giovedì 28 aprile 2016

Il dono di me stesso

Valery Larbaud

Ovunque io vado, nell'universo intero,
incontro sempre, fuori di me come in me,
l'incolmabile Vuoto,
l'indomabile Nulla.

IL DONO DI SE STESSO

Mi offro a ciascuno come ricompensa;
ve la dò ancora prima che l'abbiate meritata.
C'è qualcosa in me,
al fondo di me, al centro di me,
qualcosa di infinitamente arido
come la cima delle montagne più alte;
qualcosa che somiglia al punto morto della retina,
privo di eco, ma che vede e sente,
un essere con vita propria e che, tuttavia,
vive tutta la mia vita e ascolta, impassibile,
ciò che la mia coscienza va ciarlando.
Un essere fatto di niente, se possibile,
incurante delle mie sofferenze fisiche,
che non piange quando io piango,
che non ride quando io rido,
che non arrossisce se commetto un'infamia
e che non geme se il mio cuore è ferito;
se ne sta immobile e non dà consigli,
ma sembra eternamente dire:
"Sono qui, a tutto indifferente".
È forse un vuoto com'è il vuoto,
ma così grande che Bene e Male assieme
non riescono a colmarlo.
L'odio vi muore d'asfissia,
e il più grande amore non vi penetra mai.
Prendete tutto di me dunque: il senso di questi versi,
non quanto si legge, ma ciò che si intravvede
mio malgrado: prendete, prendete pure, non avrete nulla.
Ovunque io vado, nell'universo intero,
incontro sempre, fuori di me come in me,
l'incolmabile Vuoto,
l'indomabile Nulla.

Valery Larbaud

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