lunedì 27 maggio 2024

Tistuzza di cirasa, tistuzza nica


Santina Lazzara



                         Sei

preziosa, sei

tistuzza di cirasa, boccucia di rosa spina

cosa fina e minuta

lacrima di limone e acqua, sei

non ti tediare, lo spasso di questi giorni è cosa effimera

le strade imboccate e i ponti e i mille fossi non sono nulla
a confronto

non ti tirare, non ti strattonare, che passa, si che passa

e ridi, riderai, rideremo redenti e vivi

io e te, tistuzza nica

veni cà, pigliami la mano, guarda a destra e a sinistra

proteggiti, abbracciati, guarda avanti, non guardare, guarda bene

che è solo notte, torna.


Santina Lazzara


domenica 26 maggio 2024

il medioevo


Alessandro Barbero

E’ così impaziente che non ho neanche il tempo di spogliarmi


ANAÏS NIN & HENRY MILLER




“Andiamo all’albergo. Henry vuole che parli io con la portiera. Le chiedo la stanza numero tre. Lei dice che sono trenta franchi. “Ce la darà per venticinque”, ribatto io. E prendo la chiave dal banco. M’incammino su per le scale. Henry mi ferma a mezza strada per baciarmi. Siamo nella stanza. Con la sua calda risata mi dice: “Anais, sei un diavolo.” Io non dico niente. E’ così impaziente che non ho neanche il tempo di spogliarmi. E qui vacillo, a causa dell’inesperienza, abbacinata dall’intensità di quelle ore. Ricordo solo la voracità di Henry, la sua energia, la sua scoperta delle mie natiche, che trova bellissime, e lo scorrere del miele, il parossismo di gioia, ore ed ore di coito. L’eguaglianza! […] Henry grida: dimmi, dimmi quello che senti. E io non posso. Ho il sangue agli occhi, alla testa.”

Henry e June, 1931- 1932


sabato 25 maggio 2024

Anais, ho intenzione di aprirti fin le budella


ANAÏS NIN & HENRY MILLER




“Quando torni ti organizzerò una festa letterario – chiavatoria, il che significa scopare e parlare e parlare e scopare, e tra l’ una e l’ altra attività una bottiglia di Anjou oppure un Vermouth Cassis. Anais, ho intenzione di aprirti fin le budella. Dio mi perdoni se questa lettera dovesse essere aperta per errore. Non posso farne a meno. Ti voglio. Ti amo. Per me sei cibo e bevanda, sei il maledetto motore di tutto. Starti sopra è una cosa, ma venirti vicino è un’altra […]. Ti amo come sei, amo i tuoi fianchi, il pallore dorato, la curva delle tue natiche, i tuoi succhi.”

Storia di una passione. Lettere” (1932-1953.


giovedì 23 maggio 2024

Autunno


Santina Lazzara



Stay with me

in questa notte senza nome/

quando resistono i cespugli all'ingerenza del pettine/

 

stay with me

nel verde rame che ti respiro dalla

bocca agl'occhi e

dentro un dono donato  per-donare

un senso a questo gioco di mani

spoglie di pugnali, poteri e recinzioni.../

 

stay with me

quando "la morte esiste i vivi" e non sente ragioni sull'oppio
naufragato su di noi

Noi/ siamo/ vivi /

ce lo ricorda il firmamento, il terzo occhio e un dardo

 

qualunque cosa tu veda

(Autunno)

qualunque cosa tu creda

(col mio nome)

 

l'Autunno chiude tutte le porte

spoglie di verde e sabbia

 

per quell'altro ancora possibile

c'è un resto che non torna corrispondenze.

 

- i giorni vanno a viversi da soli

degni di se e da Re! -

 

( e tu)

chiamami solo col mio nome

misura dell'esattezza che è

Il troppo silenzio da questa parte

non mi dice chi sono.

 

Sai

l'aria non ha più quel sapore

di quando eravamo bambini

vado a cercarmi un altro baratro da 

nel contraddittorio di un pensiero IN-differente

 

Ogni cosa ritornerà al suo posto

anche se fosse diverso

ma mai quello di un altro

 

C'erano due occhi

tre pezzi di pane

un accendino.

Mancavano libertà e coraggio

il divorzio gli fece vedere il dopo

l'aldilà della deriva

tutta la povertà del capitale

(la solitudine dei numeri primi)

 

Non me ne volere

perdonami se puoi

Non posso arrestare le foglie d'Autunno

ho solo un po’ di cielo, io,

in questa cornice sempre uguale

abitata da sguardi immobili

sui cuscini dei passanti

  

Non è detto che torneremo

Cadremo e basta.

E come la pioggia alla terra

respireremo fango e dio sulle dita di cemento

 

Ora va

che ti racconto di una rima nuova

 

L'Autunno è già qui

e noi non siamo ancora pronti
 


Santina Lazzara


mercoledì 22 maggio 2024

SUD


fERDINANDO SCIANNA

la festa è finita.


Giovanni de Mussis

resoconto di un banchetto di nozze a Piacenza, nel 1388


Nel cibo tutti fanno meraviglie, soprattutto nei banchetti di nozze, che per lo più seguono questo ordine: vini bianchi e rossi per cominciare, ma prima di tutto confetti di zucchero. Come prima portata danno un cappone o due e un gran pezzo di carne per ciascun tagliere [uno serviva per due persone, n.d.a.], cotto con mandorle e zucchero e altre buone spezie. Poi si danno carni arrostite in gran quantità, ossia capponi, polli, fagiani, pernici, lepri, cinghiali, caprioli o altro, a seconda della stagione dell’anno. Poi danno torte e giuncate con confetti di zucchero sopra. Poi frutta.
Infine, dopo aver lavato le mani, prima che si levino le tavole si dà da bere e un confetto di zucchero, e poi ancora da bere. Al posto delle torte e delle giuncate, alcuni danno all’inizio del pranzo delle torte fatte con uova, formaggio e latte, con sopra una buona quantità di zucchero.
Per cena si danno, all’inverno, gelatine di carni selvatiche, di cappone, di gallina o vitello, o gelatine di pesci; poi arrosto di cappone e di vitello; poi frutta. Lavate le mani, prima che si tolgano le mense danno da bere e confetti di zucchero, e poi ancora da bere.
D’estate invece si dà, sempre per cena, gelatina di gallina e cappone, di vitello, capretto, maiale; o gelatina di pesci. Poi arrosto di pollo, capretto, vitello; o di papero, di anatra, o di altre carni, secondo la disponibilità del momento. [...]
Il secondo giorno dopo le nozze si danno lasagne di pasta col formaggio e lo zafferano, lo zibibbo e le spezie. Poi arrosto di vitello e frutta. Per cena, ciascuno se ne torna a casa sua: la festa è finita.

citazione contenuta in "La vita segreta nel medioevo " di Elena Percivaldi


martedì 21 maggio 2024

NON CI AVREBBE VISTI NESSUNO


Konstantinos Kavafis



Sarà stata l’una di notte
o l’una e mezzo.

In un angolo della bettola,
dietro il separé di legno.
A parte noi, completamente vuoto il locale.
Una lampada a petrolio lo rischiarava appena.
Il cameriere, a lungo insonne, ora dormiva sulla porta.

Non ci avrebbe visti nessuno.
Ma eravamo tanto eccitati già
da abbandonare ogni cautela.

Si schiusero i vestiti – che non erano molti,
essendo un luglio splendido e cocente.

Godimento carnale
tra gli abiti dischiusi;
rapido denudarsi della carne – la cui visione
ventisei anni ha traversato, e viene
a rimanere in questi versi.
     


Poesie erotiche (Crocetti, 2011),


lunedì 20 maggio 2024

Questa è la nostra vecchia storiella.


Claire Vaye Watkins



Questa è la nostra vecchia storiella. Come tutti i nostri ricordi, ci piace tirarla fuori una volta ogni tanto e piazzarla sul tavolo della cucina, come fa mia moglie con i suoi modelli di cucito, lì dove mettiamo a confronto la forma della nostra vita attuale con quella che allora immaginavamo sarebbe stata,

Nevada


domenica 19 maggio 2024

sabato 18 maggio 2024

Profumo di arancio in fiore, promesse vane di un amor, che volarono via con il vento


Ricardo Piglia



Prima di tutto bisogna imparare a soffrire, poi ad amare, poi a partire e alla fine camminare senza pensieri Camminare senza pensieri. Impossibile. La frase di quel tango gli suonò in testa come una inutile illusione. Riccardo Piglia - L'invasione
Primero hay que saber sufrir Después amar, después partir Y al fin andar sin pensamiento Perfume de naranjo en flor Promesas vanas de un amor Que se escaparon en el viento


testo del tango Naranjo en flor, scritto da Homero Aldo Exposito nel 1944
Era más blanda que el agua
Que el agua blanda
Era más fresca que el río
Naranjo en flor
Y en esa calle de estío
Calle perdida
Dejó un pedazo de vida
Y se marchó

Primero hay que saber sufrir
Después amar, después partir
Y al fin andar sin pensamiento
Perfume de naranjo en flor
Promesas vanas de un amor
Que se escaparon en el viento

Después, qué importa del después
Toda mi vida es el ayer
Que me detiene en el pasado
Eterna y vieja juventud
Que me ha dejado acobardado
Como un pájaro sin luz

¿Qué le habrán hecho mis manos?
Qué le habrán hecho
Para dejarme en el pecho
Tanto dolor
Dolor de vieja arboleda
Canción de esquina
Y con un pedazo de vida
Naranjo en flor

Primero hay que saber sufrir
Después amar, después partir
Y al fin andar sin pensamiento
Perfume de naranjo en flor
Promesas vanas de un amor
Que se escaparon con el viento

Después, qué importa del después
Toda mi vida es el ayer
Que me detiene en el pasado
Eterna y vieja juventud
Que me ha dejado acobardado
Como un pájaro sin luz 


Vederla arrabbiata era per lui la cosa più prossima al vederla soffrire.


Claire Vaye Watkins



Vederla arrabbiata era per lui la cosa più prossima al vederla soffrire.
E che male c'era, pensava, se la propria moglie dal carattere impetuoso si sentiva in colpa e per farsi perdonare gli preparava una bistecca, gli massaggiava i piedi e gli faceva un pompino?

Nevada - Neri Pozza


venerdì 17 maggio 2024

Vogliamo che nell’orto sia coltivata ogni possibile pianta


Carlo Magno



Vogliamo che nell’orto sia coltivata ogni possibile pianta: il giglio, le rose, la trigonella, la balsarnita, la salvia, la ruta, l’abrotano, i cetrioli, i meloni, le zucche, il fagiolo, il cumino, il rosmarino, il careium, il cece, la scilla, il gladiolo, l’artemisia, l’anice, le coloquentidi, l’indivia, la visnaga, l’antrisco, la lattuga, la nigella, la rughetta, il nasturzio, la bardana, la pulicaria, lo snúmio, il prezzemolo, il sedano, il levistico, il ginepro, l’aneto, il finocchio, la cicoria, il dittamo, la senape, la satureja, il sisimbrio, la menta, il mentastro, il tanaceto, l’erba gattaia, l’eritrea, il papavero, la bieta, la vulvagine, l’altea, la malva, la carota, la pastinaca, il bietolone, gli amaranti, il cavolo-rapa, i cavoli, le cipolle, l’erba cipollina, i porri, il rafano, lo scalogno, l’aglio, la robbia, i cardi, le fave, i piselli, il coriandolo, il cerfoglio, l’euforbia, la selarcia.
E l’ortolano faccia crescere sul tetto della sua abitazione la barba di Giove.
Quanto agli alberi, vogliamo ci siano frutteti di vario genere: meli cotogni, noccioli, mandorli, gelsi, lauri, pini, fichi, noci, ciliegi di vari tipi.
Nomi di mela: gozmaringa, geroldinga, crevedella, spiranca, dolci, acri, tutte quelle di lunga durata e quelle da consumare subito e le primaticce.
Tre o quattro tipi di pere a lunga durata, quelle dolci, quelle da cuocere, le tardive

Carlo Magno - editto del 795 DC

Elena Percivaldi - La vita segreta nel medioevo


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