Domenico Starnone
Mariella
Antipatico. Con la bocca larga. Peloso. Dei maschi la cosa che mi disturbava di piú, allora, era la barba troppo fitta, l’impressione di ruvido e sgranato. Almeno a partire dai quattordici anni, disse Mariella, avevo desiderato un uomo bellissimo per farci l’amore. L’amore, però, non chiavare. L’amore con i baci e gli abbracci. Tener stretto un ragazzo tutto liscio, con gli occhi grandi e teneri, pulito, glabro, molto gentile, che mi entrasse piano dentro senza farmi male, mentre io gli dicevo in bocca, a occhi chiusi: che-fai-o-mio-dio-che-succede, e lui: niente-non-succede-niente-non-ti-preoccupare. Invece la gran parte di voi, già solo nell’aspetto, mi sembrava capace soltanto di chiavare e mi spaventavo, mi disgustavo. Mina, pensavo, a vederla in televisione con quelle sue gonne corte e le calze di nylon con la riga, doveva averlo fatto prestissimo, senza nessuna preoccupazione, con gioia, urlando di piacere, caso mai cantando. Io invece mi sentivo delicata, una delicatezza tutta concentrata sulla soglia dell’apparato urogenitale. Sebbene fossi in genere spericolata e non temessi mai di ferirmi, non tolleravo l’idea che qualcuno mi penetrasse, pensavo al vostro coso come se avesse in punta pezzi di vetro o di metallo, e desiderio e paura facevano continuamente a pugni. Qualsiasi corpo troppo marcatamente maschile mi allarmava. Guardavo solo i ragazzi che erano armoniosi come femmine, quelli poco aggressivi, e prendevo in giro tutti gli altri. Non mi fidavo di nessuno, non mi affidavo. Per cui, ammesso che una pur lieve inconscia aspettativa erotica ci fosse, appena t’ho visto è subito svanita.
Autobiografia erotica di Aristide Gambia
Domenico Starnone
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