Appena era notte ci spingevamo al largo; e quando eravamo arrivati al centro, lasciavamo galleggiare la zattera lungo la corrente; poi accendevamo le pipe, e spenzolando le gambe nell’acqua parlavamo su ogni specie di argomenti… eravamo sempre nudi, giorno e notte, quando le zanzare ce lo permettevano… i vestiti nuovi che aveva fatto la gente di Buck erano troppo belli per essere comodi, e inoltre, ad ogni modo, non m’importava molto dei vestiti. A volte avevamo il fiume tutto per noi per dei lunghissimi periodi.
In lontananza c’erano le rive e le isole in mezzo all’acqua; e forse una candela alla finestra di qualche capanna, e ogni tanto potevate vedere una o due fiammelle sull’acqua… a bordo di una zattera o di una chiatta, capite; e forse, da uno di quei battelli, potevate sentir giungere il suono di un violino o una canzone. È bello vivere su una zattera. In alto c’era il cielo tutto punteggiato di stelle, e ce ne stavamo coricati a guardarle e a discutere se fossero state create o fosse stato soltanto un caso… Secondo Jim erano state create, ma io dichiaravo che era stato un caso; reputavo che ci sarebbe voluto troppo tempo per farne tante. Jim disse che poteva averle deposte la luna, be’, questo sembrava piuttosto ragionevole, e così non ebbi nulla da ridire, perché avevo visto una rana deporre altrettante uova e dunque naturalmente era possibile. Avevamo anche l’abitudine di guardare le stelle che cadevano striando il cielo. Jim diceva che erano andate a male e che venivano buttate fuori dal nido.
Mark Twain
Le Avventure di Huck Finn
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