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… Ada mia – da tre ore sono a letto. Ho con me le tue piccole fotografie – come sempre – e le tue ultime lettere, brucianti di passione che mi mettono l’inferno nel sangue. Non ho potuto chiudere occhio un solo momento(3 ore di mattina). Lei(la moglie Carla) dorme profondamente – Sento il suo respiro cadenzato in ritmo monotono che mi dà la sicurezza che posso scriverti qualche parola per sfogare – diminuire la febbre che ho nel sangue.
Non scandalizzarti – ma cerca di comprendere lo stato mio acuto di sensualità da tempo contenuta… Ho voglia – ho desiderio di te – di tutta te… Ho le vene che pare vogliano scoppiare! Le tue lettere mi rendono pazzo – Tu mi desideri – mi vuoi – ed io non so più contenere la mia brama voluttuosa – vorrei baciarti dalla testa ai piedi – succhiarti ogni angolo – ogni meandro più ascoso del tuo adorato corpo. Le tue parole «mio uomo – mio Dio – mio tutto – mi stringo a te per baciarti, baciarti fino alla disperazione – fino a che tu mi chiedi pietà» mi tolgono il lume dagli occhi – non vedo più giusto – sono come pazzo – potrei commettere un delitto!! Ada, amo la tua bocca e i tuoi baci – quelli terribili che bevono la vita…
Ma possederti – sprofondato in te – uno solo – guardandoti negli occhi – vedendo – guardando quei tuoi occhi magnifici cerchiandosi poco a poco di nero come vinti – stanchi per voluttà goduta – oh! tu non sai cosa sia di divino – di sovrumano per il tuo Artù! Tu non sai cosa sei tu per me! Vorrei essere io Ada e tu Artù – solo allora tu potresti comprendere quale immensa – trascendentale voluttà sia possedere – godere una creatura della tua grazia – della tua bellezza! Tu dici che ti scavo l’anima – ma tu mi scavi anima – corpo – la vita tutta. Ma quando – quando potremo possederci interamente – avvinghiati – sprofondati uno nell’altro – colle bocche anelanti – unite in attesa della voluttà suprema nell’istesso momento? Quando – quando? Dimmi tu Ada… Avverrà mai questo miracolo? Godere nello stesso momento? Dopo avvenga ciò che il buon Dio vorrà – anche la morte!
Arturo Toscanini - lettere ad Ada Mainardi