L'animale che mi porto dentro
Quello che tenevo compresso dentro di me e si presentava durante l’ora di educazione fisica o durante i film di Maciste, o certe sere quando andavo a dormire e avevo paura, era l’angoscia di dimostrare di essere maschio. Doverlo mostrare a tutti, ogni ora, ogni giorno, ogni settimana. E ogni volta misurare la mia inadeguatezza: non quanto ci fossi riuscito, ma quanto non ci fossi riuscito, quanto mancava; mi sembrava di non esserlo mai abbastanza. Era un’idea infantile, ma era l’idea che tutti intorno a me condividevano; se pure non l’avessi approvata, non c’era nemmeno modo di pensarci, l’unica cosa che mi teneva aggrappato al gruppo era quell’idea. E ogni mancanza mi rendeva vulnerabile. E di questa vulnerabilità non ne potevo piú.
Francesco Piccolo
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