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Freud ha messo in rilievo come la dimensione illusoria dell’innamoramento si consumi di fronte agli inganni dello specchio. Lo abbiamo già visto: l’Io ama e ricerca nell’Altro solo la propria immagine idealizzata. Per questo, alla minima sbavatura di questa immagine, l’enfasi amorosa potrà facilmente evaporare lasciando il passo a un odio più o meno rancoroso.
Basta poco perché questo avvenga: un colpo di tosse imprevisto, il colore sbagliato di un calzino, la scoperta della misura eccessiva dei piedi, la carenza nella cura dell’igiene orale, un naso troppo pronunciato o troppo piccolo… Basta poco, pochissimo, perché l’altro cada dalla sua posizione di Ideale e si riveli nudo nel suo reale. In questi casi non si dà incontro con l’Altro, ma solo con l’imperfezione della nostra immagine che l’Altro avrebbe invece il compito di restituirci la più integra possibile e che invece, deludendoci, ci rinvia come slabbrata, inadeguata e difettosa.
(M. Recalcati)
non è più come prima
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