Le cose che non facciamo
Andrés Neuman
Ruth sollevò la racchetta, si alzò e allungò un braccio per tracciare una riga sulla sabbia. Era una linea non proprio retta, lunga un metro circa, che separava Ruth dal marito. Finito di disegnarla, lasciò la racchetta, si accomodò di nuovo sulla sdraio e accavallò le gambe.
«Molto bella», disse Jorge, incuriosito ma seccato.
«Ti piace?», ribatté Ruth. «Allora non oltrepassarla».
[...]
«Fa’ come vuoi. Ma non oltrepassare la riga».
[...]
«Voglio solo una cosa», disse lei, «che resti dalla tua parte».
[...]
«Se ti disturba tanto questa conversazione, possiamo chiuderla qui. E se vuoi andartene a casa, avanti, va’ e goditi la cena. Quanto alla riga, però, non se ne parla. Non è ridicola e tu non oltrepassarla. Non attraversarla. Ti ho avvertito».
[...]
«La sai una cosa? Starai anche difendendo un sacco di principi, sarai analitica quanto ti pare, ti crederai molto coraggiosa, ma in realtà ti stai solo nascondendo dietro a una riga. Ti nascondi! Quindi fammi il favore di cancellarla, di prendere le tue cose e ne discuteremo tranquillamente a cena. Adesso l’attraverso. Mi dispiace. C’è un limite a tutto. Anche alla mia pazienza».
Ruth scattò in piedi come una molla, rovesciando la sdraio. Jorge si fermò ancor prima di aver mosso un passo.
«Certo che tutto ha un limite!», gridò lei. «E ci credo che ti piacerebbe che mi nascondessi. Ma stavolta non ti illudere. Tu non vuoi una cena: tu vuoi una tregua. E non l’avrai, mi hai sentita?, non l’avrai finché non accetterai davvero che questa linea si cancella quando lo dico io, e non perché a te scappa la pazienza».
«Mi stupisce vederti così autoritaria. E poi ti lamenti di me. Mi stai proibendo di avvicinarmi. Io con te non l’ho mai fatto».
«Jorge. Tesoro. Ascolta», disse Ruth abbassando la voce, sistemandosi la frangetta, raddrizzando la sedia, sedendosi di nuovo. «Stammi a sentire, d’accordo? Non è che ci sia una linea. Ce ne sono due, capisci?, ce ne sono sempre due. E io vedo la tua. O mi sforzo di vederla, per lo meno. So che è lì, da qualche parte. Ti propongo una cosa. Se ti sembra ingiusto che cancelliamo questa riga quando lo dico io, tracciane tu un’altra, allora. È facile. Lì c’è la tua racchetta. Tira una riga!»
Jorge scoppiò a ridere.
«Dico sul serio, Jorge. Spiegami le tue regole. Mostrami il tuo spazio. Dimmi: non oltrepassare questa riga. Vedrai che non proverò mai a cancellarla».
«Brava furba! Ovvio che non la cancelleresti, perché io non traccerei mai una riga come questa. Non mi passerebbe neanche per la testa».
«Ma se la tracciassi, fin dove arriverebbe? Ho bisogno di saperlo».
«Non arriverebbe da nessuna parte. Non mi piacciono le superstizioni. Preferisco essere spontaneo. Voglio poter passare dove mi pare. Litigare solo se c’è una ragione valida».
«Voglio solo che tu spinga lo sguardo un po’ oltre il tuo spazio», disse lei.
«E io voglio solo che mi ami», disse lui.
Ruth sbatté gli occhi, più volte. Se li sfregò con le due mani, come per cercare di pulir via tutto il vento umido che l’aveva colpita quel pomeriggio.
«È la risposta più terribile che potessi darmi», disse.
Jorge pensava di andare a consolarla e si rendeva conto che non doveva. Gli bruciava la schiena. Aveva i muscoli doloranti. Il mare aveva ingoiato la palla del sole. Ruth nascose il viso. Jorge abbassò gli occhi. Guardò la riga ancora una volta: gli sembrò più lunga di un metro.
Andrés Neuman "Le cose che non facciamo"
Una riga sulla sabbia
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