Un’ombra, sei, che sciama soavemente sul
mio pensiero, tenebra divina delle tue ciglia, conserte
come ali di farfalla, vellutata peluria alle tue occhiaie.
Sì, o mio Anuarí, una notte, la più beata notte della mia
vita, sulla mia spalla riposò il tuo volto, ed era così intimo
il piacere, che il mio respiro musicò il tuo sonno.
Ti addormentasti, mia dolce creatura, dopo aver aggrinzito
il mio cervello ed il mio cuore, con ansiose labbra
di gioventù, simile a un’ape lussuriosa di nettare e
profumo,
e queste tenebre delle tue ciglia sono come cortine che mi
chiudono alla luce del sole e mi travolgono in confusa
vertigine alle soglie del tuo grave Paese. Sì, una notte,
la mia unica notte, la più lieta, si chinò sul mio seno la tua
fronte e vi raccolse il sogno delizioso ed il guanciale
dell’eternità.
Teresa Wilms Montt