La fine di una storia - 1
Un giorno lei mi scrive:
- Il nostro non è un rapporto esclusivo. Dobbiamo essere liberi di avere altre storie altre relazioni.
Il suo era un tono inusuale, quelle frasi davano l'impressione di essere state meditate a lungo.
Io con lei mi sentivo libero, lei mi ascoltava e io mi aprivo senza paura, le confessavo i miei segreti e le mie paure, i miei difetti e le mie fantasie. Tra noi c'era una forte intimità, lei era generosa a letto e mi accendeva. Io non mi stancavo mai di di ascoltarla. Ci sentivamo liberi di parlare desiderare e stare in silenzio, ci raccontavamo i nostri segreti le nostre miserie i sogni e le gioie. Eravamo liberi di non esserci e di essere altrove nei nostri pensieri e nel nostro corpo.
- D'accordo - le dissi - siamo liberi di avere altre relazioni e non abbiamo l'obbligo di confidarle.
Io a quel tempo avevo una relazione stabile anche se tumultuosa. C'era una forte intesa sessuale, ma non c'era la confidenza e l'intimità che avevo con lei. A lei volevo bene, volevo il suo bene e mi ero dato una sola regola a costo di sembrare freddo e senza cuore: Non causarle per nessuna ragione al mondo dolore.
Non c'entrava niente la mia relazione con noi due, non toglieva niente ai sentimenti profondi che provavo per lei e perciò avevo deciso di non dirle niente di questa cosa.
La sua mail non mi lasciò un momento nei giorni seguenti. Perchè all'improvviso ha sentito il bisogno di dover puntualizzare questo fatto che eravamo liberi di avere altre relazioni?
Mi tornò in mente la nostra corrispondenza. Anche se per un istante a volte avevo la sensazione che non gradiva il tono spinto insistente e monotono di alcune mie mail. Improvvisamente pensai che fingesse, che lo facesse per delicatezza e per non ferirmi. Eppure a volte era lei che si spingeva oltre che proponeva giochi molto spinti. Una volta mi aveva perfino proposto di farlo a tre. Io mi sentivo imbarazzato ma con lei e per lei avrei fatto qualunque cosa.
Passai molte notti insonni finchè affiorò nella mente ciò che abitava già da tempo nella profondità piu' nascosta della mia coscienza.
Ha un altro. La verità è che ha un altro che le da quello che io a letto non riesco a darle.
Per la verità a letto tra di noi, dopo le prime volte (forse successe una sola volta che antrambi volammo fino al cielo, istanti meravigliosi fuori dal tempo e dallo spazio, una dimensione tutta nostra, quella dimensione che la vita non ci aveva dato e non ci avrebbe potuto dare) non era il massimo del piacere, nonostante le nostre buone intenzioni e le nostre fantasie. Io mi sforzavo di darle piacere ma non ho mai pensato di essere così speciale a letto.
Eppure io la desideravo, non ci vedevamo spesso ma l'attesa mi rendeva felice. Non riuscivo a immaginare l'idea che lei non mi desiderasse più, ero incapace di accettare questa terribile verità.
Non solo la desideravo, ma le volevo bene volevo il suo bene e la sua felicità, mai mi era capitato di avere un sentimento cosi' profondo e gratuito per una persona.
Sarei stato capace di rinunciare al sesso con la persona con la quale coltivavo una così grande intimità? Sarei stato capace di accettare la crudele realtà che lei ora non solo cercava altrove cio' che io non riuscivo a darle ma che non voleva avere piu' rapporti intimi con me?
Avevo tanto paura, mi sentivo come un bambino impaurito e abbandonato.
Così un giorno decisi che dovevamo chiarire questa cosa per il nostro bene e per il bene della nostra relazione che meritava rispetto. Ci pensai tutto il giorno e poi la notte le scrissi:
La tua lettera mi ha sorpreso e riempito la testa di dubbi.
Forse non vuoi avere piu' rapporti con me.
Perchè, cosa è successo?
Forse è bene che ne parliamo con lealtà e sincerità. Voglio il tuo bene e non voglio che tu rinunci ad essere te stessa o stia male per colpa mia.
Forse è meglio che ci vediamo e ci diciamo tutto.
Potrei venire io da te.
Per alcuni giorni non aprii la posta.
Juan Pedroso
la fine di una storia
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