Naufragio Approderemo nell'intimità del silenzio colmeremo i vuoti e le mancanze cammineremo sull'acqua che limpida scorre tra le due rive ci morderemo gli occhi per aver sciupato questo fiore stolti e ingrati e ciechi e stupidamente muti Ti darò la buonanotte mentre già dormi mi stringerò nel tuo respiro per sentire i tuoi pensieri che mi diranno quando è finita la tua illusione quanti anni di finzione dovrò cancellare quanta pena per me hai dovuto sopportare e perchè non è finita quando doveva finire mi morderò le mani che non hanno saputo abbracciarti mi morderò la bocca per tutti i baci non dati in quei brevi attimi fugaci in cui siamo stati l'uno per l'altra mi strapperò gli occhi per non aver voluto vedere il filo spezzato la lenta agonia di una illusione per non essere sparito quando hai preso la tua strada per aver mendicato un bacio per aver confuso la pietà con la speranza per non aver capito in tempo che tu non eri per me ed io non sono mai stato per te ma ti starò accanto fino al risveglio candida come una bimba rinasci nell'alba e non avrai bisogno di aprire la tua anima e sarà tutto rimosso tutto dimenticato e non avremo bisogno di capire nell'intimità del silenzio dove siamo naufragati. Marcello C.
sabato 31 dicembre 2016
naufragio
Lo senti?
[...]
Lo senti?
Senti come tace
nel rumore assordante
Del mio silenzio?
Daniela N.
dunque la notte
Dunque: la notte
— Duesoli (@duesoli) 30 settembre 2016
bagagli
di pensieri scartati
d'attese
di stelle cadenti
stese, piccole
ore veloci, distese
_camminano_#duesoli
è stata bella la vostra compagnia
https://t.co/rLSvsjxAM3 #playever la mia canzone adorata x voi @_Ironica_1 @Gonzalo11azul @lacattivamadre @roAtzori @yarlaim
— carmeliño (@carmelo_pnt) 31 dicembre 2016
Canto elegiaco
Arrivederci.
A domani.
Al prossimo incontro.
Questo non vogliono più
(se non vogliono) ripeterlo.
Rimessi a un infinito
(se non diverso) silenzio.
Intenti solo a quello
(se solo a quello)
a cui li costringe l’assenza.
Quanti di quelli che ho conosciuto (se davvero li ho conosciuti), uomini, donne (se la divisione resta valida), hanno varcato questa soglia (se è una soglia), hanno attraversato questo ponte (se può chiamarsi ponte) – Quanti dopo una vita più o meno lunga, (se per loro fa ancora differenza), buona, perchè è cominciata, cattiva, perchè è finita (se non preferiscono dire il contrario), si sono trovati sull’altra sponda (se si sono trovati e se l’altra sponda esiste) – Non mi è data certezza della loro sorte ulteriore (sempre che sia una sorte comune e ancora una sorte) – Hanno tutto (se la parola non è riduttiva) dietro di sè (se non davanti a sè) – Quanti di loro sono saltati dal tempo in corso e svaniscono sempre più mesti in lontananza ( se ci si fida della prospettiva) – Quanti (se la domanda ha senso, se si può arrivare alla somma finale prima che chi conta aggiunga se stesso) sono caduti nel più profondo dei sonni (se non ce n’è di più profondi) – Arrivederci. A domani. Al prossimo incontro. Questo non vogliono più (se non vogliono) ripeterlo. Rimessi a un infinito (se non diverso) silenzio. Intenti solo a quello (se solo a quello) a cui li costringe l’assenza.Wislawa Szymborska
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non ho mai dipinto sogni
Mi scriva
— vanda (@zanzibardy) 27 dicembre 2016
Scrivere è come baciare
Solo senza labbra
Scrivere è baciare con la mente
~D.Glattauer #VentagliDiParole pic.twitter.com/2TjjIYDvi8
La letteratura non permette di camminare
— Daniela Colavitti (@danicolavitti) 30 dicembre 2016
Ma permette di respirare 🌷#AlCaffèDellaCultura ☕ @CasaLettori @CaffeFilosofico @AerariumL pic.twitter.com/d6Yv4vSAHQ
Una realtà terribile che la induce a dichiarare " Non sono morta e, per di più ho una ragione per vivere. Questa ragione è la pittura " https://t.co/QBt4hvnq6l
— gemma preziosa (@PreziosaGemma) 24 dicembre 2016
non porto niente e niente troverò
“Vengo dalle parti di Beja.
— VentagliDiParole (@VentagliP) 27 dicembre 2016
Vado verso il centro di Lisbona.
Non porto niente e niente troverò.”
Fernando Pessoa#VentagliDiParole pic.twitter.com/SxFtGZXorB
Canzone minore
Darò tutto agli altri
e piangerò la mia passione
come un bambino abbandonato
in un racconto sbiadito.
Hanno gocce di rugiada le ali dell’usignolo, gocce chiare di luna rapprese d’illusione. Il marmo della fonte raccoglie il bacio dello zampillo, sogno di umili stelle. Tutte le bambine dei giardini quando passo mi dicono addio. Anche le campane mi dicono addio. Nel crepuscolo gli alberi si baciano. Ed io piango lungo il viale, grottesco e senza rimedio, triste come Cyrano e Don Chisciotte, redentore di impossibili infiniti al ritmo dell’orologio. Vedo gigli appassire a contatto della mia voce macchiata di luce sanguigna, e nella mia lirica canzone indosso abiti da pagliaccio impolverato. L’amore vago e bello si è nascosto sotto un ragno. E il sole come un altro ragno mi nasconde con le sue zampe d’oro. Mai raggiungerò la buona sorte, perché son come l’Amore stesso, con frecce di pianto nella faretra del cuore. Darò tutto agli altri e piangerò la mia passione come un bambino abbandonato in un racconto sbiadito.Federico García Lorca
lagrimas negras
aunque tu has muerto todas mis ilusiones
Y en vez de maldecirte con gusto en cono
en mis sueños te colmo
en mis sueños te colmo de bendiciones
lagrimas negras - Buena Vista Social Club
Aunque tu me has hechado en el abandono aunque tu has muerto todas mis ilusiones Y en vez de maldecirte con gusto en cono en mis sueños te colmo en mis sueños te colmo de bendiciones Sufro la inmesa pena de tu extravio siento el dolor profundo de tu partida Y lloro sin que sepas que el llanto mio Tiene lagrimas negras Tiene lagrimas negras como mi vida Tu me quieres dejar yo no quiero sufrir contigo me voy mi santa aunque me cueste morir Ay tu me quieres dejar yo no quiero sufrir contigo me voy mi santa aunque me cueste morir Un jardinero de amor siembra una flor y se va otro viene y la cultiva de cual de los dos sera Ay tu me quieres dejar yo no quiero sufrir contigo me voy mi santa aunque me cueste morir Amada prenda querida no puedo vivir sin verte porque mi fin es quererte y amarte toda la vida Ay tu me quieres dejar yo no quiero sufrir contigo me voy mi santa aunque me cueste morir Yo te lo digo mi amor te lo repito otra vez contigo me voy mi santa porque contigo morire Ay tu me quieres dejar yo no quiero sufrir contigo me voy mi santa aunque me cueste morir Tu me quieres dejar yo no quiero sufrir contigo me voy mi santa aunque me cueste morir Yo te lo digo mi amor que contigo morire contigo me voy mi santa te lo repito otra vez Ay tu me quieres dejar yo no quiero sufrir contigo me voy mi santa aunque me cueste morir
lagrimas negras - Buena Vista Social Club
- #playever
ah se non mi avesssi svelato l'inganno!
Javier Marias
[...]
«Vivere nell’inganno è facile ed è la nostra condizione naturale, e in realtà questo non dovrebbe dolerci poi tanto».
Si ricorda che tutti viviamo, in maniera parziale ma permanente, subendo l’inganno oppure praticandolo, raccontando soltanto una parte, nascondendo un’altra parte e mai le stesse parti alle diverse persone che ci circondano. E tuttavia, a quel che sembra, non siamo del tutto capaci di abituarci a ciò.
E quando scopriamo che qualcosa non era come l’abbiamo vissuto – un amore o un’amicizia, una situazione politica o una aspettativa comune e addirittura nazionale – ci si presenta nella vita reale quel dilemma che può tormentarci così tanto e che in grande misura è il terreno della finzione: non sappiamo più com’è stato per davvero ciò che ci sembrava certo, non sappiamo più come abbiamo vissuto ciò che abbiamo vissuto, se è stato quello che abbiamo creduto fino a quando siamo stati ingannati o se dobbiamo gettare tutto quanto nel sacco senza fondo dell’immaginario e tentare di ricostruire i nostri passi alla luce della rivelazione presente e del disinganno.
Javier Marias
Così ha inizio il male
Javier Marias
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Di chi sono
Io sono dell’inverno ostile ai frutti
e della morte, se il tempo lo chieda,
io sono dell’amore, di cui sbaglio la porta,
al posto di una mela ai vermi lasciato in preda.
Io sono dei piovaschi e delle siepi e delle erbe chinate dalla pioggia e della chiara canzone che non gorgheggia, del desiderio che sta chiuso in lei. Di chi sono? Io sono di ogni piccola cosa smussata che mai spigoli ha conosciuto, dei piccoli animali che reclinano la testa, sono della nuvola quando è straziata. Di chi sono? Io sono del timore che mi ha tenuto con le sue trasparenti dita, del coniglietto che in un giardino in penombra esercita il suo fiuto. Di chi sono? Io sono dell’inverno ostile ai frutti e della morte, se il tempo lo chieda, io sono dell’amore, di cui sbaglio la porta, al posto di una mela ai vermi lasciato in preda.Jirí Orten
La fine e l'inizio
Sull’erba che ha ricoperto
c’è chi deve starsene disteso
con una spiga tra i denti,
perso a fissare le nuvole.
Dopo ogni guerra c’è chi deve ripulire. In fondo un po’ d’ordine da solo non si fa. C’è chi deve spingere le macerie ai bordi delle strade per far passare i carri pieni di cadaveri. C’è chi deve sprofondare nella melma e nella cenere, tra le molle dei divani letto, le schegge di vetro e gli stracci insanguinati. C’è chi deve trascinare una trave per puntellare il muro, c’è chi deve mettere i vetri alla finestra e montare la porta sui cardini. Non è fotogenico, e ci vogliono anni. Tutte le telecamere sono già partite per un’altra guerra. Bisogna ricostruire i ponti e anche le stazioni. Le maniche saranno a brandelli a forza di rimboccarle. C’è chi, con la scopa in mano, ricorda ancora com’era. C’è chi ascolta annuendo con la testa non mozzata. Ma presto lì si aggireranno altri che troveranno il tutto un po’ noioso. C’è chi talvolta dissotterrerà da sotto un cespuglio argomenti corrosi dalla ruggine e li trasporterà sul mucchio dei rifiuti. Chi sapeva di che si trattava, deve far posto a quelli che ne sanno poco. E meno di poco. E infine assolutamente nulla. Sull’erba che ha ricoperto le cause e gli effetti, c’è chi deve starsene disteso con una spiga tra i denti, perso a fissare le nuvole.Wislawa Szymborska
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— Dani_ora 🎧📚⏳ (@_Ironica_1) 31 dicembre 2016
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Next Year
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Avvicinati piano ai miei domini
che le tue dita tentino lo spazio
ciecamente, l'oscurità che avvolge
il mio corpo;
Avvicinati piano ai miei domini; che le tue dita tentino lo spazio ciecamente, l'oscurità che avvolge il mio corpo; che costruiscano un cammino e giungano a me attraverso il velo spesso e taciturno delle ombre. Salvami con la luce che hai fra le dita se mi toccano, scongiura l'indolenza, scaldami o ustionami col tatto splendido e chiaro delle tue mani. Come le farfalle della notte fino alla fiamma volerò – da te evocata – ché preferisco bruciare che rimanere oscura.Josefa Parra
venerdì 30 dicembre 2016
E non dovrebbe mai smettere di provarci
Una persona, da sola non è in grado di dare tutto a un'altra......
Ma dovrebbe volerlo.
E non dovrebbe mai smettere di provarci.
When you really care about someone
When you really care about someone, their happiness matters more than yours.
— Women Of History (@WomenfHistory) 29 dicembre 2016
Take control of your emotions before emotions take control of you...
— Women Of History (@WomenfHistory) 25 dicembre 2016
'Alla fine solo tre cose contano,
— paola (@8papere) 28 dicembre 2016
quanto hai amato
come hai vissuto
e con quanta grazia hai lasciato andare cose non destinate a te' pic.twitter.com/wa0sXZqHAW
Respect yourself enough
Respect yourself enough to walk away from anything that no longer grows you.
— Women Of History (@WomenfHistory) 29 dicembre 2016
just accepted
Don't try to understand everything. Sometimes it is not meant to be understood, just accepted.
— Women Of History (@WomenfHistory) 29 dicembre 2016
Avvicinati piano ai miei domini
che le tue dita tentino lo spazio
ciecamente, l'oscurità che avvolge
il mio corpo.
Avvicinati piano ai miei domini; che le tue dita tentino lo spazio ciecamente, l'oscurità che avvolge il mio corpo; che costruiscano un cammino e giungano a me attraverso il velo spesso e taciturno delle ombre. Salvami con la luce che hai fra le dita se mi toccano, scongiura l'indolenza, scaldami o ustionami col tatto splendido e chiaro delle tue mani. Come le farfalle della notte fino alla fiamma volerò – da te evocata – ché preferisco bruciare che rimanere oscura.Josefa Parra
Posso io o no
retrocedere andando tra le cose
ridiventare l’ultimo dei venti
solo una cosa e non una paura
Posso io o no ridiventare pura nel puro flusso delle cose retrocedere andando tra le cose ridiventare l’ultimo dei venti solo una cosa e non una paura tra le cose, fino all’argine grigio della prosa se ridivento pura della voce che ero ride il vento la mia voce sterrata è una piramide sepolta nella stradaSonia Gentili