensione di eccitazione nei sensi, questo essere travolti, questa dimensione di piacere. Perché, perché la dinamica della sessualità è espansiva, e il problema del sesso è collocato, in genere, in quel tipo di vizi, dicevano gli antichi, che hanno a che fare con i sensi della prossimità, cioè è associato alla gola e al tatto; gli elementi dominanti, gli aspetti di sensibilità dominante sono quelli relativi ai sensi della prossimità, non ai sensi della distanza, perché l’eccitazione può avvenire partendo dai sensi della distanza, però il compimento, la realizzazione, si sviluppa nella prossimità del contatto sino alla fusione, anche se poi è chiaro che nell’esperienza del piacere sessuale ci sono tutti i sensi che convergono, c’è una sinergia generale, anzi uno dei motivi fondamentali per cui nella sessualità si ha il massimo di piacere è perché c’è il concorso generale di tutti i sensi: l’udito, la vista prima, l’odorato, gli elementi anche più primordiali, più animali.

E allora c’è questo senso della espansione; allora questa cosa tremenda, proprio perché dà questo grandissimo piacere ma anche rischia un tremendo asservimento, ha bisogno di essere dominata. Quindi il lavoro sulla sessualità è una dietetica.

Allora, la prima ragione per cui nasce il comandamento, o il precetto nel mondo antico, è appunto evitare che l’uomo sia messo in pericolo da questa sua terribile potenza.

E poi il sesso diventa dominante anche nella pedagogia della Chiesa perché è quella dimensione universale che tutti gli uomini hanno: tutti gli uomini hanno questa pulsione e quindi hanno bisogno di essere regolati. Ora, regolare la sessualità vuol dire entrare nelle dinamiche più proprie della corporeità, quindi nella attenzione alla sessualità c’è un grande processo di individuazione e di lavoro sul corpo, e quindi di controllo della persona.

Ecco perché la sessualità è diventata importante nella pedagogia della Chiesa, è diventata oggetto di una strategia di potere; cioè lavorando sul sesso si lavorava sull’intero del soggetto uomo in ciò che aveva di più potente e di più segreto. Perché è difficile trovare negli uomini una voglia di omicidio; sì, ci sono quelli che uccidono, si può uccidere per ottenere il proprio piacere, certo, però non è nello standard normale; non è normale la voglia del latrocinio, anche se ci sono uomini che rubano; ma il desiderio è una dinamica che tutti hanno in uno stato di relativa normalità; quindi lavorare sulla sessualità voleva dire avere un controllo capillare e generalissimo sulla condotta di tutti, quindi una grande dimensione costruttivo-pedagogico-strategica.

Uno dei motivi fondamentali per cui nella Chiesa la sessualità è diventata dominante non era la gravità della colpa, ma la pervasività della tensione delle procedure, perché come colpa poi, dal punto di vista teologico, il peccato sessuale è il meno grave.

Nell’Inferno di Dante, voi sapete che i lussuriosi stanno all’inizio; non c’è intenzione di male; si subisce il desiderio disordinato ma non c’è una intenzione programmata di male. In questo senso è il peccato meno grave.

Allora, perché il peccato meno grave è diventato l’oggetto della strategia più diffusa?

Perché era il modo attraverso cui si poteva sviluppare un controllo pervasivo generalizzato di tutti entrando e penetrando nella loro intimità.

C’è un secondo aspetto per cui l’interdetto sessuale è stato determinante nella storia, l’ho già accennato, è che, appunto, l’eros attenta ai legami, perché crea legami dove vuole, è capriccioso e spezza quelli che ci sono, e allora nella società vuol dire che attenta alla famiglia.

Ecco perché c’è la formulazione biblica: ‘non commettere adulterio’.

E ‘non commettere adulterio’, nella Bibbia, è abbastanza diverso da quello che si è detto, cioè dire: ‘non commettere atti impuri’. Gli atti impuri riguardano la dinamica sessuale in generale, invece non commettere adulterio riguarda la dinamica sessuale per quel tanto che attenta alla relazione familiare.

Allora, nel Vecchio Testamento, pur essendoci una critica al disordine (lo abbiamo visto nel Libro dei Proverbi), in sostanza non c’è un tabù sessuale, c’è un tabù familiare, non un tabù sessuale. La Bibbia non ha tabù sessuali. Meno che mai i Vangeli. Cioè nel Vangelo non si parla mai di sessualità. Anzi, le compagnie di Gesù erano abbastanza divertenti. Gesù dice: ‘vi lamentavate di Giovanni il Battista che mangiava cavallette e stava nel deserto, e vi lamentate di me che sono con i pubblicani e le peccatrici!’.

E nei lógoi, a parte l’adulterio, Gesù non si accanisce mai sul sesso, non ne parla, perché lo ritiene abbastanza ordinario. Non è anacoreta, Gesù.

Il problema della sessualità si porrà invece in modo molto eminente e chiaro in Paolo; ma non voglio fare un lungo discorso qui sul cristianesimo: voglio soltanto dire l’aspetto per cui la libertà del sesso, oltre ad essere un pericolo, un attentato per il dominio di sé, è un attentato per i legami familiari.

Allora per questo nella Bibbia si dice ‘non commettere adulterio’.

Che non ci fosse un problema di repressione sessuale ma di salvaguardia del legame familiare, noi lo possiamo ricavare da un commento medievale al sesto comandamento, di Rashì, questo ebreo che ha fatto commenti alla Toràh, alla Bibbia.

Nel commento di Rashì si dice: non è adulterio se non è commesso nei confronti di una donna sposata, in quanto è detto: morirà l’adultero e l’adultera - e qui si cita il Levitico, ed è pure precisato - una donna adultera che riceve degli stranieri invece di suo marito.

Allora, laddove non c’è legame matrimoniale, non c’è divieto, perché se divieto è ‘non commettere adulterio’, là dove non c’è legame matrimoniale non c’è divieto.

Quindi il tema dominante del sesto è ‘non essere infedele’, non è ‘non praticare la sessualità’; non essere infedele. E questo è un tema importante.

Quanto la cosa sia evidente poi, lo si trova nella costante metafora biblica del rapporto tra il popolo di Israele e Dio come un rapporto matrimoniale: ‘Io sono un Dio geloso’ e il popolo, che non è fedele a Dio, è paragonato costantemente a una prostituta.

Di Gerusalemme, per esempio, Ezechiele dice: hai concesso i tuoi favori all’Egitto, hai moltiplicato le tue infedeltà; non ancora sazia, hai concesso i tuoi favori agli Assiri, hai moltiplicato le infedeltà nel paese di Canaan fino alla Caldea e neppure allora ti sazi. Ogni prostituta si dà per un compenso, ma tu hai dato un compenso a tutti i tuoi amanti.

Non è che ti sei fatta pagare, hai dato un compenso tu; e quindi la tua abitudine è di tradire, di prostituirti.

Allora la sessualità come fornicazione è quella germinazione costante della infedeltà, e qui c’è un passaggio importante: cioè non è la sessualità che in sé è negativa, ma una sessualità che è praticata al solo scopo del piacere non genera mai legami di fedeltà; cioè l’eros non si trasforma nella sua variante superiore che è la phília, dove in greco ‘phília’ non vuol dire amore, vuol dire amicizia.

Nel film di Kieslowski questo è bellissimo, è evidente, nel senso che la storia della donna che vedrete è la storia di una donna che ha molti amanti ma non sa amare, c’è una sessualità separata dalla capacità del legame.

E nel ragazzo, voi vedrete quello che enfatizza l’amore ma non ha sesso. Con due varianti finissime, in cui la donna che pratica il sesso senza amore, è sessualmente disinvolta, ma ha sviluppato dentro di sé non dico una aridità, ma una sfiducia nell’amore; infatti dice al ragazzo: ‘l’amore è sesso’, poi non resta niente.

E il ragazzo, quando finalmente arriva nella stanza della donna, e la donna per pietà, perché vede che è un giovane disarmato, che non ha avuto mai rapporti sessuali, per pietà e anche per affetto, diciamo, in senso lato, si propone per una iniziazione, cioè lo invita a fare sesso, ecco, si vede il ragazzo che non è capace, ma perché lega così fortemente la sessualità all’amore, che dinanzi a questo modo spudorato di offrirsi della donna, vive la relazione come sacrilegio.

Quindi nel ragazzo c’è una santità della sessualità, perché è legata alla phília.

Quando poi lui ha un coito imperfetto, una eiaculazione scontenta e la donna gli dice: ‘guarda, questo è l’amore’, il ragazzo fugge disperato.

Quindi, interessante: un amore che cerca nella sessualità una sacralità, cioè un incontro sessuale come una celebrazione sacramentale, e che quindi vive come sacrilegio l’offerta disinvolta di questa donna che si è data a tanti; e la donna, che diventa arida per un darsi continuo, incapace di amare e che dice al ragazzo: ‘questo è l’amore’.

[Salvatore Natoli]

la ricerca incondizionata del piacere porta al disamore

Allora, una sessualità che cerca solo il piacere, inevitabilmente tende a disfare, a cambiare, perché ai corpi ci si abitua. Mentre la dimensione della phília personalizza l’eros, perché l’eros è un modo per accostare il mistero dell’altro, la sua insondabile infinità: mi interessa lei, mi interessa lui; ecco, la sessualità come ricerca di piacere non si coinvolge nella dimensione di assunzione dell’altro, anche se ci sono delle apparenze, nella dimensione stessa del piacere, che danno l’idea che dell’altro ci si interessi.

Infatti, nella dinamica del piacere, da questo punto di vista, per esempio, gli orientali sono scaltritissimi; nella dinamica del piacere, conoscere il piacere dell’altro, i luoghi del piacere dell’altro, è funzionale al proprio piacere. Per accrescere il mio piacere io devo scatenare il piacere dell’altro, quindi devo essere abile.

Quindi nella stessa dimensione erotica, cioè limitata al piacere, io non posso ignorare l’altro, devo essere attento a lui almeno per quel tanto da destare in lui un piacere che ricade su di me e quindi crea una circolarità intensiva.

La partecipazione dell’altro al mio piacere incrementa complessivamente il vortice del piacere.

Quindi, già c’è un modo di amare onanistico, in cui si ignora il piacere dell’altro, e allora è chiaro che chi dà piacere, normalmente in quel caso non traendone, vuole trarre solo guadagno, e quindi ci sono lusinghe di piacere da una parte o dall’altra, quindi c’è una asimmetria nell’intenzione; c’è chi cerca il piacere e c’è chi, ignorando perfettamente il piacere, cerca il guadagno. Ci sono asimmetrie di questo tipo.

Ma ci sono asimmetrie anche nella dimensione che ci può essere uno che capisce bene che per sviluppare piacere deve essere attento all’altro e ci può essere uno che si contenta.

Allora, già da questo punto di vista, l’attenzione all’altro ci vuole, però non è ancora l’altro come quella persona lì, come il termine di una phília. È l’altro nel senso che c’è lo spregiudicato uso dei reciproci corpi al fine del raggiungimento del piacere.

Questo, di per sé, non sarebbe negativo, perché la gioia dei sensi è un bene di per sé, non ha bisogno di essere giustificata.

Io sono contro quei tentativi che devono sempre un po’ spiritualizzare il sesso per valorizzarlo: no! Ciò che dà piacere è buono in sé, quindi non c’è bisogno di giustificarlo.

Il rischio è, però, che la reciproca strumentalità nella ricerca del piacere non consentirà mai l’incontro con l’alterità, e quindi l’esito è una grande aridità.

La ricerca incondizionata del piacere produce una filosofia del disamore, cioè si fa l’amore con un grandissimo cinismo.

[Salvatore Natoli]

Eros


Allora per capire questo bisogna in primo luogo interrogarsi: perché a fronte dell’eros scatta l’interdetto? Chi è Eros? Eros è potenza, energia, forza.

Nella Teogonia di Esiodo, in fondo alla prima divinità, che appare?

Il testo dice:
Dunque, per primo fu Chaos, e poi Gaia dall’ampio petto, sede sicura per sempre di tutti gli immortali che possiedono le vette dell’Olimpo nevoso, e Tartaro nebbioso nei recessi della terra dalle ampie strade,

Poi Eros, il più bello fra gli dei immortali, che rompe le membra, e di tutti gli dei e di tutti gli uomini doma nel petto il cuore ed il saggio consiglio.

Eros è una potenza che rompe le membra, che sfibra, che è un turbine tempestoso; quando Eros prende, si è trascinati in questo vortice. Prende il petto, il cuore, la mente.

E per capire ancora meglio che cos’è Eros, è interessante, per un attimo, vedere le figure mitologiche, le molte nascite, perché Eros ha molte narrazioni relative alla sua nascita.

È figlio del vento e della notte: la Notte depose il suo uovo d’argento nell’immenso grembo dell’oscurità, dall’uovo balzò fuori il figlio del Vento chiamato Eros, dio dell’amore.

Eros figlio del vento, turbinante, trascinante.

Poi ci sono diversi nomi per Eros:
Protógonos, cioè colui che è nato per primo; cioè nell’apertura del mondo è Eros che erompe;
Phanétes, colui che porta la luce, nell’apertura dell’uovo d’argento, Eros porta la luce, libera le cose; nell’apertura il cielo e la terra si accoppiano e generano. Vi ho detto che Esiodo usa la parola Lysimelés, che rompe le membra, scioglie le membra.

Questo medesimo verbo riappare in un lirico greco, uno dei primi lirici, Lysimelei, che un traduttore italiano rende così: il desiderio strema.

E poi: .
il desiderio strema: ha l’occhio più struggente
del sonno e della morte,
lei non a caso dolce.
Astimelusa nulla mi risponde,
ma con la sua corona
pare una stella che tramuti loco
nella chiarìa del cielo,
pare un germoglio d’oro,
una morbida piuma...
 Il verso è di Alcmane.

Quindi l’amore è struggente più del sonno e della morte.

E poi un’altra figura classica: l’amore come follia, come mania.

C’è un verso di Anacreonte:
amo e non amo
sono pazzo e non sono pazzo,
e l’amore fa fare follie.

Qui tutte queste figure mostrano come Eros sia un qualcosa di potente, perturbante, che porta al di là della ragione, spinge alla pazzia.

Ecco perché nel momento stesso in cui è gioioso, fa paura.

Può essere una ragione di stravolgimento, di distruzione. Si può essere distrutti da questa stessa potenza che è generativa.

Ma c’è un altro elemento, un altro tema, qualora eros noi lo leggiamo come libido.

La parola latina libido viene da libet, lubet, che vuol dire: piace, aggrada, l’agire liberamente; quindi l’eros è libertà, non accetta barriere, non accetta confini: libido/libet; potremmo dire: così è se vi piace, il piacere non accetta limiti, non accetta confini.

E quindi, in quanto libertà incondizionata, eros è anche capriccio. Cioè questa potenza che crea legami, li scioglie con la stessa forza con cui li crea. Eros stringe un legame ma non si impegna al legame che stringe, perché se si impegnasse al legame che stringe, si limiterebbe; e quindi questa potenza pervasiva e perturbante è una potenza capricciosa.

I greci lo dipinsero come Kêr, ossia il dispetto.

Una divinità fallica, collegata ad Ermes e ad Ares, che suscita il desiderio nelle donne, attrae. C’è l’elemento fusivo e l’elemento penetrativo, quindi c’è una potenza d’amare ma c’è anche un amore della forza. Questo è molto importante.

C’è una potenza dell’amore ma c’è un amore della forza.

Non a caso Ares e Afrodite sono due figure mitiche che stanno insieme.

Ecco, questa indagine preliminare su Eros ci mostra come ciò che dà piacere, e il massimo del piacere, proprio perché tende a debordare illimitatamente, è dissipativo e come tale pericoloso; e l’uomo, il soggetto, può cadere schiavo, prigioniero di questo piacere, in balìa della sua potenza.

Ecco perché Eros è pericoloso, è un dio pericoloso.

Questo ragionamento non svaluta la sessualità, non c’è un elemento svalutativo della sessualità in questo. C’è un elemento di paura della sessualità, perché l’uomo ridotto in schiavitù dal proprio desiderio non si governa più e quindi la passione attenta all’individuo e soprattutto attenta ai legami sociali, perché unisce arbitrariamente e slega ciò che è legittimo. E quindi è un attentato fortissimo, e qui si pone un problema di società nei confronti dei legami familiari. Legami familiari che hanno caratteristica di fedeltà, ma nelle società arcaiche avevano caratteristica soprattutto di proprietà.

Allora consideriamo il primo aspetto: eros pericoloso perché può mettere l’uomo a repentaglio, lo mette in pericolo. Allora è chiaro che è necessario governare questo sentimento, è necessario praticare quella che i greci chiamavano: la enkráteia, cioè il governo di sé.

[Salvatore Natoli]


Eros e Agape

Nella phília c’è l’incontro soddisfacente con l’altro, ma ancora non c’è dono, non c’è l’assoluta incondizionata gratuità.
Uno studioso molti anni fa, intorno agli anni ’30, ha scritto un libro Eros e agápe, di Nygren.

Spiega eros ed agápe in questo modo: l’eros è quella dimensione in cui si ama ciò che ci dà soddisfazione, nell’agápe ci dà soddisfazione ciò che si ama. Nell’eros noi amiamo ciò che soddisfa il nostro piacere; nell’agápe troviamo piacere in ciò che amiamo e laddove siamo capaci di donare.

[Salvatore Natoli]

Attimi senza storia

Oggi qualsiasi adulterio non ha questo nome; si chiama ‘una storia’, ‘ho avuto una storia’.

È nobilitato da questa dimensione esplorativa della vita: ‘ho avuto una storia’.

Beh, se la storia è una, due, tre, sono tre belle storie, se sono quattro, cinque, beh, qui rischia di diventare storie ripetitive; poi se le storie durano un mese sono interessanti..., se durano una settimana, ecco cominciano a diventare meno storie, e poi attimi di una storia.

E poi attimi senza storia.

[Salvatore Natoli]

mediocrità

La mediocrità

Le menti mediocri condannano abitualmente tutto ciò che è oltre la loro portata.

[François de La Rochefoucauld]


Il mondo ama i mediocri. Il mondo odia coloro che sono molto buoni e coloro che sono molto malvagi. I buoni rappresentano un biasimo per i mediocri, per i quali i malvagi costituiscono un turbamento.

[Fulton Sheen]


I grandi spiriti hanno sempre trovato la violenta opposizione delle menti mediocri. La mente mediocre è incapace di comprendere l'uomo che rifiuta d'inchinarsi ciecamente ai pregiudizi convenzionali e sceglie, invece, di esprimere le proprie opinioni con coraggio e onestà.
[Albert Einstein]

Le emozioni vissute solitamente non vengono ricordate

Le emozioni vissute  solitamente non vengono ricordate e le passioni  vere stanno sempre nel presente: quando uno le ricorda é perchè non ce l’ha.
La passione - amorosa, politica - ha a che vedere con una intensità nella quale le conseguenze non contano molto, poichè uno non pensa al futuro. Nemmeno le rivive dopo: si ricordano i fatti, però é molto difficile ricordare l’intensità di una pasione.

Ricardo Piglia,

Una conversación con Ricardo Piglia, 2010

venerdì 27 febbraio 2015

solo l'amore e la memoria danno visioni

Solo la febbre e la poesia danno visioni.
Solo l´amore e la memoria

[ Roberto Bolaño, -  Sporco, malvestito (poesia) ]
*

Che leggendo s’imparava a dubitare e a ricordare.
Che la memoria era l’amore

[ Roberto Bolaño, I dispiaceri del vero poliziotto]
*

Per scrivere storie non occorre immaginazione
basta la memoria.
I romanzi si scrivono combinando i ricordi

[ Roberto Bolaño, citato da Javier Cercas ]
*

la patria di uno scrittore non è la sua lingua, o non solo la sua lingua,
ma anche la gente che ama.
E a volte la patria di uno scrittore non è la gente che ama ma i suoi ricordi.

[Roberto Bolaño, Discorso di Caracas ]
*

ripensare è un brivido che ti scorre sulle braccia

…ripensare è un negozio di trenini, un profumo, una storia

…ché, ripensare,  è un brivido che scorre sulle braccia


Francesca Mazzuccato 



ripensare…ciò che poteva essere e non é stato;
ciò che abbiamo atteso e desiderato che fosse e non é stato:
ciò che abbiamo temuto e non volevamo che accadesse e abbiamo avversato 

G.

fammi quello che vuoi

fammi quello che vuoi

fammi quello che hai sempre sognato di fare

fammi quello che mai nessun’altra

chiedi

chiedimi cose

scopri il mio limite

e mortificami

G. - 2014

Le poesie d'amore di Marichiko

Le poesie d'amore di Marichiko - parte prima

I sit at my desk.
What can I write to you?
Sick with love,
I long to see you in the flesh.
I can write only,
“I love you. I love you. I love you.”
Love cuts through my heart
And tears my vitals.
Spasms of longing suffocate me
And will not stop.

Sto seduta al mio tavolo.
Che cosa posso scriverti?
Malata d’amore,
anelo a vederti in carne e ossa.
Posso scrivere solo:
“Io ti amo, ti amo, ti amo”.
L’amore mi spacca il cuore
e mi strazia le viscere.
Spasimi di desiderio mi soffocano
e non vogliono smettere.

II
If I thought I could get away
And come to you,
Ten thousand miles would be like one mile.
But we are both in the same city
And I dare not see you,
And a mile is longer than a million miles.

Se pensassi di poter andare via
per venire da te,
diecimila miglia sarebbero un miglio.
Ma stiamo nella stessa città
e non oso vederti,
e un miglio è più lungo di un milione di miglia.

IV
You ask me what I thought about
Before we were lovers.
The answer is easy.
Before I met you
I didn’t have anything to think about.

Mi chiedi a cosa pensassi
prima di amarci.
Semplice, la risposta.
Io, prima d’incontrarti,
non avevo niente a cui pensare.

VI
Just us.
In our little house
Far from everybody,
Far from the world,
Only the sound of water over stone.
And then I say to you,
“Listen. Hear the wind in the trees.”

Noi soli.
Nella nostra casetta
lontano da tutti,
lontani dal mondo,
solo suono d’acqua sui sassi.
E io che ti dico:
“Ascolta. Senti il vento tra i rami.”

KENNETH REXROTH
traduzione di Francesco Dalessandro

Leggi  la parte I


poi in sua presenza l'emozione svaniva



"Era innamorata di Leon e ricercava la solitudine per poter godere liberamente di quel pensiero. La vista della sua persona turbava la voluttà' di quella meditazione.
 Emma palpitava al rumore dei suoi passi; poi, in sua presenza, l'emozione svaniva, e le restava solo un senso di stupore che finiva in tristezza"


"Sarà forse innamorato, si domandò. Di chi, dunque ? Ma di me! Tutte in una volta le si dispiegavano innanzi le prove ... e il cuore le balzò in petto. (…) Cominciò allora
l'eterno lamento: oh! Se il cielo lo avesse voluto! E perchè no! Chi lo impediva dunque?"


(Gustave  Flaubert  - Madame Bovary )


S'io fossi acqua


s'io fossi acqua
al mattino
sarei rugiada,
al mezzodì
sarei ruscello,
al tramonto
sarei torrente,

ma solo dopo
averti incontrato
sarei cascata...
e al tuo addio
sarei pozza arida e asciutta..

Nel deserto
dei miei giorni
tu
oasi fresca
e ristoratrice.

D.N.

Mi manchi

Mi manchi

Mi manchi
come il sole
per un fiore.

Mi manchi
come l'acqua
per la terra.

Mi manchi
come l'aria
per il respiro.

Mi manchi
come il mare
ai suoi pesci...

Non ci sei
Non ci sei per me.
Non sei per me.


D.N.

Ricordo e malinconia

Ricordo e malinconia

Nel lago dei tuoi occhi assai profondo
il mio povero cuore si scioglie e fonde.
Lì lo dissolvono
nell'acqua d'amore e di follia
Ricordo e Malinconia.

G. Apollinaire

Ho bisogno di silenzio

Ho bisogno di silenzio

Ho bisogno di silenzio
come te che leggi col pensiero
non ad alta voce
il suono della mia stessa voce
adesso sarebbe rumore
non parole ma solo rumore fastidioso
che mi distrae dal pensare.
Ho bisogno di silenzio
esco e per strada le solite persone
che conoscono la mia parlantina
disorientate dal mio rapido buongiorno
chissà, forse pensano che ho fretta.
Invece ho solo bisogno di silenzio
tanto ho parlato, troppo
è arrivato il tempo di tacere
di raccogliere i pensieri
allegri, tristi, dolci, amari,
ce ne sono tanti dentro ognuno di noi.
Gli amici veri, pochi, uno ?
sanno ascoltare anche il silenzio,
sanno aspettare, capire.
Chi di parole da me ne ha avute tante
e non ne vuole più,
ha bisogno, come me, di silenzio.

Alda Merini

la passione


… Non credi anche tu che il significato della vita sia semplicemente la passione che un giorno invade il nostro cuore, la nostra anima, e il nostro corpo e che, quantunque cosa accada, continua a bruciare in eterno, fino alla morte?
 E non credi che non saremo vissuti invano, poiché abbiamo provato questa passione?
E a questo punto mi chiedo: la passione è veramente così profonda, così malvagia, così grandiosa, così inumana?
Non può essere che si rivolga affatto a una persona precisa, ma soltanto al desiderio di sé?
Questa è la domanda. Oppure, nonostante tutto, si rivolge a una persona ben definita, alla stessa, misteriosa persona che può essere indifferentemente buona e cattiva, senza che l'intensità del nostro sentimento dipenda in alcun modo dalle sue azioni e dalle sue qualità?
 Rispondi, se ne sei capace” dice alzando la voce.
“Perché me lo domandi?” replica tranquillamente l'ospite. “Sai bene che è così”.E si esaminano a lungo, con attenzione.

(…Sandor Márai, Le brac)

tu mi desideravi

ho sempre dato per scontato che non ci potesse essere interesse da parte tua.......ma mi hai sempre attratto sin dall'inizio.......

...in questo momento vorrei tanto stringerti
e baciarti.....
riusciresti a sentire il mio cuore che batte....

mi basterebbe chiudere gli occhi e ascoltarti per toccare il cielo....
D.



ma cavolo! allora e' vero, e' proprio vero, tu mi desideri e vuoi fare l'amore! come siamo ciechi noi uomini a volte....e come sono incapace io, di capire il linguaggio dei sentimenti ! ecco....una donna mi desidera ma io ogni volta casco sempre dalle nuvole..... ma e poi mai avrei pensato che tu ti sentivi cosi' attratta da me.... ma io ora sono triste!
sai a volte, diciamo ogni 30 secondi, guardo il cellulare, controllo se la suoneria e' alta, ricordo ancora le chiamate continue, non mi illudo ma retso in attesa, mi tengo pronto.... sento il tono del messaggio in arrivo e mi precipito a guardare...nessun messaggio in arrivo, eppure io lo sento, sento che mi parla sottovoce nella notte....sussurrandomi ti amo.....
ma e' finita e' proprio finita ed io dovrei trovare il modo di riempire questo vuoto....ma cosi' come sono adesso, col cuore a pezzi e il dolore che mi consuma, come un tir passa sopra la mia anima e torna indietro
ti farei solo del male.....mi farei del male
oh si certo vorrei stordirmi smettere di pensare, svuotare la mente dove i ricordi si affollano distorti alla rinfusa........
davvero vuoi essere presa con furia? oh si sarei violento, ti strapperei i vestiti, ti spingerei in ginocchio, forte spingerei nella tua bocca, affonderei con rabbia i miei colpi.......

aprile 2009

Tu come la rosa



una rosa e' una rosa e' una rosa
Gertrude Stein 

 *** "

La rosa è senza perché: fiorisce perché fiorisce; non bada a se stessa, né si cura d'esser vista"
(Angelus Silesius)

 ***

 la rosa e' un mistero "che prodiga colore e non lo vede"
 (J.L.Borges )

Tu come la rosa

tu come la rosa
non chiedi di essere vista, come la rosa
tu non vedi la luce che prodighi
sono le persone come te, generose e altruiste,
che non degniamo di attenzione e ascolto nè ci preoccupiamo di
dare e ricambiare una bricciola di quello che riceviamo
noi cosi' bravi a fare calcoli e a misurare la nostra convenienza
G.

parlaci del dolore


E una donna disse: Parlaci del Dolore. E lui disse: Il dolore è lo spezzarsi del guscio che racchiude la vostra conoscenza. Come il nocciolo del frutto deve spezzarsi affinché il suo cuore possa esporsi al sole, così voi dovete conoscere il dolore. E se riusciste a custodire in cuore la meraviglia per i prodigi quotidiani della vita, il dolore non vi meraviglierebbe meno della gioia; Accogliereste le stagioni del vostro cuore come avreste sempre accolto le stagioni che passano sui campi. E veglieresti sereni durante gli inverni del vostro dolore.
 Gran parte del vostro dolore è scelto da voi stessi. E' la pozione amara con la quale il medico che è in voi guarisce il vostro male. Quindi confidate in lui e bevete il suo rimedio in serenità e in silenzio. Poiché la sua mano, benché pesante e rude, è retta dalla tenera mano dell'Invisibile, E la coppa che vi porge, nonostante bruci le vostre labbra, è stata fatta con la creta che il Vasaio ha bagnato di lacrime sacre.

Kahlil Gibran

Quando la donna amata lo abbandona,



Quando la donna amata

Quando la donna amata lo abbandona,
un uomo è invaso dentro da un vuoto
tondo come una grotta
in cui si formeranno stalattiti stupende.
Lentamente, come dentro la Storia
lo spazio vuoto riservato al senso,
allo scopo di tutto, alle lacrime.

Yehuda Amichai - Poesie ( a cura di Ariel Rathaus)
Crocetti Editore 1993,2001


giovedì 26 febbraio 2015

energia mutabile

energia mutabile

l'amore vero, tu lo sai, è volere
la gioia di chi non ci appartiene
è questo uscire, traboccare

da se stessi come il sangue dalle vene
per un taglio,
è l'irrinunciabile,
amore energia mutabile eterno bene.


(Giuseppe Conte-1945 )

 

Datura

Datura

sei tu nella notte , datura!
bianco veleno di passione
evanescente
come la schiuma del mare
che abbiamo immaginato
sei tu profumo di sale
finche dura e mi tormenta questa sete !

G. - 2009

Ti spoglio

Ti spoglio

Ti spoglio
con gli occhi.
Ti guardo
con gli abiti
civili...
che la società ci impone.
Ti vedo con gli abiti
che la natura ti ha dato.

Ti spoglio
con gli occhi.
Ti guardo
nella nuca
che lega il collo
alle tue spalle.

Le spalle larghe
che sono unite a quelle braccia forti.
Che portano al bacino stretto
ai fianchi
alle gambe.

Ti spoglio
con gli occhi
Ti guardo gli occhi
il mento
con quella fossetta
in cui infilo la lingua.
E poi scende la lingua verso altri siti..
fosse,rotondità
pienezze....

pienezze che voglio riempiano
i miei vuoti.

Ti spoglio
con gli occhi...
e le mani
seguono gli occhi...
e la lingua
segue quegli occhi
....
tutto il mio corpo
ti spoglia
e ti riveste
di me.

[ Dora Libretti ] - 2009

IMPETUOSO IL TUO CORPO È COME UN FIUME

IMPETUOSO IL TUO CORPO È COME UN FIUME

Impetuoso, il tuo corpo è come un fiume
in cui il mio si perde.
Se ascolto, sento solo il tuo rumore.
Di me, neanche il segno più breve.

Immagine dei gesti che tracciai,
irrompe puro e completo.
Per questo, fiume fu il nome che gli diedi.
E in esso il cielo diventa più vicino.

***

IMPETUOSO O TEU CORPO É COMO UM RIO

Impetuoso, o teu corpo é como um rio
onde o meu se perde.
Se escuto, só oiço o teu rumor.
De mim, nem o sinal mais breve.

Imagem dos gestos que tracei,
irrompe puro e completo.
Por isso, rio foi o nome que lhe dei.
E nele o céu fica mais perto.


EUGÉNIO DE ANDRADE

Se bevo la tua linfa amore mio

Se bevo la tua linfa amore mio

Se bevo la tua linfa amore mio
un moto ondoso si sviluppa dentro
e sulla via lattea rifulgente
continuo nell'orgasmo fino a Dio

Assunta Finiguerra

nel buio lo sentii accanto a me



quando chiusi di nuovo gli occhi - Dio mio, non l'ho fatto di mia volonta' - Nero mi si avvicino' cosi' dolcemente che, nel buio, lo sentii accanto a me. Capii che era comparso all'improvviso dietro di me, mi baciava la nuca, il collo, dietro le orecchie. ed era molto forte. Mi sentivo al sicuro perche' era forte, grande e potente, perche' riuscivo ad appoggiarmi a lui. La nuca mi solleticava, i capezzoli mi si inturgidivano. ero al buio con gli occhi chiusi e avvertii in maniera precisa il suo coso enorme, tanto che la testa prese a girarmi.

Orhan Pamuk • Il mio nome è rosso

mercoledì 25 febbraio 2015

Nacqui donna

Nacqui donna


Nacqui donna
Non bimba
ma donna bambina
Senza età
Ero già donna
Prima di venire
Al mondo
E i miei primi passi scalzi erano come dondolare sui tacchi
I tacchi vertiginosi
Di un sesso nascosto
Ma forte e
Impetuoso
nacqui donna
Prima ancora di sapere
Che volesse dire

D.N.

pensi di dare aiuto e invece ferisci


il piu' delle volte la gente fa esattamente l'opposto di quello che pensa o crede di fare......

pensi di dare aiuto e invece ferisci"

Orhan Pamuk - La nuova vita

°°°
"....faccio una cosa ma e' come se non fossi io.
Come se ci fosse qualcosa dentro di me che si agita

Orhan Pamuk, “Il mio nome e' Rosso”, Einaudi ed.

vivere nell'inganno è la nostra condizione naturale


Vivere nell'inganno è facile ed è la nostra condizione naturale, e in realtà questo non dovrebbe dolerci poi tanto". Si ricorda che tutti viviamo, in maniera parziale ma permanente, subendo l'inganno oppure praticandolo, raccontando soltanto una parte, nascondendo un'altra parte e mai le stesse parti alle diverse persone che ci circondano. E tuttavia, a quel che sembra, non siamo del tutto capaci di abituarci a ciò. E quando scopriamo che qualcosa non era come l'abbiamo vissuto - un amore o un'amicizia, una situazione politica o una aspettativa comune e addirittura nazionale - ci si presenta nella vita reale quel dilemma che può tormentarci così tanto e che in grande misura è il terreno della finzione: non sappiamo più com'è stato per davvero ciò che ci sembrava certo, non sappiamo più come abbiamo vissuto ciò che abbiamo vissuto, se è stato quello che abbiamo creduto fino a quando siamo stati ingannati o se dobbiamo gettare tutto quanto nel sacco senza fondo dell'immaginario e tentare di ricostruire i nostri passi alla luce della rivelazione presente e del disinganno. La più completa delle biografie non è fatta d'altro che di frammenti irregolari e di scampoli scoloriti, anche la propria biografia. Crediamo di poter raccontare le nostre vite in maniera più o meno ragionata e precisa, e quando cominciamo ci rendiamo conto che sono affollate di zone d'ombra, di episodi non spiegati e forse inesplicabili, di scelte non compiute, di opportunità mancate, di elementi che ignoriamo perché riguardano gli altri, di cui è ancora più arduo sapere tutto o sapere qualcosa. L'inganno e la sua scoperta ci fanno vedere che anche il passato è instabile e malsicuro, che neppure ciò che in esso sembra ormai fermo e assodato lo è per una volta e non per sempre, che ciò che è stato è composto anche da ciò che non è stato, e che ciò che non è stato può ancora essere

Javier Marías , frammento del discorso di Caracas del 2 agosto 1995
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