Massimo Recalcati
La civiltà dell’immagine e della digitalizzazione sospinta ha messo all’angolo il libro e con esso l’esperienza stessa della lettura. Lo si constata in ogni luogo: nelle sale d’attesa di ogni genere, nei vagoni della metropolitana o del treno, nei parchi o sulle spiagge, fin dentro le nostre case. La testa china del lettore sulle pagine del libro sembra aver lasciato il posto al movimento veloce della mano sugli smartphone che consente lo scorrere rapido da un’informazione all’altra, da un’immagine all’altra. È una sorta di vero e proprio flagello che ha pervaso le nostre vite e che Pasolini non esiterebbe a definire come una “mutazione antropologica”.
L’iperattivismo della nuova tecnologia touch sembra aver stracciato l’amuleto del libro e il suo fascino segreto. La lenta pratica della lettura ha lasciato irreversibilmente il posto al consumo compulsivo delle immagini che, come un aspirapolvere perennemente in moto, risucchia ogni genere di contenuto sparso nell’orizzonte caotico del web.
A libro aperto
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